[Calum]
Non appena le rotelle dell'aereo si appoggiano per terra con un sobbalzo tiro un sospiro di sollievo, rilassando la stretta sui braccioli della mia poltrona.
"Finalmente" mormoro tra me e me, gettando uno sguardo fuori dal finestrino.
Il sole è già tramontato, rendendo il cielo scuro mentre alcune nuvole coprono le stelle che cominciano a fare la loro comparsa.
"È possibile slacciare le cinture di sicurezza. Vi ringraziamo per aver scelto Australian Airlines e vi auguriamo una piacevole permanenza" annuncia una voce metallica, ed io mi ritrovo a sorridere tra me e me al pensiero di tornare a casa.
Rivedere i miei genitori, Zoe, Mali, Max ed i miei amici.
Non vedo l'ora di rivedere quell'asociale di Michael, chissà quante volte avrà messo il becco fuori casa negli ultimi otto mesi e mezzo.
Pregustando il morbido arrosto che so che mia madre ha preparato per il mio rientro continuo quella che ormai è diventata routine: uscire dall'aereo, arrivare al terminal, aspettare la valigia, uscire e trovare la mia famiglia.
Non appena arrivo davanti al nastro trasportatore ancora fermo tiro fuori il cellulare, trovando dei messaggi di buon viaggio dai miei compagni di squadra ed un augurio con la raccomandazione di molto riposo da parte del mister, che è perennemente preoccupato per le mie occhiaie violacee.
Non importa quante pastiglie di valeriana prenda, il sonno è una battuta ironica, un miraggio, qualcosa che non arriva da tanto, troppo tempo.
Sono fortunato se in una settimana riesco a dormire ventotto ore, circa quattro per notte, ma è più facile che ne dorma due se sono fortunato.
Finalmente il rullo comincia a scorrere, richiamandomi dai miei pensieri, e sorrido quando noto che la fortuna è dalla mia parte.
La prima valigia, rossa come una ciliegia matura, è la mia.
Velocemente la afferro e, abbassando gli occhiali da sole sugli occhi per coprire le occhiaie, comincio ad avviarmi verso l'uscita, venendo fermato peró da un bambino sui sette anni.
"Mi scusi, signore, lei per caso è Calum Hood, il giocatore del Sunderland?" Domanda con voce fioca, e sorrido prima di chinarmi alla sua altezza.
"Sono proprio io. Sei un grande appassionato di calcio?".
Il bambino sorride, rivelando un buco al posto dei denti davanti, prima di annuire vigorosamente.
"Sia io che il mio papá siamo tifosi del Liverpool, ma seguiamo anche il Sunderland perchè è la squadra in cui giocava un suo amico" spiega, ed io annuisco, cercando poi qualcosa nella tasca della valigia.
Trovato.
Non appena il piccolo vede la maglia che ho tirato fuori i suoi occhi si sbarrano come se avesse appena visto un fantasma mentre ridacchio piano, allungandogliela.
"Ti andrebbe di tenerla tu? Sono sicura che starebbe meglio a te che a me".
"È sicuro? Non ne avrá bisogno, signore?".
Un sorriso compare sulle mie labbra mentre scuoto la testa: "ne riceveró un'altra la prossima stagione, non mi serve. E chiamami Calum".
"Va bene, grazie mille sign... Calum".
"Grazie a te, piccolo. Ora devo andare, è stato un piacere conoscerti" esclamo, e lui sorride prima di tendermi la mano come un vero ometto per poi trotterellare verso una signora dai capelli rossi.
Sorrido tra me e me, osservando la piccola famiglia quando mi ricordo della mia che sicuramente mi starà aspettando dietro a queste porte, e non appena esco dal terminal sento due braccia avvolgersi attorno a me.
"Cal!" Esclama Zoe, stringendomi a sè sulla punta dei piedi, e ridacchio davanti all'entusiasmo della mia sorellina prima di posare la valigia a terra e stringerla, facendola volteggiare in aria.
"Mettimi giù, Thomas!" Urla ridendo, ed io scoppio a riderla prima di permettere nuovamente ai suoi piedi di toccare il terreno.
"Come ti devo dire che non devi chiamarmi Thomas?" Sbuffo, e Zoe sorride lanciandomi un occhiolino prima che altre due braccia si avvolgano attorno al mio corpo in maniera più delicata, ed immediatamente riconosco la delicatezza di Mali.
"Ciao, fratellino" mi saluta con un sorriso, e stringo la ventunenne prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
"Diventi sempre più bella" sorrido, ed immediatamente Zoe interviene, imbronciata: "hey, io sono forse uno scorfano?".
"L'hai detto tu, non io!" Ribatto, quando sento due voci scoppiare a ridere.
"Mamma! Papà!" Esclamo, ed in un secondo abbraccio entrambi, lasciando un bacio sulla guancia di mia madre che, ovviamente, piange.
"Mamma, non piangere, è appena arrivato" sbuffa Zoe, alzando gli occhi al cielo ricevendo immediatamente una gomitata da Mali, prima di parlare di nuovo: "devo scappare, la gara di Poppy sta per iniziare. Saró a casa per le nove, lasciatemi un piatto d'arrosto, mi raccomando" esclama, e salutando tutti quanti velocemente si dirige verso la fermata dell'autobus che sta arrivando.
"Salutamela!" Grido, cercando di farmi sentire, e capisco che ha ricevuto il mio messaggio quando alza il pollice in alto.
"Quella ragazza ci farà disperare molto più di quanto abbiate fatto voi due messi insieme" sospira mio padre, e mentre noi scoppiamo a ridere mi ritrovo a domandarmi quanto sia cambiata la migliore amica di mia sorella in questi otto mesi e mezzo.
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Sleepless || Calum Hood
FanfictionLe migliori conversazioni avvengono sempre nelle notti prive di sonno. "Non avrai sonno domani a scuola?". "Ne sará valsa la pena".