Allyson White
Spalanco gli occhi di colpo quando una melodia assordante riempie la stanza. È così forte che mi sembra di essere in mezzo a una banda di rockettari. Sento Josh lamentarsi accanto a me, il suo braccio mi stringe ancora a sé, e insieme borbottiamo all'unisono: «Richard...»
Perché di chi potrebbe essere quella sveglia, se non di Richard? Spero ardentemente che smetta di suonare da sola, ma niente.
«Giuro che lo uccido,» mugugna Josh, mentre stacca la sua mano dal mio pigiama e si gira verso il nostro amico, che ancora dorme beato come se nulla fosse. Josh gli tira un pugno sul braccio, facendolo sobbalzare. Richard spalanca gli occhi confuso, stropicciandosi la faccia.
«Che succede?» domanda, sbadigliando e stiracchiandosi come se stesse facendo yoga.
«La tua sveglia è praticamente una sirena da guerra e ci ha svegliati di soprassalto,» gli rispondo lanciandogli un cuscino. Richard lo afferra al volo e sbadiglia ancora. «Non l'avevo neanche sentita.»
«Tranquillo, si era capito,» aggiunge Josh sarcastico, appoggiandosi alla testata del letto. «Ha suonato per ben cinque volte.»
Io ributto la testa sul cuscino, cercando di ritrovare quel minimo di pace che mi è stato brutalmente strappato. «Sono solo le otto del mattino...» borbotto con la voce impastata.
«Abbiamo l'ultima partita amichevole prima del campionato!» esclama Richard, alzandosi dal letto con un'energia che non comprendo. È come se la sveglia non lo avesse nemmeno toccato.
«Ma perché giocate ancora?» domando, guardando Josh ironicamente. Oggi è il 1° novembre, e so che per loro è una data importante. Sono cresciuti insieme, giocando a hockey sul ghiaccio fin da bambini. Sia Josh che Richard sono attaccanti, giocano sulle ali della squadra, e quando sono in campo sembrano due frecce impazzite. Nonostante la velocità e la fisicità di questo sport, c'è una grazia incredibile nel vederli pattinare, come se fossero nati sul ghiaccio.
«Senza di noi la squadra fallirebbe miseramente,» risponde Josh con un tono che trasuda autostima.
«Oh, oggi ci siamo svegliati un po' egocentrici, eh?» lo stuzzico, alzando un sopracciglio.
«Non è egocentrismo, è realismo. Da tre anni sono il capitano della squadra perché sono il più veloce e perché faccio la maggior parte dei punti,» spiega Josh con un mezzo sorriso di orgoglio. «Da quando ho iniziato a giocare, avrò perso tre volte, massimo cinque. Siamo forti, io sono bravo, e la squadra vincerà anche oggi.»
«Che modestia...» commento, facendo un leggero sorriso. Josh è sempre stato sicuro di sé, forse anche troppo. Eppure, è vero: è bravo, e lo sa.
«Contro chi giocate?» chiedo, cercando di cambiare argomento.
«Contro una squadra di Port Angels,» mi risponde Josh, sedendosi sul letto e guardandomi negli occhi. Ma poi il suo sguardo si fa serio.
«Conosco qualcuno di quella città, un certo Gosling che gioca a hockey,» dico, cercando di ricordare.
Josh si irrigidisce. «Conosci Liam Gosling?» sembra quasi sorpreso. Il nome lo riconosco subito: è un giocatore di spicco nella lega giovanile.
«Certo, mi ha chiesto di uscire un milione di volte,» rispondo con un mezzo sorriso divertito.
«Cosa?» Josh spalanca gli occhi, quasi sconcertato. Liam è un ragazzo noto: alto, ben piazzato, con una carnagione chiara, capelli rossicci e un paio di occhi verdi così grandi che sembrano due pietre preziose. È affascinante, certo, ma c'è qualcosa in lui che mi ha sempre trattenuto.
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IL GIOCO DEI COLORI
Teen Fiction|In Riscrittura| Vi ricordate l'adolescenza? Quel periodo in cui le emozioni si trasformano in tempeste, i sogni diventano nebbie che avvolgono i pensieri, e gli amori sono come cristalli pronti a frantumarsi al minimo tocco. È un'epoca magica, inte...