Lauren vide Calum tornare dal bagno poco dopo che Louis li aveva raggiuntI e si era seduto al loro tavolo. Non aveva detto niente, non li aveva salutati né considerati più del necessario, si era limitato a lanciare un'occhiata alla sorella di Ashton, che volontariamente l'aveva evitata.
Quando Cal li raggiunse, Louis accennò un sorriso e gli fece l'occhiolino.
Lauren non poté fare a meno di notare l'ostilità che serpeggiava nell'aria tra i due, si avvicinò a Calum e gli strinse la mano, per confortare sia se stessa che il bruno.
Michael fece girare la bottiglia al centro del tavolo con cui stavano giocando da un po' ad "obbligo o verità", e tutti ripresero il gioco come se nulla fosse.
Calum invece riusciva a mala pena a percepire la presenza degli altri, come se la sua testa fosse troppo confusa per mettere a fuoco le figure degli amici.
Ovviamente non si accorse della bottiglia che smise di girare puntando verso di lui.
«Calum, obbligo o verità?» domandò qualcuno.
Lui rimase in silenzio.
«Calum?»
«Sì, cosa c'è?» chiese lui guardandosi attorno e cercando di mettere a fuoco la persona che aveva parlato.
«Amico, ma dove stai con la testa?» disse Mike ridendo.
Lauren guardò preoccupata il suo ragazzo, che pareva visibilmente assente e lo accarezzò delicatamente sul viso.
«Obbligo o verità?» insisté Louis guardando Calum negli occhi con un sorriso beffardo - e piuttosto irritante - sulle labbra.
Il bruno rimase a lungo in silenzio e la sorella di Ashton temette che di nuovo non avesse sentito la domanda, ma dopo un po' il bruno rispose: «Obbligo»
Il ragazzo dagli occhi azzurri allargò quel sorriso che ormai non gli abbandonava più il volto e Calum si rese conto che non aveva più alcuna possibilità di tenere nascosto quel piccolo ma visibile segno della sua perdita di controllo.
Perché il succhiotto era quello, una perdita totale di controllo, e niente di più.
Tenerlo nascosto non avrebbe fatto altro che causare più danno.
Louis disse: «Perché non ti togli quella felpa?»
Calum gli lanciò un'occhiataccia ma lentamente, con cura e attenzione, si sfilò la grossa felpa grigia che aveva tenuto addosso tutto il giorno, soffocando per il caldo e maledicendo Martha ogni volta che sentiva il sudore scorrergli lungo il collo.
Quando finalmente se la fu sfilata del tutto poté prendere un sospiro di sollievo nel sentire la freschezza arrivargli addosso scacciando il caldo afoso.
Lauren non capì immediatamente quello che vide, la macchia scura sul collo di Calum all'inizio per lei non ebbe nessun significato, ma guardandosi attorno vide i suoi amici lanciarle occhiate nervose, Julia si coprì la bocca con una mano e cominciò a guardarla preoccupata.
Fu allora che la ragazza comprese la verità: Calum aveva un succhiotto sul collo e non era stata lei a farglielo.
«Era questo il tuo "Impegno improvviso"?» chiese acida guardandolo negli occhi.
«Posso spiegare» si affrettò a ribattere lui nel silenzio che era calato.
«Quando ieri ti ho telefonato ti stavi facendo un'altra, è così?»
«Che cosa? No, non è assolutamente così, lo sai che non lo farei mai!» si difese lui scuotendo la testa e cercando di essere convincente.
Lauren si alzò e scosse la testa facendo finta di non ascoltarlo, furibonda e ferita. Sentiva affiorare la voglia di scoppiare a piangere, ma non avrebbe dato a Calum quella soddisfazione, doveva mostrarsi forte.
In cuor suo, però, sapeva che c'era una spiegazione a tutto ciò, solo che il passato burrascoso, pieno di tradimenti ed inganni, tendeva a sommergere quella consapevolezza, così celata in profondità nella sua testa.
Cercò di aggrapparsi ad essa, ma la rabbia era davvero troppa.
Così si abbandonò a ciò che provava, si lasciò guidare dai sentimenti e agì senza preoccuparsi di altro, dicendo un paio di parole sprezzanti a Calum, alzandosi e andandosene.
Il ragazzo le corse dietro riuscendo a raggiungerla, non la toccò per il braccio né provò a fermarla, si limitò a ripetere: «Posso spiegare»
Lauren si voltò e guardandolo negli occhi, senza volerlo ascoltare, ribatté acida: «Non mi interessa. Non voglio sapere chi ti sei fatto mentre mi dicevi di avere un impegno improvviso, mentre io stavo a preoccuparmi per te e tu mi dicevi di stare bene. Ora capisco perché stavi bene, scommetto che eri a spogliare l'ennesima stupida ragazza che credeva di essere amata»
La sorella di Ashton seppe di averlo ferito profondamente con quelle parole, lo vide dai suoi occhi, colmi di un dolore che solo quello che aveva detto poteva causare, poté immaginassi una voragine aprirsi nel cuore già sanguinante di Calum e desiderò non aver mai parlato.
Il bruno la guardò e Lauren si aspettava che tirasse fuori qualche battuta amara per ricambiare, ma lui si limitò a rimanere in silenzio abbassando tristemente lo sguardo.
La ragazza per un istante fu tentata di andargli incontro e abbracciarlo, baciarlo e chiedergli scusa per ciò che aveva detto, ma lui si voltò e se ne andò prima che riuscisse a farlo.
****
Il pomeriggio passò lentamente come se il tempo fosse stato bloccato da una spessa coltre di noia che divorava la felicità e la voglia di divertirsi.
Quando finalmente Calum poté uscire da scuola, si diresse silenziosamente verso casa, senza fermarsi a parlare con nessuno e rifiutando l'invito ad un festa nella discoteca accanto alla scuola.
Quando arrivò di fronte a casa sua, esitò un momento prima di entrarci, indeciso se fosse stato meglio rinchiudersi in casa o allontanarsi il più possibile da tutto e tutti.
Avrebbe potuto andare da Martha, pensò, ma scartò quasi immediatamente quella stupida idea sentendo montare la rabbia al ricordo di ciò che era successo a causa sua.
Decise infine di proseguire, lanciando un'occhiata a casa Irwin e domandandosi che cosa stesse facendo Lauren in quel momento. Avrebbe voluto essere con lei, poter ridere insieme e poterla accarezzare e baciare in ogni momento.
Scosse la testa cercando di allontanare quei desideri irrealizzabili almeno per il momento.
Senza neanche volerlo veramente si ritrovò fermo di fronte alla casa accanto, quella in cui un tempo aveva abitato Martha.
Era immobile accanto alla cassetta della porta e gli venne in mente una stupida storiella che raccontava sempre Martha su quella cassetta.«Raccontami qualcosa che lei raccontava a te» aveva detto la psicologa guardandolo.
Calum aveva lavorato a lungo e faticosamente per venire a sapere come si chiamasse e aveva scoperto che nessuno la conosceva veramente, così l'unica possibilità per chiamarla con il suo vero nome era chiederglielo. Chissà perché non gli era venuto in mente prima.
L'aveva fatto la seconda volta che si erano incontrati e aveva scoperto che si chiamava Michelle Ramsay.
Cal aveva scacciato dalla testa quei ricordi ed era tornato a concentrarsi sul momento.
La signora Ramsay l'aveva fissato in attesa di una risposta a quella domanda e a Calum era tornata in mente una vecchia storia che Martha gli raccontava sempre sulla cassetta delle lettere di casa sua.
«Martha mi raccontava che un giorno, un uomo che aveva rapinato una piccola banca di periferia aveva alle costole la polizia. Quando gli agenti arrivarono a casa, vollero perquisirne l'interno, guardarono ovunque, ma non riuscirono a trovare nulla che incriminasse il proprietario così furono costretti ad andarsene e a lasciarlo libero. Non seppero mai che in realtà la refurtiva era nascosta accuratamente dentro la cassetta delle lettere. Morale della favola, il ladro si è tenuto i soldi che aveva rubato e la polizia non ha mai scoperto il colpevole. Non so perché Martha me la raccontasse, ma mi diceva sempre che la cassetta era il posto migliore per nascondere qualcosa perché nessuno ci guardava dentro»
«Tu le credevi?» aveva domandato Michelle Ramsay.
Calum aveva scosso la testa. «Non lo so, non ho mai dovuto nascondere niente»
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THE REVIVAL - Il ritorno || Calum Hood
FanfictionQuando Calum torna sconvolto dopo una serata che avrebbe dovuto essere tranquilla, Lauren non sa più cosa pensare di lui. Calum, dal canto suo, si ritrova davanti a qualcuno che non avrebbe dovuto esistere e nel tentativo di scoprire il segreto che...