something sinful :: hes
«Mamma.» urlai.
«Mamma, mamma.» continuai imperterrita ad urlare, tirandole l'orlo del grembiule, mentre con attenzione controllava che il frullatore facesse il suo lavoro. Diceva sempre che non dovevo farlo, ma poi non faceva niente per farmelo capire per davvero.«Cosa c'è, tesoro mio?»
Rispose mamma dolcemente, chinando leggermente il capo in modo tale da donarmi uno sguardo attento. Quando era di buon umore qualsiasi cosa appariva migliore.
«Mamma, la maestra mi ha dato questo foglio.» dissi porgendole la carta bianca macchiata dall'inchiostro nero che avevo tenuto in mano tutto il tempo. «Ha detto che servono la tua firma e quella di papà.» mi incupii.L'espressione di mamma cambiò. Gli angoli della sua bocca andarono piano piano abbassandosi, scemando il suo bel sorriso, conferendole un'aria angosciata al viso giovane e solitamente pieno di vita. «Oppure soltanto la tua firma.» sussurrai in un soffio, tentando di farle dimenticare, anche se cosa non sapevo.
«Ma.. Dov'è il mio papà?»
Una domanda che facevo spesso da bambina, forse era l'unica domanda che non mi stancavo mai di porre, la ritenevo decisamente più importante persino del "perché". Quando si è bambini si vuole conoscere il motivo di qualsiasi cosa.
Perché è buio fuori? Perché non posso mangiare troppi dolci?
Perché dici sempre di no? Perché dici sempre le stesse cose? Perché devo studiare queste cose?
Perché non posso entrare lì? Perché piove?Per me, il mondo da bambina, non girava intorno a questo, o almeno passava in secondo piano rispetto alla fatidica domanda "dov'è il mio papà?". Era l'unico quesito che avevo a fior di labbra ogni qualvolta ne avessi l'opportunità.
Domanda alla quale mi erano state date talmente tante di quelle risposte insensate
che ormai le avevo persino rimosse, buttate in un angolo oscuro del mio inconscio, sperando che non si facessero più vive per torturarmi l'esistenza.Forse la mamma non capiva quanto significasse per me sapere la verità, non importava quanto difficile da digerire fosse. Forse non si rendeva conto di quanto fosse doloroso vedere tutti i miei 'amici' circondati da entrambi i loro genitori, di quanto fosse triste per me vedere le bambine essere lanciate in alto e riprese da i propri padri. Quante notti lo avevo cercato ed incontrato nei miei sogni. Gli avevo donato un viso diverso ogni notte, qualche volta era bionda, il che spiegava come mai avessi i capelli castani quando la mamma invece era scurissima. Qualche altra volta lo avevo immaginato riccio e con tanta barba, svegliandomi un istante dopo realizzando la fantasia che mi ero inventata per placare i miei tormentati e continui interrogativi.
O forse.. forse distruggeva lei più di quanto avrebbe potuto distruggere me.
Non lo avrei mai saputo, comunque.
Non c'era mai stato ed ora era ricomparso? Come diamine avrei potuto reagire? Bene non di certo.
Ad ogni modo, Alyx mi aveva scritto due giorni prima, o per meglio dire, aveva scritto a Seth al fine di avvisarmi che sarebbe riuscita ad arrivare lì non prima di martedì, ovvero oggi, a causa di vari imprevisti che l'avevano trattenuta.
Mi aveva vivamente imposto di rimanere dov'ero e che mi avrebbe raggiunta, ma non era in alcun modo trattabile la situazione, avremmo fatto a modo mio ed io sarei andata a prenderla all'aeroporto con qualcuno dei ragazzi. Chiunque si sarebbe mostrato disponibile, in caso contrario sarei andata da sola. Niente mi avrebbe fermata.
Per mia grande fortuna risultò disponibile Aaron per cui sarei andata con lui, il quale aveva dovuto convincere Seth a guidare la sua auto, ma il massimo che ottenne fu di poterla guidare sotto l'attenta supervisione di quest'ultimo. A quanto pareva, tutti andavano fuori di testa per quell'auto. Me compresa.
«Buongiorno, buongiorno a tutti.»
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something sinful •• [interrotta]
FantasyCi guardammo negli occhi per un tempo che parve infinito, riprendendo a respirare regolarmente. La sua espressione appagata mi smosse qualcosa dentro. Lo stomaco mi prese a sfarfallare senza sosta e se solo avessi rigettato, sarebbero uscite un paio...