Chapter 10 - Ti credo

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La mattina dopo, Calum sentiva l'ansia scorrergli nelle vene al posto del sangue.
Lauren gli aveva detto che ci avrebbe riflettuto durante la notte e gli avrebbe fatto sapere che cosa ne pensava la mattina seguente - quel giorno - e ora il ragazzo muoveva nervosamente le gambe, seduto su un muretto ad aspettare la sorella di Ashton mentre i suoi amici chiacchieravano spensieratamente.
Non dovette attendere a lungo perché la ragazza fece ben presto capolino tra la massa di studenti che attendevano di entrare in classe.
Calum si alzò in piedi appena la vide e le andò incontro senza sforzarsi di sorridere, troppo in ansia anche solo per provarci.
Lauren gli rivolse uno sguardo poi lentamente sulle sue labbra si allargò un sorriso timido e sincero, delicato come un fiore in mezzo alla terra e lo abbracciò, stringendoselo al petto come se fosse stato un tesoro prezioso.
«Ti credo Calum» gli sussurrò all'orecchio.
«Grazie» mormorò lui di rimando stringendola tra le braccia e sentendo il petto liberarsi all'improvviso dal peso dell'ansia che gli premeva sul cuore, sostituito dalla leggerezza del sollievo che riuscì a calmargli ogni nervo contratto.
E poi la baciò e fu come la prima e l'ultima volta insieme, fu come riprendere una droga dopo un periodo d'astinenza, la gioia che provò fu immensa come il cielo e il mare tanto che arrivò a chiedersi se mai avrebbe potuto farne a meno.
«È stato stupido dubitare di te, perdonami» disse Lauren sfiorandogli la pelle con le labbra e poggiandogli la guancia sul petto, desiderosa di quel contatto fisico che tanto le era mancato.
Calum la strinse tra le braccia. «Non è stato stupido» ribatté.
****
Lauren accarezzava dolcemente con le dita il petto di Calum, proprio sotto la scritta MMXII e stupendosi ancora che la pelle le bruciasse ad ogni contatto come se fosse la prima volta. Eppure conosceva il corpo del ragazzo a memoria, avrebbe saputo riconoscere ovunque quelle spalle larghe e quel ventre asciutto ma muscoloso, avrebbe saputo individuare quei tatuaggi che decoravano la pelle liscia e perfetta del petto e delle braccia anche al buio.
La sorella di Ash aveva il seno nudo poco sopra la coperte che le tenevano nascosta la parte inferiore del corpo eppure non si sentì a disagio, neanche per un momento, inebriata com'era dal profumo della compagnia di Calum.
«Hai voglia di raccontarmi?» domandò dolcemente avvicinandosi a lui ancora un po'.
Calum le rivolse un'occhiata, le passò il braccio attorno alle spalle e la strinse teneramente a sé come se la loro vicinanza non fosse abbastanza.
«Vorrei non pensarci, ma devo» disse fissandola con una scintilla di malinconia negli occhi. «È duro da ammettere e temo che non mi crederai, di nuovo»
«Riguarda Martha, vero?» domandò Lauren ignorando l'ultima frase del bruno.
Cal la guardò turbato. «Sì, ma come lo sai?»
La ragazza fece spallucce e non rispose, posando la testa sul petto di Calum e preparandosi ad ascoltare. Lo immaginò rivolgere gli occhi al soffitto neutro della camera alla ricerca delle parole giuste con cui cominciare, lo sentì sospirare e poi iniziare a parlare: «Conosci il rapporto che c'era tra me e lei, vero?»
Lauren annuì.
«Bene. È stata dura stare senza di lei, non ho voluto uscire di casa per una settimana dopo quello che è successo. Ero distrutto dopo la sua morte, immagina la mia sorpresa nello scoprire che Martha non solo è ancora viva, ma che si trova anche qui a Sydney»
Che cosa? La ragazza si lasciò sfuggire un'espressione incredula, ma con altrettanta sorpresa si rese conto di non dubitare minimamente delle parole di Calum.
Per quanto sembrasse impossibile, se lui aveva detto che Martha non era morta allora lei non lo era. Punto. Non c'era da chiedersi "Com'è possibile?".
"Perché ha finto di essere morta?" Questa era l'unica domanda sensata in quel momento.
Lauren decise di rendere quel pensiero esplicito così Cal le rispose: «Mi ha raccontato una storia. Ha detto che ha finto di essere morta per me, perché mi amava. Ha raccontato di essere stata malata per tutto il tempo che ha preceduto l'incidente, aveva pochi mesi di vita e così ha preferito farci credere di essere morta relativamente in pace, senza dolore e sofferenza. Si è giustificata dicendomi che non voleva vedermi soffrire con lei.
«Dice di essere tornata qui a Sydney per me, ha detto che le mancavo da morire e che voleva vedermi di nuovo, ma...»
Calum fece una pausa sospirando e continuando a guardare quel soffitto anonimo come alla ricerca del coraggio di continuare, Lauren invece lo fissava quasi affascinata, rendendosi però conto che quel fascino era del tutto inappropriato e si affrettò a farlo sparire, senza però nascondere la curiosità per quello che sarebbe venuto dopo.
«Ma...?» lo incalzò per fargli continuare.
«Ma non le credo» terminò Cal.
«Perché no? Non potrebbe essere tornata dopo tanto tempo perché voleva rivederti?» Lauren avrebbe voluto aggiungere "Non me ne stupirei", ma tenne per sé i suoi pensieri.
«Sì, potrebbe - Cal annuì - ma la conosco troppo bene per credere che sia solo questo il motivo. Forse gli sono mancato, anche io ho sentito la sua mancanza fino a quando non mi sono innamorato di te, ma di certo non è questo l'unico motivo per cui è tornata»
Lauren rimase in silenzio ad ascoltare, dopo un lungo momento di silenzio Calum la strinse un po' piuttosto a sé, abbozzò un sorriso e le chiese: «Non sei sorpresa da quello che ti ho raccontato? Un'altra persona mi avrebbe minacciato con la prima cosa che avesse trovato, magari un cuscino se ci fossimo trovati nella stessa situazione, e mi avrebbe urlato di farmi rinchiudere in un manicomio. Sì, credo mi avrebbe dato dello psicopatico»
La ragazza rise e rispose: «Primo, io non sono una persona qualunque, io ti amo e non ti direi di farti rinchiudere in manicomio nemmeno se fossi visibilmente uscito fuori di zucca - gli diede un buffetto sul mento - Secondo, non credo che una persona con in mano un cuscino riuscirebbe a farti qualcosa, tranne... Beh, tranne me»
«Una ragazza non avrebbe bisogno di un cuscino per farmi fare quello che vuole, basterebbero un paio di tette grosse e un bel sedere»
«Come il mio?» lo stuzzicò Lauren.
«Non proprio - Calum rise prendendola in giro - ma tu hai altri mezzi per convincermi»

THE REVIVAL - Il ritorno || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora