«Si può sapere che cosa ti prende?» gli chiese l'attaccante di destra Jeff Pettaway passandosi un asciugamano sui capelli bagnati di sudore.
«Che avete tutti? Prima Calum smette improvvisamente di giocare, il novellino non riesce più a reggersi in piedi e poi Vince conduce un gioco penoso in difesa... Cal, Cal, che stai pensando? Sei con la testa completamente da un'altra parte»
Il bruno non sentì quello che Jeff stava dicendo, teneva gli occhi fissi all'altra parte del campo, dove Martha lo guardava e gli sorrideva, facendo il tifo per la sua squadra come se niente fosse, come se andasse tutto bene, come se tutto fosse normale.
«Calum!» Jeff gli scosse la spalla, distraendolo dai suoi pensieri.
«Scusa Jeff, che hai detto?»
Il ragazzo scosse la testa frustrato, ma poi ripeté: «Ho detto che Charlie non si regge più in piedi, il coach ha detto che non giocherà il secondo tempo, ma non abbiamo riserve. Ci serve un nuovo schema e tu sei il capitano, sta a te sistemare la squadra»
L'attaccante gli tirò una pacca sulla spalla, segno che aveva fiducia in lui. «Gioca come hai fatto per tutto il primo tempo, togliti dalla testa qualunque sia la tua preoccupazione e vinciamo questa fottuta partita»
Calum sorrise e si disse che Jeff aveva ragione, si avvicinò al gruppo seduto sulle panchine e riorganizzò la squadra, rendendola efficace anche con un difensore in meno, poi si avvicinò al novellino - un ragazzo più giovane di lui di un paio d'anni.
Charlie Dean stava scongiurando il coach Avery di dargli il permesso di restare in campo anche per il secondo tempo, tutti e due insistevano e il coach stava perdendo la pazienza.
«Coach, lasci fare a me» disse Calum. Questo gli lanciò un'occhiata, ma poi si allontanò, borbottando un "Hood, cerca di farlo ragionare".
Cal si sedette accanto a Charlie, che cominciò tutto d'un fiato: «Calum, ti prego, convincilo a farmi giocare, posso farcela, te lo giuro, non sono debole, non...»
Il bruno non lo lasciò finire, lo interruppe gentilmente con un gesto della mano e disse: «Sta' calmo Charlie, nessuno penserà che sei un debole»
«Sì invece, che cosa diranno quando sapranno che non ho giocato il secondo tempo? Penseranno che sono un debole»
«Non dire sciocchezze, penseranno che sei umano, e se invece dovessero darti del debole, tu rispondigli che mentre tu eri qui a farti il culo in campo, loro erano seduti su una panca a guardare, quindi non hanno nessun diritto di criticarti»
Charlie lo guardò negli occhi per un momento, e Calum seppe di essere riuscito a convincerlo. Di certo non avrebbe smesso di protestare, ma il bruno sapeva che non sarebbe rientrato in campo.
«Tu come riusciresti a sopportare qualcuno che ti chiama "Debole"?»
Cal esitò, nessuno gli aveva mai fatto una domanda del genere. Per un istante pensò di inventarsi qualche battuta come "Io non lo sopporterei, lo ucciderei", ma poi decise di rispondere in modo sincero, perché avrebbe convinto molto di più Charlie.
«Non permetterei a nessuno di chiamarmi in quel modo, ma se qualcuno ci provasse, farei di tutto per dimostrargli che si sbaglia, che non sono io il debole ma lui - rispose in tono malinconico, senza sapere il motivo per cui i suoi pensieri si erano concentrati su Martha - Avrai la tua occasione di dimostrare a tutti che non sei un debole, Charlie»
Era esattamente questo il motivo per cui Calum piaceva agli altri: lui capiva le persone.
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«Bella partita» dissero uno ad uno gli amici della squadra tirando manate sulle spalle dei giocatori.
«Siete grandi» disse qualcuno, qualcun altro invece si complimentò solo con degli applausi o delle pacche. Erano tutti su di giri per la vittoria della Norwest.
Calum era contento, ma era stanco, le uniche cose di cui aveva voglia erano una doccia e una dormita. Cercò di evitare i complimenti e le congratulazioni, ma gli spettatori erano alla ricerca del capitano della squadra, quindi non riuscì a fuggire da tutti.
Appena ebbe l'occasione si rifugiò nello spogliatoio e cominciò a togliersi la divisa sudata e sporca con cui aveva giocato.
Rimase sotto l'acqua calda della doccia così a lungo che tutti i suoi compagni ebbero il tempo di cambiarsi, lavarsi e rimettere a posto gli zaini. Rimase sotto la doccia fino a quando tutti i suoi compagni di squadra non furono usciti dallo spogliatoio.
L'ultimo ad andarsene fu Eugene Weber, che, dopo essersi caricato lo zaino in spalla disse: «Per festeggiare la vittoria andiamo in discoteca, se ti va puoi venire - fece una pausa aspettando una risposta che non arrivò - Avere con noi anche il capitano sarebbe grandioso»
Cal non replicò immediatamente, fece un lungo respiro e infine disse: «Okay, ci penserò»
La verità era che non ne aveva voglia, ma preferì non dirlo a Eugene.
«Perfetto - disse il centrocampista - ti aspettiamo»
«Grazie»
Calò il silenzio e dopo un po' Calum udì la porta che sbatteva, segno che Eugene era uscito, lasciandolo completamente da solo.
Finalmente si decise ad uscire dal getto caldo dell'acqua, si asciugò e si passò l'asciugamano tra i capelli, lasciandoseli spettinati e umidi. Cominciò a vestirsi con calma, senza alcuna voglia di fare in fretta, forse perché era stanco, forse perché non aveva voglia di andare alla festa ma pensava che non fosse giusto non parteciparvi. Forse stava solo cercando di perdere tempo.
Stava per infilarsi la maglietta, quando si udì di nuovo il rumore della porta che veniva sbattuta. Qualcuno era entrato.
Calum si voltò, il petto e la schiena erano perfetti, la pelle era liscia e tesa sui muscoli, bagnata da qualche ultima goccia d'acqua. Lauren ebbe un tuffo al cuore quando lo vide, si allontanò dalla porta da cui era appena entrata e gli si avvicinò, posandogli le dita sul petto e facendole scorrere con delicatezza prima sul collo e poi sul viso.
Aveva il battito del cuore accelerato, il fiato corto come se si fosse appena fermata dopo una lunga corsa, sentiva la pelle in fiamme e ogni parte del corpo la attirava verso Cal come se fosse una calamita.
Lo baciò, le loro labbra si assaporano e le loro lingue si intrecciarono.
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THE REVIVAL - Il ritorno || Calum Hood
FanficQuando Calum torna sconvolto dopo una serata che avrebbe dovuto essere tranquilla, Lauren non sa più cosa pensare di lui. Calum, dal canto suo, si ritrova davanti a qualcuno che non avrebbe dovuto esistere e nel tentativo di scoprire il segreto che...