Per cercare di tirare su il morale a chi come me vedrà Ed Sheeran solo in fotografia.
Grazie, TicketOne.[Calum]
"Cal! Mettimi giù, sono pesante" continua a ripetere Poppy, aggrappandosi alla mia giacca da dietro la schiena, ma io continuo a sorridere, fingendo di non sentirla.
"Oh, guarda, le lucciole!" Esclamo, indicando con un cenno della testa una zona del giardino botanico poco distante, ma il mio diversivo non ha l'effetto sperato perchè lei, con la gamba sana, prova a divincolarsi.
"Peso un quintale! Non voglio farti male, per favore, mettimi giù" mormora, stavolta con voce più piccola, e questa volta non riesco neanche a fingere di non sentirla.
È impossibile ignorare Poppy, anche senza dire nulla non si riesce a non notare la sua presenza.
"Non pesi un quintale, fiorellino, te l'assicuro. Una volta ho portato Michael in spalle fino all'ospedale, quindi fidati quando ti dico che sei leggera" rispondo, girandomi quando basta per scorgere i suoi occhi grandi ed azzurri.
"Ma sono cinque chilometri da casa tua all'ospedale!" Esclama, stupefatta, e ricordando l'episodio passato non riesco a trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo.
"Oh, lo so bene, e anche la mia schiena se lo ricorda ancora. Immagina come mi sono sentito quando ho scoperto che in realtà Michael aveva solo un'unghia incarnita... Ho mangiato pizza davanti a lui per due giorni di fila senza mai dargliene neanche un boccone, alla fine è scoppiato a piangere chiedendo perdono in ginocchio".
A quelle parole Poppy scoppia in una risata, affondando il viso nella mia giacca fredda, quando, finalmente, da lontano scorgo il mio posto.
Il nostro posto.
"Tra i papaveri e le gardenie" mormoro, facendo sollevare la testa alla ragazza mentre la poso sulla panchina, facendo attenzione a non farle male alla gamba ancora fasciata, quando lei si guarda attorno, spaesata e meravigliata.
"Papaveri... Come me" sorride, accarezzando i petali di un fiore rosso con due dita, ed io mi limito a sorridere, riconoscendo la meraviglia nel suo sguardo.
"Solo che loro sono alti, mentre tu sei bassa" ribatto, avvolgendo un braccio attorno alla sua schiena ed attirandola a me, quando un leggero broncio le curva le labbra.
"Ma ho una debolezza per le ragazze basse, se poi si chiamano come i fiori sono perfette" aggiungo, ed immediatamente quel broncio da baciare via diventa un sorriso radioso.
"Sono ben lontana dalla perfezione, ma fingeró di crederti" mormora, posando poi piano le sue labbra sulle mie, guardandomi infine in attesa.
Giusto, la storia di questo posto.
"Non è una storia particolare come per il posto più bello del mondo... Un giorno, durante il terzo anno, la professoressa di biologia ha pensato bene di farci fare una ricerca su alcuni fiori e, paradossalmente, a me è toccato proprio il papavero. E sai qual è la particolaritá?".
Poppy scuote la testa, guardandomi come i bambini guardano la maestra che racconta loro storie di draghi, principi e principesse.
Sorriso piano, tirando leggermente la punta della sua treccia: "anche allora, ho pensato a te. Avevi quattordici anni, eppure eri giá nei miei pensieri. Sei sempre stata il mio papavero preferito".
Poppy sorride, ridacchiando poi, tanto da posare la testa sulla mia spalla, continuando a ridere con gli occhi chiusi, non il classico suono perfetto e argentino. Una risata bassa, un po' soffiata, unica e proprio perfetta nella sua imperfezione.
"È strano pensare a un te diciassettenne, perchè mi ricordo di quel periodo della tua vita, e sembrava che una quattordicenne con l'apparecchio ai denti fosse davvero l'ultimo dei tuoi pensieri" mormora dopo qualche secondo, guardandomi con il solito misto di curiosità e dolcezza, ed un sorriso nasce spontaneo sul mio viso.
"Mi sono accorto di te quando avevi tredici anni ed io sedici. È stato strano, in realtà. Non so quando sia cominciata la mia attrazione per te, perchè non ha una data esatta, ricordo solo che un giorno ho cominciato ad accorgermi di quanto fossi bella. Ho dovuto lottare contro i sensi di colpa per tanto tempo, perchè la differenza d'età era tanta, e alla fine, quando tu non eri più una bambina, sono partito. Ho cercato di dimenticarti, sia prima di partire che dopo, ma quando vedi qualcosa che ti fa vibrare il cuore come mai prima sai già che non riuscirai a dimenticarlo. Sei quel qualcosa, Poppy. Sei quel qualcuno in grado di farmi vedere non solo le cose pesanti e scure, come la mia insonnia, ma di mostrarmi quei colori che sprigioni ad ogni sguardo".
Arrossisco a quelle parole, senza senso, venute di getto e non pensate, prive di meditazione, quando una mano si posa sulla mia e, lentamente, le dita di Poppy si intrecciano alle mie.
"Cosa faremo quando tornerai in Inghilterra, Cal?" Domanda piano, quasi avesse paura di rovinare l'atmosfera e spezzare l'incantesimo, ma io stringo la sua mano nella mia, mostrandomi forte per entrambi.
"Non so, ma qualcosa ci inventeremo".
Peccato che la mia voce tremi leggermente, ed il mio animo sia avvolto dall'oscuritá della paura.
STAI LEGGENDO
Sleepless || Calum Hood
FanfictionLe migliori conversazioni avvengono sempre nelle notti prive di sonno. "Non avrai sonno domani a scuola?". "Ne sará valsa la pena".