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something sinful :: hes

Un vago rumore di uno sgocciolio generale di varie gocce d'acqua riecheggiano nell'ambiente circostante, andando a scontrarsi col suolo. Era vuoto, riuscivo a percepirlo ma non potevo vederlo. Non fin quando i miei occhi rimanevano chiusi.
Seduta e con la schiena aggranchita, percepii ogni singolo muscolo addormentato, avvertivo ciascuna fibra del mio corpo essere intirizzita.

Schiusi le labbra secche, roteando il capo all'indietro sentendolo davvero troppo pesante, poi gradualmente schiusi gli occhi.

Dapprima la vista era annebbiata, non misi a fuoco nemmeno un particolare di dove mi trovavo. Il mio cervello mandò l'impulso alle  braccia di raggiungere il viso e stropicciarmi gli occhi, ma quando feci per muoverle mi resi conto che erano intrappolate da qualcosa.

Aguzzai la vista di scatto, riprendendomi a vista d'occhio. «Ti troverò.»

Un sussurrio volò nell'aria afosa, provocandomi un tuffo al cuore. La testa vorticò, mentre la sbattevo da testa a sinistra, senza capire. Una punta di panico si fece strada nelle mie budella, mettendole in subbuglio. Il cuore rimbalzò finendomi in gola e prendendo a battere con una frenesia assurda, poi lo vidi.

Tutto d'un tratto il suo aspetto sciatto mi si ripropose agli occhi.

Boccheggiai, improvvisamente a corto d'aria.

Un sorriso tetro gli si stese sulle labbra spaccate coinvolgendo tutti i lineamenti, il nero delle sue iridi si espanse a macchia d'olio su tutta la pupilla e quando una risata roca rimbombò nell'aria, la schiena si scosse in un'ondata irrefrenabile di brividi.
«Non importa quanto ci vorrà.» sorrise storto, bisbigliando queste parole. «Ti troverò, Amanda.»

Senza fiato ed interamente imperlata di sudore scattai col mio corpo accaldato in avanti, rimanendo col busto innalzato e le gambe stese contro il materasso della camera degli ospiti.
Ispirai ed espirai affannosamente col naso, senza l'aiuto della bocca, che quando deglutii mi accorsi fosse abbastanza secca.

Il ticchettio delle lancette dell'orologio attirò la mia attenzione, alimentando in me la curiosità di sapere che ore fosse una volta svegliata da quello che catalogai come uno dei miei incubi peggiori.

La stanza era leggermene illuminata, ma non dalla luce artificiale, bensì da qualche raggio solare mattiniero che si insinuava impertinente tra le fessure della saracinesca.

Le cinque e tredici del mattino.
Una strana possibilità si insinuò nella mia testa, una cosa di cui avevo completamente dimenticato di trovare una soluzione. Jason.
Ero stata irrimediabilmente concentrata a trovare un modo per mettermi in contatto con qualcuno che avevo dimenticato Jason. Fui tentata di correre fuori dalla casa e andare a bussare alla porta dei ragazzi per far balzare in piedi Seth che poi mi avrebbe portato a denunciarlo, ma poi pensai che non fosse opportuno e poi saremmo andati in centrale in giornata, speravo.

E la cosa che mi convinse a tranquillizzarmi fu che Jason non aveva la più pallida idea di dove cercarmi. Nessuno mi aveva vista a parte i ragazzi, nessuno sapevo che avevo accettato l'aiuto di Alexandra e persino Jason avrebbe impiegato un po' di tempo a trovarmi, quindi nonostante l'ansia non mi abbandonò completamente mi convinsi ad accantonarla temporaneamente.

Totalmente sveglia e senza neanche più una vaga traccia di sonno, scostai il piumone dalle mie gambe e, leggermente febbricitante, mi trascinai verso la cucina, avvertendo un leggero languorino farsi insistente essendo stata comunque a stomaco vuoto. E quale gioia era stata per me sentire di nuovo quella sensazione di fame.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora