Chapter 23: Sleepless

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[Calum]

Vorrei non averlo fatto.
Vorrei non aver detto quelle bugie a Mali, vorrei davvero non averlo fatto, ma soprattutto vorrei non aver visto gli occhi di Poppy quando è entrata in cucina.
È una di quelle persone trasparenti come un foglio di carta velina, come uno specchio d'acqua: la sua espressione lascia trasparire qualsiasi emozione anche se tenta di bloccarsi, e mentre di solito c'è una felicità innata che sembra portare dentro di sè sempre e comunque, oggi c'era un alone di tristezza che le deformava i tratti, tirandole le labbra e rendendo piú chiaro l'azzurro dei suoi occhi.
E quando li ho visti ho capito che aveva sentito tutto.
Sono rimasto come congelato per secondi, minuti interi, con le mani strette sul bancone, le nocche quasi bianche, a guardare il vuoto, cercando un rimedio, quando è stata Mali stessa a suggerirmelo.
"Hai mentito prima. Lo sport è solo qualcosa che vi unisce di piú" è stato tutto ció che ha detto prima di lasciare la cucina, e a quelle parole ho avuto l'illuminazione.
Quando sto male, il primo posto in cui vado è il campo da calcio.
Non importa che piova, che nevichi, che sia nuvoloso, che ci sia il vento: ho bisogno di sfogare le energie in eccesso.
E Poppy è come me.
Per questo cammino piuttosto sicuro nel palazzetto, conoscendo ormai le varie uscite, scegliendo il gate E, quello che porta agli spalti più vicini al suo punto preferito, ed immediatamente la vedo.
Si è cambiata, non è più vestita come prima, e pattina velocemente, troppo velocemente.
"Rallenta, Poppy! Rischi di cadere!" Urla la sua allenatrice, e solo ora mi accorgo nella sua presenza con tanto di pelliccia rosa.
Silenziosamente mi siedo in un posto leggermente isolato ma con una buona visuale, osservando la ragazza sfrecciare sul ghiaccio ad una velocità quasi pericolosa, sentendo il cuore in gola al solo pensiero che possa cadere, ma non succede.
Non succede nonostante i salti, nonostante le brusche frenate per comporre nuove figure, nonostante i costanti aumenti di velocità.
Pattina con violenza, aggressiva come non l'ho mai vista, il suo viso una maschera illeggibile, e so che tutto questo è colpa mia.
Messo alle strette e pensando solo al modo più veloce di mettere a tacere Mali non ho pensato all'eventualitá che Poppy potesse sentirmi nonostante sapessi fosse con Zoe.
Avrei dovuto dire la verità a mia sorella, dirle che è inutile mentire, che mi sto innamorando piano piano di Poppy, di quella bambina che ho visto crescere e che ho trattato come una sorella minore per la maggior parte sella mia vita. Dovevo dirle del bacio, delle notti passate insieme nel più innocente dei modi, dei posti segreti che le ho fatto vedere, del fatto che con lei riesca a dormire un po' di più, come se lei fosse la formula magica per mettere a tacere la mia mente e per permettermi finalmente il riposo.
Avrei dovuto confessarle le mie paure su come possa andare a finire, perchè è un eterno forse.
Perchè lei presto dovrà scegliere delle università, probabilmente sceglierà delle scuole in cui continuare a pattinare, ed io tra non molto torneró in Inghilterra a giocare a calcio, a fare ció che mi riesce meglio.
È come se questo fosse un breve attimo ghiacciato come la lastra cristallina su cui pattina Poppy in cui noi due siamo in grado di stare insieme.
Ma gli attimi, come gli incanti, si spezzano, e tutto questo rischia di finire tra poco.
E ho paura, sì, ma ho più paura di perdere la mia pattinatrice.
"Poppy!".
L'urlo di Irina mi risveglia come per incanto dai miei pensieri, e non spreco nemmeno un secondo prima di alzarmi quando mi accorgo della figura di Poppy sul ghiaccio in posizione fetale, rannicchiata in modo scomposto, e correndo tra gli spalti raggiungo il bordo della pista, ignorando Irina che mi urla dietro, camminando e quasi scivolando fino al punto in cui è stesa Poppy.
"Sh, va tutto bene. Sono qui, okay? Sono qui" mormoro, prendendola tra le mie braccia, quando vedo i suoi ochi azzurri gonfi di lacrime.
"La caviglia. Credo... Credo di aver preso una distorsione alla caviglia, Cal" mormora, abbassando lo sguardo sulla sua gamba, e senza pensarci due volte slego il pattino, sfilandoglielo, ignorando il gelo che sento bruciarmi le ginocchia, osservando poi la caviglia, toccandola piano, ma abbastanza per farla gemere di dolore.
"Portala fuori!" Urla Irina dal bordo della pista, e guardando Poppy che piange in silenzio annuisco, prendendola in braccio, cercando di fare attenzione sul ghiaccio, arrivando per miracolo fino al bordo e portandola sulle panchine a bordo pista.
"Poppy, dimmi cosa ti senti" ordina immediatamente la sua allenatrice, con chiaro disappunto nella sua voce, quando rispondo io per lei: "la caviglia. Gliel'ho guardata, si sta gonfiando e le fa male. Crede di essersi presa una distorsione".
"Ah, porca miseria! Glielo avevo detto di rallentare! Dobbiamo portarla all'ospedale!" Esclama, e senza pensarci due volte la prendo nuovamente in braccio, pronto a portarla in ospedale, sentendola tremare leggermente tra le mie braccia, prima che parli con voce piccola.
"Pensavo di piacerti. Magari non tanto quanto tu piaci a me, ma almeno un pochino".
E a quelle parole capisco che ho davvero combinato un casino.

Sleepless || Calum Hood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora