Chapter 9 - L'importante è spiegare

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Gli unici a parlare erano i genitori, che stavano animatamente chiacchierando del più e del meno come se nessuno dei figli esistesse.
Mali-Koa, seduta alla destra di Harry Irwin, stava giocando con il piccolo, che ogni tanto rideva e ogni tanto corrucciava la fronte arricciando involontariamente il naso in un'espressione che lo faceva assomigliare ad un cucciolo di cane.
Calum e Lauren erano gli unici a rimanere in silenzio, scambiandosi occhiate a volte imbarazzate e facendo finta di avere fame per far contenti i genitori ma morendo dalla voglia di essere in qualsiasi altro posto purché lontano da lì.
Sopportarono in silenzio l'idea di non potersi parlare, anche se Cal non era certo che la ragazza volesse ascoltarlo, fin quando fu loro possibile, poi scoppiarono, per fortuna nello stesso momento in cui Joy Hood mandò suo figlio a prendere il dolce lasciato in cucina.
«Calum, tesoro, mi faresti il pacere di andare a prendere la torta?» domandò la madre.
Il ragazzo non le diede il tempo di finire che si era già alzato dirigendosi nell'altra stanza.
Lauren si alzò quasi contemporaneamente. «Vado con lui» disse attirando su di sé le occhiate degli adulti, che però annuirono tranquillamente e le lasciarono fare.
In silenzio, con lo sguardo basso e il cuore in gola, temendo il confronto con Calum che lei stessa aveva deciso di fare, seguì il bruno in cucina.
«Non ho bisogno di aiuto» disse Calum, anche se era chiaro che anche lui moriva dalla voglia di parlare.
«Non sono qui per aiutarti, sono qui per parlare» ribatté con lo stesso tono freddo che ormai rivolgeva a Calum ogni volta che gli parlava.
«Ascolterai quello che voglio spiegarti?» chiese lui sorpreso aprendo il frigo e tritando fuori una torta al cioccolato dall'aspetto invitante.
«Veramente volevo avvertirti che ho intenzione di dire a mia madre che non stiamo più insieme»
Lo sguardo di Calum sembrò ferito. Lauren si aspettava che rimanesse in silenzio e si limitasse ad annuire, «Perché non lo hai ancora fatto?» chiese invece.
La ragazza fu spiazzata da quella domanda che non si aspettava, esitò alla ricerca di una risposta ma alla fine confessò la semplice verità: «Avevo paura. È da tanto che non vedo mia madre così felice. È convinta che tu sia quello giusto»
«Ed è così?»
Calum si stava addentrando in una via pericolosa, ogni parola era come un passo su un filo sottile, sarebbe bastata una mossa sbagliata e sarebbe precipitato nel vuoto.
«No, non è così»
Il ragazzo se l'era aspettato, ma fu lo stesso come beccarsi un pugno nello stomaco di quelli che ti svuotano i polmoni e che ti fanno annaspare in cerca d'aria.
Avrebbe voluto avere la forza di ribattere, ma la verità era che non ce l'avrebbe fatta anche se avesse voluto, la risposta di Lauren gli aveva prosciugato ogni forza. Qualsiasi cosa avesse detto sarebbe sembrata stupida quindi decise di tacere, incassando il colpo in silenzio.
La ragazza, al contrario, si aspettava una risposta che non sarebbe mai arrivata.
Visto il silenzio che era calato tra i due, Lauren si affrettò a dire: «Volevo solo avvertirti e chiederti di confermare quello che dico, niente di più»
Calum annuì tristemente: «Sì, certo, non c'è problema»
«Prima però ascoltami, perché non posso lasciarti andare senza averti spiegato la verità» continuò.
Lauren gli si avvicinò senza riuscire a trattenersi, non riuscì a fermare l'impulso di afferrargli la mano e stringerla, intrecciando le dita come avevano fatto il giorno in cui Cal le aveva detto di amarla.
«Saresti capace di lasciarmi andare?» gli domandò sapendo di avere le labbra a pochi centimetri da quelle di Calum e che sarebbe bastato un niente per annullare quella distanza.
«No, non ne sarei capace, ma lo farò se è questo a renderti felice»
Lauren lo guardò in quegli occhi color cioccolato che aveva amato dal primo istante ma prima che strane idee le passassero per la testa si allontanò e distolse lo sguardo.
«D'accordo - disse - racconta. Ma non ho intenzione di perdonarti, non questa volta»
Calum sembrò sollevato di potersi spiegare, gli sembrò di essersi liberato da un enorme peso che gli opprimeva il petto. Almeno il primo passo era compiuto, il secondo - riconquistare la ragazza che amava - sarebbe stato più difficile, ma per il momento non ci avrebbe pensato.
Per il momento, l'importante era spiegare.
****
Tornarono in sala da pranzo dopo dieci minuti lanciandosi in una discussione silenziosa con occhiate rapide che per gli estranei erano incomprensibili.
Calum aveva ripetuto la stessa spiegazione che aveva dato ad Ashton, Lauren non aveva ribattuto, l'aveva semplicemente guardato a lungo, visibilmente indecisa su ciò che pensava.
«Come mai ci avete impiegato così tanto?» chiese Joy interrompendo la loro serie di occhiate.
«Ehm... Non trovavo la torta» rispose il ragazzo inventandosi la prima scusa che gli passò per la testa.
«E io non trovavo i cucchiaini» aggiunse Lauren rendendo la scusa un po' più convincente.
I genitori li guardarono per un istante con le sopracciglia aggrottate dal lieve stupore ma poi ripresero allegramente a chiacchierare come se nulla fosse.
E nulla era, per loro.
Ad un certo punto David Hood chiamò suo figlio: «Calum, dov'è che hai passato la notte l'altro giorno?»
«A casa di un'amica» rispose lui timidamente evitando di guardare Lauren e sentendo il suo sguardo su di sé.
«Ah sì, ma certo. Questa sua amica mi ha telefonato alla sera e mi ha detto che Calum si sarebbe fermato a dormire da lei. All'inizio non volevo, ma poi è riuscita a convincermi, sembrava una ragazza per bene. Ha detto di chiamarsi Martha, forse Lauren la conosce»
Gli adulti si voltarono a guardarla.
Lei lanciò a Calum un'occhiata sentendo il sangue gelarsi nelle vene, lo vide chiudere gli occhi cercando di mantenere un'espressione neutra e vide che sul suo viso il dolore era a stento trattenuto, come se la sera passata dall'amica fosse la peggiore mai vissuta, lo vide sopportare in silenzio qualcosa di tremendo e seppe di amarlo, seppe che non voleva vederlo soffrire e seppe che doveva credergli. Doveva credergli perché se non lo avesse fatto sarebbe stata una persona spregevole e perché in quello che era successo c'era qualcosa che non tornava.
Doveva farlo perché David Hood aveva parlato di una persona di cui non avrebbe dovuto parlare.
David aveva parlato di un'amica che si chiamava Martha.

THE REVIVAL - Il ritorno || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora