Chapter 33 - Melbourne

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Dopo due ore di ricerche inutili e noia mortale, Luke e Calum decisero di smettere. Si erano comportati bene per tutto il tempo, erano rimasti in silenzio, concentrati solo su ciò che dovevano fare, ma ora la testa scoppiava ad entrambi.

«Un altro minuto qui dentro e potrei suicidarmi, nemmeno quando devo studiare impiego così tanto tempo» commentò Cal prendendosi la testa tra le mani e chiudendo gli occhi.

Luke annuì: «Hai ragione, ma non abbiamo trovato un bel niente, neanche un indizio...»

Il bruno sbuffò, ma non aveva alcuna intenzione di rimanere in quella gabbia, circondato da libri e costretto a lamentarsi in silenzio. Basta, avrebbe evitato la biblioteca per almeno un paio d'anni, ne aveva già abbastanza dopo le due scarse ore.

«Vorrà dire che cercheremo da un'altra parte, adesso mi importa solo di uscire da questo posto»

Luke acconsentì. «Se va bene a te va bene a me» disse affrettandosi ad alzarsi in piedi e ad allontanarsi dal tavolo.

Calum ben presto lo seguì, lanciò un frettoloso saluto alla signora Parrish - che pareva piuttosto contenta che loro abbandonassero il luogo - e uscì dalla porta.

Quando fu fuori tirò un gran sospiro di sollievo.

«Come fanno a vivere serenamente quegli sfigati che passano le loro giornate tra i libri?» chiese.

Luke fece spallucce. «Ognuno ha le sue passioni, magari gli stessi sfigati che critichi si chiedono la stessa cosa di te. A Julia piaceva tanto leggere...» il ragazzo abbassò gli occhi cercando di scacciare il doloroso ricordo della sua ex-fidanzata.

«Motivo in più per tenerla lontana» ribatté scherzosamente il bruno dando una spintarella al suo amico.

L'altro rise, ma l'ombra scura non scomparve dai suoi occhi.

Calum rimase in silenzio a guardarlo per un momento, poi tirò qualcosa fuori dalla tasca: un pacchetto di sigarette.

Ne offrì una a Luke.

«Non credevo fumassi» disse il biondo.

«Infatti è così - asserì l'altro - Non sono mie, le ho rubate a mia sorella, a lei fa solo bene, sta cercando di smettere. Dunque, ne vuoi una?» chiese ancora.

L'amico le guardò poi ne sfilò una dal pacchetto, Calum lo imitò e le accese entrambe.

Dopo un po' di tempo in cui camminano in silenzio l'uno affianco all'altro, ognuno perso nei suoi pensieri, Luke parlò: «Per colpa tua sto facendo esattamente quello che Julia detestava» disse riferendosi alla sigaretta che si portò alle labbra.

«E io sto facendo quello che Lauren detesta, quindi siamo pari» Cal sorrise, poi aggiunse: «È ovvio che ti serve qualche giorno lontano da tutto e da tutti per superare quello che hai passato, e a me serve un po' di tempo da passare il più lontano possibile sia da Lory che da Martha, quindi ti faccio una proposta: che ne dici se facciamo un salto a Melbourne?»

Luke guardò stupito l'amico. «Tu sei pazzo» commentò scherzosamente solo per prendere in giro Cal.

«Non è la prima volta che me lo dicono. Allora, ci stai?»

Il biondo annuì. «Ma dove lo trovo un altro come te? Certo che ci sto, amico»

****

Luke e Calum si guardarono attorno meravigliati. Erano già stati a entrambi a Melbourne ma camminare per le sue strade, circondati da altissimi grattacieli e palazzi dalle più strane forme, era sempre emozionante come la prima volta.

«Questo è il posto in cui abbiamo prenotato per la notte?» chiese il biondo spostando lo sguardo sulla facciata dell'hotel davanti a cui stavano sostando.

«Sì signore»

«Si può fare di meglio» constatò.

«Hai ragione»

Luke guardò il suo amico con gli occhi spalancati. «Stavo scherzando Calum. Questo hotel è una bomba! Ma dove li trovi tutti questi soldi?»

«Questi sono i vantaggi di avere un familiare che lavora nel settore» rispose lui semplicemente mettendosi in spalla lo zaino e aprendo la porta dell'entrata principale dell'hotel.

L'atrio era enorme ma non molto affollato, c'era qualche turista che lo attraversava trascinandosi dietro le valige, i portieri, eleganti uomini in divisa, sostavano vicino all'entrata e attendevano gli ospiti.

Luke si guardò attorno meravigliato, Cal invece si diresse spedito verso il bancone dietro cui attendeva un receptionist.

«Salve, sa dove posso trovare Cleveland Hood?» chiese.

«Ehm... - il receptionist sembrò sorpreso - Io non sono autorizzato a...»

«Grazie Ismael, ci penso io» disse una voce alle spalle dell'uomo. Il proprietario della voce indossava un completo elegante nero, aveva i capelli bianchi tenuti all'indietro dalla brillantina e uno sguardo di ghiaccio.

Il receptionist si fece indietro e chinò il capo guardando tuttavia con interesse la scena.

Calum sorrise. «Zio Cleve, è un piacere rivederti»

Cleveland Hood si avvicinò e strinse il ragazzo in un abbraccio. «Calum Hood, l'ultima volta in cui ti ho visto eri alto tanto così - si indicò l'addome più o meno all'altezza dell'ombelico - e ora guardati, un così bel ragazzo... e questo chi è?» Cleve rivolse a Luke un'occhiata.

«Oh, un amico. Zio Cleve, posso chiederti un favore?»

«Tutto quello che vuoi, nipote»

Cal scambiò uno sguardo con il suo migliore amico, poi tornò a guardare l'uomo. «Abbiamo bisogno di una stanza per la notte, credi di potercela procurare?»

«Tutto per il mio nipote preferito - lanciò un'occhiata a Luke - e anche per i suoi amici ovviamente. Prego, seguitemi» ordinò.

Cleveland Hood li condusse ad uno degli ultimi piani dell'altissimo edificio. La stanza che riservò loro aveva il numero 325 scritto sulla porta. L'uomo consegnò loro la chiave, poi con un doppione che teneva appeso alla cintura la aprì.

Era grande, davvero spaziosa ed era lussuosa.

«Wow» commentò Luke senza riuscire a trattenersi.

Un grande letto ricoperto da lenzuola grigie occupava un'abbondante parte della stanza, lasciando ancora spazio per una poltrona accanto alla finestra in vetro, una tv a schermo piatto e qualche altro piccolo mobile che conteneva asciugamani immacolati e coperte.

Il bagno, spazioso anch'esso, era bianco e lungo, arredato con precisione ed eleganza.

Ma era soprattutto la vista sulla città a mozzare il fiato.

La finestra di vetro era grande quanto tutto il muro e lasciava vedere quasi l'intera città. In lontananza si vedeva il mare, scuro e calmo alla luce del tramonto.

Calum e Luke abbandonarono gli zaini sul letto e, mentre il biondo continuava a guardarsi attorno, Cal si girò verso suo zio.

«Grazie tante zio Cleve»

«Davvero di niente, Calum» rispose l'uomo per poi dirigersi verso la porta della stanza. «E se non dovessimo rivederci, sai, sono davvero impegnato, salutami tua sorella...»

«Mali-Koa»

«Sì! Salutami Mali-Koa» Cleveland annuì e se ne andò.

THE REVIVAL - Il ritorno || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora