.1.

510 13 0
                                    

                  

something sinful :: hes

«Jason, ti prego, non portarmela via!» udii il pianto ovattato miscelato ad urla funeste di mia madre dal piano di sotto.
Immaginai lo stesse afferrando per qualche capo d'abbigliamento, rallentandolo il più possibile, poiché era passato più del dovuto da quando la mamma mi aveva categoricamente ordinato di nascondermi, di fuggire. Non avevo alcuna idea di cosa stesse attualmente succedendo, riuscivo solo a sentire grida, a volte degli schianti e dei frammenti di vetro che si imbattevano sul suolo, ed erano abbastanza forti da bloccare ogni mio pensiero. Non ero in grado di ragionare.

Totalmente ed irrimediabilmente presa dal panico, ero saettata in camera mia, esitando a lasciare mia madre con quell'uomo, ma il suo sguardo era talmente tanto tetro che se mi avesse acchiappata non sapevo cosa mi sarebbe successo. In quel momento, non sapevo cosa sarebbe successo né a me, né alla donna che mi aveva cresciuta, la quale al momento era impegnata a ritardare qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco. Le sue grida erano così forti ed intrise di dolore, sembravano un accumulo di lacrime nuove e vecchie, tenute da ormai troppo tempo. Immagazzinate nelle pieghe del cuore.

Era tutto così tranquillo fino a qualche minuto prima. Eravamo io e mia madre in salotto, intente a battibeccare su quale sarebbe stato il film prescelto per la serata e tutto d'un tratto il portone di casa in legno non troppo massiccio era stato scaraventato in avanti, rivelando un uomo totalmente vestito di nero con un'espressione che non lasciava intendere niente di buono. L'allarme non aveva preso a romperci i timpani come succedeva solitamente con una qualsiasi infrazione.

Alcuni tuoni solcarono il piccolo paesaggio che potevo scorgere da dietro le spalle di quell'uomo.

Mia madre lo aveva riconosciuto, potevo capirlo dalla paura che in un batter d'occhio si era dipinta sul suo volto, lasciandolo bianco cadaverico. Sembrava che tutta la sua vita le stesse passando davanti gli occhi, mentre lei immobile, non poteva in alcun modo impedirlo.

Mi aveva afferrato un gomito, mossa da qualcosa, attirando la mia attenzione. Ero rimasta senza fiato.

Inebetita. Paralizzata.

«Corri fuori da questa casa. Cerca aiuto.» mi aveva sussurrato.

Non riuscivo a formulare un pensiero che vantasse un legame logico.

Mi aveva intimato di correre, di nascondermi in qualsiasi angolo mi fosse possibile e dopo un breve momento di paralisi ero riuscita finalmente a scappare, scorgendo l'uomo fuori la porta fare dei passi in avanti, i quali invece erano prontamente stati bloccati dal corpo della mamma.

Percorrendo freneticamente le scalinate che portavano al piano superiore della nostra modesta casa, avevo in seguito barricato la porta di camera mia con un mobile in legno dopo averla chiusa a chiave con le mani tremanti. Mi sembrava tutto così surreale. Il mio corpo tremava da capo a piedi, qualsiasi pensiero razionale era rimasto sbarrato fuori dal mio cervello. Il cuore doleva, pulsava e pompava sangue come mai aveva fatto.

Scivolai per terra, con la schiena contro il mobile, realizzando adesso cosa stesse accadendo.
Non mi ero minimamente accorta che le lacrime avevano cominciato a solcarmi le guance che immaginai fossero arrossate, forse perché ero troppo impegnata ad avere paura.

«Levati di mezzo, Grace!» urlò a voce piena l'uomo misterioso, facendo cadere qualcosa che allo schianto proruppe in un rumore assordante. Sussultai notevolmente, desiderando di non udire il ben che minimo rumore.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora