Chapter 4 - Lunga storia

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Calum aprì gli occhi e vide Martha accarezzargli il viso con le dita sottili e aggraziate. Un sorriso spontaneo gli spuntò sulle labbra ma il ragazzo, non appena si accorse di quello che stava facendo, si affrettò a farlo sparire il più velocemente possibile.
«Che ore sono?» mormorò sbadigliando, troppo assonnato e confuso a causa della dormita per preoccuparsi della bizzarra ed inverosimile situazione.
Qualunque fosse stato il problema, ci avrebbe pensato più tardi.
«È quasi ora di pranzo» rispose Martha.
«Avrei dovuto essere a scuola a quest'ora» constatò il bruno alzandosi pigramente dal letto. Ricordava di essersi addormentato poco dopo aver chiuso gli occhi, stufo del monotono soffitto della casa e bisognoso di un disperato riposo dopo aver scoperto la scioccante verità.
La ragazza si ritrasse lasciandogli lo spazio per alzarsi, lui lo fece senza commentare e velocemente si diresse verso il bagno sentendo su di sé lo sguardo della ragazza.
Non appena vi entrò, si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò sospirando ad essa sentendosi stranamente - e finalmente - libero.
Stentava ancora a credere ai propri occhi e mano a mano che i minuti passavano la sua mente si schiariva diventando lucida abbastanza per tornare a preoccuparsi della situazione.
Respirò a fondo prima di staccarsi dalla porta e avvicinarsi al lavandino per sciacquarsi la faccia con una manciata d'acqua fredda al fine di schiarirsi ulteriormente i pensieri.
Si guardò allo specchio. Aveva i capelli spettinati e lo sguardo un po' allucinato, sorridere gli riusciva immensamente difficile e l'idea sola riusciva a farlo rabbrividire.
Non c'era niente da sorridere.
Indossava la stessa canotta nera e gli stessi jeans strappati che aveva quando si era addormentato. Ricordava di avere addosso una camicia bianca la sera precedente quando lui e i suoi amici avevano festeggiato, ma non ce n'era traccia da nessuna parte. Avrebbe chiesto a Martha più tardi.
«Merda» borbottò scorgendo il livido viola che gli aveva lasciato la ragazza sul collo dopo avergli succhiato la pelle.
Non poteva presentarsi da Lauren con un succhiotto ben visibile come quello.
Decise che avrebbe trovato un modo per nasconderlo il più a lungo possibile, fin quando non fosse sparito poi tornò in camera da letto, pronto finalmente per la spiegazione di Martha a proposito di tutto quello che stava succedendo.
Quando fece nuovamente capolino nella stanza, la ragazza era seduta sul letto impensierita da qualcosa. Le ciglia dritte e la fronte aggrottata le davano un'aspetto serio che raramente aveva.
«Dunque - esordì Calum cominciando a passeggiare avanti e indietro di fronte al letto - mi devi una spiegazione. Perdona la brutalità, ma tu dovresti essere morta. Perché non lo sei?»
«È una storia molto lunga» rispose Martha.
Cal fece spallucce scuotendo la testa. «Ho tutto il tempo che vuoi»
«Bene, allora cominciamo»
La ragazza fece una lunga pausa e quando stava per ricominciare a parlare il telefono del bruno squillò impedendole di farlo.
Calum le lanciò un'occhiata poi prese in mano il cellulare e rispose.
«Cal, dove sei?» domandò preoccupata Lauren.
Il ragazzo si lasciò scappare un sorriso e si immaginò la sua ragazza dall'alta parte del telefono a camminare avanti e indietro esattamente come lui, con l'espressione corrucciata e la fronte increspata che la rendevano graziosa come nessun'altra cosa era in grado di fare.
«Perché non sei venuto questa mattina? Eravamo tutti preoccupati da morire. Michael mi ha detto che ieri sera non ti sei sentito bene, come stai ora?»
Calum allargò il sorriso, travolto da quel fiume in piena che era la ragazza che amava. Rimase in silenzio ad ascoltarla, a sentirla appena respirare e fremere dalla voglia disperata di una risposta.
«Mi piace che ti preoccupi per me» ammise. Dopo un altro istante di pausa continuò: «Sto bene comunque, di' agli altri che ho avuto un impegno improvviso. Domani ci sarò, lo prometto»
«Okay, se hai bisogno di qualcosa dimmelo. Anzi, vorrei che tu avessi bisogno di qualcosa così avrei una scusa per venire da te»
«Sì, anch'io lo vorrei»
Dopo un altro secondo di pausa Lauren disse: «Ti amo»
Calum chiuse gli occhi sentendo la felicità farsi strada in quel garbuglio di emozioni diverse che provava, rimase in silenzio solo un secondo concentrandosi su quella gioia semplice ma sincera per poi rispondere: «Anch'io ti amo»
Quelle parole rimasero sospese nell'aria, quasi in attesa di un gesto che confermasse il loro significato, ma il bruno non riuscì a fare nulla capace di tale significato quindi attese che Lauren chiudesse la telefonata.
Sentì una briciola di rimpianto infastidirgli lo stomaco e fu costretto ad ammettere che era frustrante non riuscire a dimostrare ciò che provava.
Sbuffò e si accorse solo allora dello sguardo di Martha puntato addosso.
«Mi sembra una brava ragazza» disse lei e Calum, per un momento, fu così stupido da credere alle sue parole.
«Non fare commenti su di lei» la rimproverò secco non appena si rese conto della verità.
«Come vuoi» la ragazza sollevò le mani in segno di scuse e cominciò a raccontare da dove si era interrotta: «La verità è che ero malata. Avevano detto che era cancro. L'ho saputo il giorno prima di... Andare con Ashton. Ho preso la decisione nello stesso momento in cui me l'hanno detto, non volevo coinvolgervi nella brutta situazione in cui mi trovavo quindi ho deciso di farla finita in modo che sembrasse un incidente invece di lasciarmi morire lentamente e vedervi soffrire con me. L'ho fatto perché non volevo vederti soffrire, sarebbe stato peggio di mille malattie»
Martha fece una pausa in attesa della reazione di Calum ma lui la guardò negli occhi, pensieroso. «Va' avanti» le disse.
Delusa la ragazza abbassò lo sguardo poi, però, riprese a raccontare: «Mi sono buttata giù dal balcone volontariamente, Ashton non c'entra nulla, era solo molto ubriaco e a stento riusciva a reggersi in piedi. Quando è arrivata l'ambulanza mi hanno portato d'urgenza all'ospedale in fin di vita»
«Ma non sei morta, vero?» domandò Calum guardandola di sottecchi e rivolgendole quell'espressione capace di farle mancare il fiato.
Martha abbassò lo sguardo cogliendo un principio di dolore che le tormentava il cuore, complice la paura di non riuscire a essere perdonata dall'unica persona che avesse mai amato.
«No, non sono morta, ma avrei preferito esserlo».

THE REVIVAL - Il ritorno || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora