La superficie realizzata in parquet della biblioteca era decisamente più splendente del mio futuro, quasi mi ci potevo specchiare su e forse per la prima volta la mia immagine avrebbe preso a luccicare beata.
«Guarda come brilla, ma quanta cera c'avranno passato?» mi uscì spontaneo esclamare ad alta voce, estasiata. Nella mia scuola era già tanto dire che ci fosse una piccola libreria, figurarsi il parquet e pulito per giunta. Da non credere.Vari studenti all'interno si elevarono in un "shh" collettivo, tanto che mi venne da fare una smorfia scocciata quando incrociai lo sguardo di una quattrocchi indignata, poiché supposi il mio tono l'avesse irrimediabilmente strappata via dalla sua interessantissima lettura. Le rivolsi il broncio e lei spostò il suo sguardo altrove, probabilmente la voce che ci fosse un'altra semidea nel campus aveva destato curiosità perché era da un po' che mi sentivo osservata qualsiasi cosa facessi.
«Non fare la bulla. Qui hanno il pianto facile.» mi rimproverò Seth con un sorriso che gli danzava sulle labbra. Doveva aver notato il mio scambio di insulti silenzioso con la ragazza.
Perlustrai con gli occhi la zona, fotografando i particolari. La biblioteca studentesca del Kósmos era organizzata incredibilmente bene. Si estendeva in un'ampia navata centrale possente, sembrava quella delle cattedrali che avevo sempre visto nei libri di storia dell'arte. Ad ogni professoressa della materia si sarebbero rizzati i peli delle braccia dall'emozione se fossero state lì con me, persino io mi sentii un brivido di emozione punzecchiare la schiena.
«Senti un po' chi parla, sembra che quando passi tu per i corridoi agli studenti venga l'impulso di scappare dalle mammine.» dissi, mentre osservavo le innumerevoli strutture in legno che si levavano fin sopra il soffitto, stracolme di libri di tutti i colori e dimensioni. Gli enormi tavoli ai loro lati erano in legno scuro, lucido e qualcosa mi disse anche che fossero abbastanza freddi e lisci, donavano un non so che di rustico.
Seth rise di gusto ripensando alle mie parole e se non fossi stata troppo presa dal soffitto probabilmente avrei riso anch'io con lui. Lo facevo sempre. E puntualmente mi sentivo una gallina patetica. «Faccio questo effetto.»
Il soffitto si divideva in vari archi con ognuno rappresentante una scenetta per ogni dio. Rallentai constatando che fossero dodici, proprio come i principali dell'Olimpo. Seth girò la testa e notò che a suo fianco mancavo io, per cui smise di seguire Gwen e Caleb, i quali invece avanzavano verso il grande bancone dove la bibliotecaria scriveva su chissà quale cruciverba, magari uno sugli dei. Erano tutti così esaltati al riguardo, a detta di Alex era stato il mio arrivo a resuscitare l'ammirazione nei confronti di ciò che era più divino di loro.
«Ma smettila! Io non piagnucolerei mai mossa da paura nei tuoi confronti.» lo smontai, attenta comunque a ciò che c'era intorno a me.
«Questo perché non mi hai mai visto combattere sul serio.» si vantò e probabilmente aveva tutta la ragione di questo mondo. «Dicono che divento un tantino aggressivo.»
«Non mi faresti paura lo stesso. Cioè, all'inizio sì, mi terrorizzavi. Ora non più.» dissi con tutta tranquillità. Mi riusciva sempre facile dire quello che pensavo con lui affianco.«Accipicchia, sto perdendo punti.» fece finta di starsi preoccupando.
Passai in rassegna tutti i dipinti, non riuscendo a riconoscere mio padre. Non ero ancora ferrata in quel campo, a mia discolpa potevo dire che mio padre non somigliasse affatto nemmeno alla sua stessa statua in cortile.
Quasi gli risi dritto dritto in faccia. «Accipicchia?»
Scosse la testa, consapevole. «Non lo dirò mai più, giuro. È stato disgustoso.»Sembrò riflettere su qualcosa e poi si decise a parlare. «Perché ti terrorizzavo?»
Mi voltai un secondo a guardarlo in viso e potei notare una seria curiosità racchiudersi nelle pieghe dei lineamenti. Feci spallucce non rendendomi conto del fatto che ci fossi fermati nel bel mezzo della navata. «Eri scostante, mi trattavi in modo brusco.»
Gli lanciai un'occhiata furtiva con la coda dell'occhio, notando che il suo sguardo si era incupito.
«Poi ti sei ritrattato.» cercai di alleviare il peso della mia confessione, come se volessi consolarlo e giuro che non ne capii neanch'io il motivo.
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something sinful •• [interrotta]
FantasyCi guardammo negli occhi per un tempo che parve infinito, riprendendo a respirare regolarmente. La sua espressione appagata mi smosse qualcosa dentro. Lo stomaco mi prese a sfarfallare senza sosta e se solo avessi rigettato, sarebbero uscite un paio...