Chapter 34: Sleepless

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[Poppy]

Quarti.
Il quattro è un numero che ho sempre odiaro, forse perchè lo collego da sempre al quarto posto.
Vicino al podio, abbastanza da sfiorarlo, ma impossibile da raggiungere.
Ogni ragazza ha le proprie insicurezze, e persino io, che mi reputo forse in maniera presuntuosa forte, le ho, e il quarto posto riesce a riportarle a galla una ad una, facendomi sentire perennemente non abbastanza.
Non eccello a scuola, rimango su una media discreta, ma che mi lascia a vagare tra gli altri studenti senza volto e senza nome.
Non ho alcun talento, non so cucinare come mia madre, costruire casette di legno come mio padre, disegnare come Zoe, cantare come Luke.
Tutto ció che ho è il pattinaggio.
E il quarto posto non è abbastanza.
Il palazzetto va via via svuotandosi, i vincitori con la loro coppa, circondati dagli scout e dai rappresentanti delle varie università sportive sparse per il mondo, circoli sportivi esclusivi dove la competizioni ti tira per i capelli fino a farti urlare, ed io, seduta sullo spalto più in alto, rimango da sola ad osservare la pista, ancora nel mio costume.
Ma non è il freddo a farmi male, quanto il fuoco della rabbia che mi brucia nel petto e mi scotta nelle bene.
Non abbastanza.
Noto con la coda dell'occhio Calum guardarmi da lontano, probabilmente tentato di venire da me, ma Zoe lo tiene indietro, parlandogli concitata.
Eppure, dopo qualche istante, qualcuno mi si siede accanto, sospirando piano.
"Ho fallito il mio primo concorso di musica. Prendevano i primi dieci arrivati per suonare durante il ballo delle debuttanti di New York, ed io sono arrivata undicesima. Per un solo punto, un solo, fottutissimo punto, sono rimasta a casa, ad immaginare com'era suonare a un ballo, circondata dai vestiti principeschi e dalle signore dell'alta societá con la puzza sotto il naso".
La ragazza accanto a me, con i capelli scuri raccolti morbidamente ed un sorriso quasi divertito ai ricordi parla piano, con calma, come se avesse tutto il tempo del mondo, i suoi occhi scuri fissi sulla pista vuota.
Non so chi sia, eppure qualcosa mi dice che l'ho già vista, che l'ho già conosciuta.
"Quello che voglio dirti è che fa schifo. Fa schifo essere gli eterni secondi, gli eterni quarti o gli eterni undicesimi. Ma questo deve spronarti, deve incoraggiarti a continuare per la tua strada, non importa quanto sia tortuosa o in salita. È quello che sei, quindi fottitene di uno stupido numero e vai avanti. Non avró suonato in quell'occasione, ma una mia composizione è stata usata durante una gara nazionale di pattinaggio artistico su ghiaccio!".
Sorrido leggermente, capendo improvvisamente chi è, girandomi verso di lei.
"La violinista di New York".
"E la pattinatrice di Sydney" risponde lei, girandosi verso di me con un sorriso dolce, un sorriso che nasconde una storia che chissá se verrà mai raccontata.
"Tra l'altro, sai che la mia migliore amica si chiama come questa città? Al momento credo sia in giro con la sua ragazza ad atteggiarsi a padrona del mondo, è impossibile, davvero" aggiunge, sbuffando giocosamente e facendomi scoppiare a ridere.
All'improvviso, peró, un uomo si avvicina a noi in un completo gessato che lo fa sembrare appena uscito da un episodio di Suits, e la ragazza newyorkese accanto a me si alza, cercando poi qualcosa nella sua borsa prima di prendermi il braccio, scarabocchiandoci qualcosa sopra.
"Se mai venissi a studiare a New York o avessi bisogno di qualcosa per una coreografia" sorride, ed in un attimo è sparita, lasciandomi con il suo nome ed il suo numero scritti a penna sulla pelle.
Virginie.
Particolare, ma le si addice.
"Scusa, posso sedermi?" Domanda l'uomo che non avrà più di trent'anni avvicinandosi, un accento straniero che vena la voce, ed io mi limito ad annuire, confusa.
"Sono Sergeij Volchok, della Moscow Ice Academy. Ho visto la tua esibizione, oggi, e sono rimasto piuttosto stupito che tu e il tuo partner non siate arrivati primi, perchè avete uno stile unico nel suo genere, che è esattamente quello che cerchiamo nella nostra accademia. Alleniamo le nostre atlete per le Olimpiadi e per i mondiali, ed io penso che tu sia pronta per questo".
Le mie labbra si socchiudono a quelle parole mentre osservo sconcertata Sergeij che nel frattempo fa scivolare un plico di fogli sulle mie gambe, quando Luke si avvicina a noi, incuriosito.
"Ah, tu sei il suo partner, vero? Complimenti, siete stati grandi in pista" sorride il russo, facendo apparire un'espressione confusa sul viso di Luke.
"Grazie...".
"Sergeij, chiamami Sergeij. Come stavo dicendo a lei, abbiamo deciso di offrirvi un posto alla Moscow Ice Academy. Abbiamo in palio solo due posti nuovi ogni sei mesi, quindi gradiremmo una risposta il prima possibile. Nella documentazione ci sono tutte le spiegazioni necessarie" sorride, guardando prima Luke e poi me prima di stringerci la mano ed alzarsi, lasciandoci a guardarci negli occhi scioccati.
Una delle scuole più prestigiose del mondo ha scelto noi.
C'è solo un problema.
Mosca.

Per tutte coloro che si sentono un po' come Poppy, ovvero mai abbastanza: lo siete. Per qualcuno siete ben più di abbastanza, siete tutto.
Baci, bacini e biscotti per tutte,
Chiara.

Sleepless || Calum Hood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora