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«Quindi avete capito tutti?»

Mr. Pazienza sembrava star incassando i colpi dell'età perché quando riportò mani e braccia al loro posto, pareva essere trafelato a causa dello sforzo.
Un ragazzo alto, ma poco robusto rispetto la media delle creature divine del Kósmos, giaceva sdraiato di schiena ai suoi piedi. La maglietta termica bianca, con un logo retro riflettente al centro del petto, gli si era alzata sul fianco ed i pantaloni neri della tuta si mossero quando, portando il busto dolorante all'insù, alzò un ginocchio. Si tenne sulle mani, mentre osservava l'istruttore Hermos dal basso.

Sembravamo tutti un po' interdetti. Avevano inscenato un combattimento per riassumere gli errori comuni che venivano fatti da noi studenti ed Hermos era stato poco, uhm, carino.

«Allora? Sono stato chiaro?» urlò con potenza nella voce, portandosi le mani sui fianchi e volteggiando il capo ad incontrare tutti i nostri sguardi.
Tutti annuimmo tempestivamente, soltanto Gwen al mio fianco sembrò sbuffare quasi troppo rumorosamente. «Gli darei una bella lezione.»
Non potei fare a meno che concordare silenziosamente. Quel tipo non le aveva prese abbastanza, se dalla mamma o in generale ancora dovevo capirlo.

«Signorina Rodos, pensa di poter fare meglio?»

Mi ci era voluto quasi un mese per scoprire, che quel cognome, appartenesse alla mia amica dalla capigliatura corvina e fulgente oltre ogni limite, umano o divino che fosse.
Nei lineamenti di Gwen si spase prima un accenno di sorpresa perché temette che l'istruttore l'avesse inaspettatamente colta in flagrante, ma poi questa si disciolse lasciando soltanto spazio al suo sguardo sfacciato.

Alzò il capo quasi con fare teatrale. «Assolutamente, se sono qui significa che ho ancora tanto da imparare.»

A me pulsavano le meningi e non solo perché Hermos tendeva ad essere oltremodo scostante, ma altro fattore estremamente determinante poteva essere stata la sbronza della sera prima.
Mr Pazienza congiunse le mani dietro la schiena e, senza nemmeno concedere al ragazzo una mano per rialzarsi, si diresse verso di noi. «Mi gratifica sentire che siete ancora in grado di ostentare qualcosa che non sia l'arroganza, voi ragazzi.»

Gwen fece ondeggiare di poco la coda di cavallo, solleticandomi la spalla, dato che mi ero inconsapevolmente appiccicata a lei.

«Dovete avermi scambiata per qualcun altro.»
Mi serviva il supporto di Alex, ma non riuscivo a guardarla in faccia visto che era dall'altra parte della spalla della nostra amica. Dopo tutta quell'attività fisica conseguentemente alla sbornia non mi faceva ancora bene del tutto. Mi chiedevo come facesse Gwen ad essere bella pimpante.

Le concessi una lieve gomitata. Volevo farle presente che non avevamo bisogno di sentir Hermos polemizzare su noi giovani, ma fui richiamata da un paio di occhi verdi e lucenti, come una foglia bagnata dalla rugiada su cui si riflettevano i raggi del sole.

Seth aveva appoggiato il suo peso allo stipite della porta della palestra interna all'istituto, ed aveva ridotto le braccia ad un crocevia di bicipiti e tricipiti che guizzavano sotto la maglietta termica nera ed aderente. Contrariamente a quelle che indossavano tutti lì dentro, la maglietta termica delle sentinelle era a collo alto e non aveva alcun logo, soltanto varie attaccature a cui andavano fissati coltelli ed armi di vario tipo.

«Sicuramente.» udii la voce del professore, ma a lui era concessa soltanto la visione del mio profilo perché il resto era bloccato nella direzione di Seth.
Mi s'ingarbugliò lo stomaco tutto in un secondo e i polmoni si contrassero nella gabbia toracica, non rispettando lo scambio d'ossigeno ed anidride carbonica con l'esterno. Non avevamo ancora avuto modo di parlare di quello che era successo la notte, perché alla fine avevo ricordato tutto in ogni minimo particolare. Ed una parte di me desiderava con ogni fibra del mio corpo il confronto con lui.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora