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Un'ora dopo il mio crollo emotivo e soprattutto dopo le nuove informazioni apprese, il mio cervello ancora si trovava a metabolizzare il tutto. Per un istante mi sembrò un processo infinito, diciamo che risultava tutto molto lento e pesante.

Seth, Gwen ed Alex stavano tornando all'appartamento quando ero fuggita in bagno per indossare l'uniforme, la quale consisteva in una semplicissima camicia bianca, indossabile solo e soltanto grazie al climatizzatore nel locale, il mio skinny jeans blu notte ed una sorta di piccolo grembiule sul tono del marrone scuro e bordeaux.

La targhetta con su scritto il mio nome, appoggiata al lato destro del petto, sembrava avere un'utilità pari a zero, visto e considerato che la maggior parte delle persone che veniva ad ordinare al bancone, il mio posto, non si preoccupava neanche di salutare e partivano spediti con le loro richieste.

Odiavo quel genere di persone.
Mi chiedevo spesso se avessero ricevuto un'educazione adeguata ad i loro caratteracci.

Quando Mark mi avvisò di star staccando il turno prima mi resi conto che adesso eravamo soltanto io e Liam tra bancone e tavoli e che quindi avrei fatto meglio a lasciare il bancone pulito ed andare ad occuparmi dei tavoli, alcuni lasciati una schifezza.

Mi avvicinai ad uno dei semplici tavoli al lato destro del bar, dove non vi erano i confortevoli divanetti che affacciavano sulla strada ed i grattacieli. Su un tavolino di legno vi erano depositate tante cartacce e bottiglie vuote, che anche se cuore emanavano un acre odore di birra.
Roteai gli occhi al cielo, ogni qualvolta io andavo in un bar nella mia città quando ne uscivo ero solita raccogliere la mia merda e buttarla, ma a quanto pare lì no. Lì era troppo da chiedere.

Sbuffai raccogliendo le carte ed il resto, non avendone la minima voglia.
«Non sanno proprio cosa significhi rispetto.» una voce bassa arrivò da dietro e sussultai voltando il busto di scatto non avendo sentito i passi di nessuno avvicinarsi.

«Oh scusami, non volevo spaventarti.»
Un ragazzo moro e dagli occhi blu si era parato dietro di me, mentre io pian piano mi voltavo. I capelli gli schizzavano in tutte le direzioni ed il colore delle sopracciglia era leggermente più scuro dei capelli castani.
«Oh, no. No, no, è tutto apposto, sono soltanto un po' impressionabile ultimamente.» mi scusai per la reazione esagerata, grattandomi la fronte in modo leggero utilizzando la mano libera. Mi avvicinai al cestino dietro il bancone in mogano lucidato e lui mi seguì.

«Sei nuova, vero? Non ti ho mai vista da queste parti..uhm..» si morse l'interno guancia, quando una mano gli restava ancorata nella tasca del pantalone marroncino chiaro e successivamente un occhio scendeva attento verso la targhetta bianca con il mio nome scritto in nero.

«Amanda.» sorrise, completando. «Bel nome.»

«Sì, uhm, grazie. Sono qui da poco, in realtà.» annuii riprendendo il mio lavoro e spruzzando un liquido blu sul tavolino per poi passarci lo strofinaccio sopra e pulire i residui di sporcizia, compiendo movimenti circolari.

«Posso portarti qualcosa?» chiesi accennando un sorriso, ma ero piuttosto sicura ne fosse uscita una smorfia. Non ero nelle mie condizioni migliori.
Non mi soffermai su alcun particolare del suo aspetto o modo di fare, strano da parte mia, ne sono consapevole. Ero alquanto distratta.

«In realtà, sì. Vorrei prendere cinque caffè da portare. Sono tornato in città da circa un'ora.» disse portando nel suo campo visivo l'orologio ancorato al polso. «E non ho avvisato i miei coinquilini. Odiano quando lo faccio, e cosa c'è di meglio di un caffè caldo per farsi perdonare?» un sorriso dolce si espanse sulle sue labbra e, nonostante avessi tutt'altro per la testa e concentrarmi sugli altri non fosse la prima priorità, notai un non so che di luce nei suoi occhi.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora