Capitolo 50

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Allyson White

Mentre ci dirigiamo in mensa, la grande sala è immersa in un vociare continuo, un miscuglio di conversazioni e risate che rimbalza sulle pareti e rende l'aria ancora più frizzante. Io e le ragazze scegliamo il nostro solito tavolo, che, immancabilmente, è vuoto. È situato accanto alle enormi finestre, un angolo quasi dimenticato, e forse è proprio per questo che non è mai occupato: i vetri lasciano entrare un freddo persistente e il legno del tavolo è talmente logorato e pieno di graffi da sembrare sempre sul punto di spezzarsi, come se da un momento all'altro potesse cedere sotto il peso del tempo.

Kate siede accanto a me e prende un morso dalla sua frittata, osservandola con scetticismo. «Cosa facciamo questa sera?» chiede, mascherando il disappunto per il gusto della mensa. Io ho preso una zuppa di legumi che, sorprendentemente, non è male; forse sono stata la più fortunata oggi, dato che sono l'unica a mangiare senza lamentarmi. Sandra, dolce come sempre, sorride mentre aggiusta il tovagliolo. «Cosa volevi fare?» domanda con tono affettuoso, quasi volesse preparare il terreno per un'idea di Kate. Gli occhi di Kate si accendono. «Volevo inaugurare la nuova piscina!» esclama con un entusiasmo contagioso, come se non aspettasse altro da settimane.

La guardo, confusa. «Nuova piscina?» chiedo perplessa. Ricordo l'inaugurazione della piscina coperta a casa sua un paio d'anni fa. Kate annuisce, e il sorriso le illumina il viso. «Oggi finiscono i lavori, e mia madre mi ha detto che possiamo inaugurarla con una super festa!»

Esito un momento prima di risponderle, cercando di nascondere un accenno di dispiacere. «Io... ho una cena.» Lo dico con un piccolo broncio, e la vedo sbuffare delusa.

«Ma è venerdì sera. Di solito non fai le cene il sabato?»

Scuoto la testa. «La cena è a casa dei Cooper, e non so perché abbiano cambiato giorno, ma i miei non mi lascerebbero mai mancare.»

Rachelle, seduta accanto a me, sbianca improvvisamente, come se avesse visto un fantasma. «Oddio, è oggi la cena?» mi chiede con ansia, e io annuisco. La vedo stringere gli occhi e mordersi il labbro, con un'espressione indecisa. «Mi sono completamente dimenticata, cavolo!»

Spero che accetti di venire. «Verrai?» domando con un filo di speranza.

Lei sospira. «Non posso mancare, Sasha vuole rendere ufficiale il fidanzamento e il futuro matrimonio di Scott. Ci sarà la famiglia di Richard, quella della fidanzata di Scott e ovviamente i miei genitori.» Parla in fretta, un po' nervosa, e vedo che prende un respiro profondo. «Avevo promesso a Travis che avrei passato il venerdì con lui, però.» A questo punto borbotta, visibilmente frustrata.

I ragazzi ci raggiungono e prendono posto come di consueto, ognuno al proprio posto abituale. Quando Josh si siede accanto a me, il mio braccio sfiora il suo per un attimo, e una scarica di brividi mi scorre lungo la schiena. Cerco di distogliere lo sguardo, rimanendo immobile.

«Quindi, festa in piscina stasera?» chiede Travis, dando un rapido bacio a Rachelle. Lei abbassa gli occhi. «Non posso venire.» Gli sussurra, e noto che lo guarda con una sorta di scusa negli occhi.

«Come no?» Travis sembra disorientato.

«Ho una cena a casa dei Cooper.»

Travis sgrana gli occhi. «I Cooper?» esclama, con un tono di incredulità. Josh, accanto a lui, ridacchia e lo prende in giro. «Dai, Travis, questa è un'ottima occasione! Potresti presentarti ai suoi genitori come il suo fidanzato.» Gli occhi di Travis si allargano per la sorpresa e l'apprensione, come se l'idea di conoscere i genitori di Rachelle fosse la cosa più spaventosa al mondo.

Eliot prova a salvare la situazione. «Perché non fare la festa sabato? Dopo la partita di hockey» suggerisce, stringendo la sua fidanzata in un abbraccio. Brandon e Kate annuiscono subito, sollevati all'idea di una soluzione che salvi la loro serata. Mentre la pausa pranzo si conclude, mi dirigo verso il mio armadietto, pronta a prendere le mie cose. Sono immersa nei miei pensieri, persa nella lista mentale di compiti e impegni, quando una presenza improvvisa mi blocca. Alzo lo sguardo e incontro gli occhi di Josh, che mi impedisce di uscire dall'area degli armadietti.

«Possiamo parlare un secondo?» chiede, e la sua voce ha una sfumatura di esitazione che non gli avevo mai sentito.

Lo guardo, esitando. Vorrei rispondergli, ma invece cerco di superarlo senza proferire parola, mantenendo un silenzio che pesa nell'aria.

Josh è sempre stato così: un ragazzo capace di affascinarmi e ferirmi allo stesso tempo. Sa come conquistare, come avvicinarsi con una gentilezza improvvisa, ma quando tutto sembra andare bene... sa anche come distruggere, lasciando un vuoto che fatico a ignorare. Questo continuo oscillare tra affetto e distacco mi ha spezzato troppo spesso, e ormai il silenzio mi sembra l'unica difesa possibile.

Durante la notte, ho pensato molto a lui, a noi. Ai giorni che abbiamo trascorso insieme, ai suoi sguardi, alle sue carezze mancate, agli abbracci che sembravano così reali eppure mai pienamente concessi. C'è un'immagine di noi che porto dentro, un'immagine piena di speranze e di sorrisi, ma che è anche segnata da troppe difficoltà, troppe incertezze.

Alla fine, credo di aver trovato la risposta che cercavo. Forse è meglio lasciar andare, smettere di cercare qualcosa che non può essere. Distaccarmi, mettere un punto. Cambiare, per una volta, solo per me stessa.

IL GIOCO DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora