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something sinful :: hes

L'ora successiva tutte le informazioni che avevo appreso e di cui non ero mai stata a conoscenza, seppur mia madre avrebbe dovuto espormi quando ancora ne aveva il tempo e l'occasione, sembrarono mescolarsi in modo confusionario nella mia testa provocandomi una forse troppo accentuata emicrania.

«Mi sento così sfinita.» sussurrai, portandomi due dita sulle tempie per poi compiere movimenti regolari cerando di farli risultare rilassanti, ma invano. Attenuare quel dolore mi sembrava impossibile. Schiusi leggermente gli occhi ed ascoltai il lieve schianto dello sportello del posto del guidatore venir chiuso, sospirando pesantemente.

«Di certo non è la mia idea di un buon inizio giornata.» osservò Seth, afferrando il volante con una mano mentre con l'altra girava la chiave nella toppa.

Mi concentrai sulla mia respirazione profonda e lenta, come se potesse aiutarmi in qualche modo.

«Nemmeno la mia, credimi.» sbuffai con una smorfia, sbattendo con non troppa violenza il retro della testa contro il poggiacapo.

Alla mia risposta Seth sospirò mettendo su un piccolo sorriso ironico, ed adorabile aggiungerei, concentrando lo sguardo sul davanti e il didietro dell'auto per assicurarsi di poter uscire dal parcheggio senza incappare in qualche altra auto che ne stava uscendo.

«Tutte le cose che ho appena scoperto..» cominciai pizzicandomi l'angolo della bocca, sempre tenendo gli occhi chiusi, dandomi una pausa.
«Mi lasciano con tanti punti interrogativi.» presi un'altra pausa per umettarmi le labbra e mordicchiarle in segno di frustrazione.

«Perché mia madre non mi ha mai parlato di Jason? Voglio dire, avrei dovuto saperlo.» dissi, ma forse più a me stessa. E da lì il flusso di domande e teorie si intensificarono rendendomi ardua le palpitazioni del cuore. 
«E se fosse mio padre?» tuonai strabuzzando gli occhi quando un campanello d'allarme prese a tintinnare molesto, staccando di scatto il busto dallo schienale, volgendo poi allarmata il mio corpo completamente verso quello di Seth immobile, sembrava fosse sempre così composto.

Un'espressione interrogativa si impossessò dei suoi lineamenti. Dimenticavo di non conoscerlo, e soprattuto dimenticavo che lui non conosceva me o la mia storia. Per quanto ne sapeva la mia situazione di prima dell'essere rapita poteva anche essere la più felice ed agiata del mondo.

«Non ho mai conosciuto mio padre.» e quella che avrei voluto suonasse come una semplice risposta, venne rilasciata con un sussurro lieve, quasi impercettibile. Tossicchiai, deglutendo la sensazione di scomodità.

Ora le sue sopracciglia non erano più corrucciate e il suo labbro inferiore venne cautamente preso in ostaggio dai denti che adesso duramente lo stavano trattenendo. Non potevo credere mi stesse realmente prestando attenzione e dimostrasse persino interesse in quello che stavo dicendo.

«Quindi stai supponendo che tua madre scoprì di essere incinta quando lui venne internato dopo aver tentato di ucciderla?» parlottò pensieroso, fregandosi la base del mento con la mano libera.

«Esatto.» annuii, sentendo un brivido di disgusto salirmi su per la schiena. «Magari ha pensato che mia madre lo avesse privato di sua figlia, che poi sarei io, e di conseguenza voleva fargliela pagare.» riflettei, percependo il mal di testa farsi più intenso, il che mi portò a stropicciarmi gli occhi.

«Il tutto avrebbe un proprio filo logico, trattandosi di uno squilibrato mentale. Ma arrivati a questo punto verrebbe spontaneo domandarsi come avrebbe fatto a scoprirlo? Dici che aveva qualche informatore?» domandai a raffica, gesticolando, mettendo in mezzo nuove supposizioni, gesticolando a scatti. Il cuore non aveva ancora smesso di battere furioso contro le pareti del petto. Mi sembrava di sentirlo battere nelle orecchie, in gola, dappertutto.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora