something sinful :: hes
Il clima gelido di New York, tutt'altro che inespressivo, in quel periodo dell'anno, nel quale ogni singolo abitante aspettava ansioso la festa che secondo il mio modesto parere è quella più bella di tutto l'anno, sembrava voler richiamare, in ogni aspetto più tetro e recondito, il mio stato d'animo.
La spettacolare bianca neve raffreddava ogni animo in cammino, facendolo imprecare talora si rendesse conto che magari avrebbe potuto indossare un cappotto più caldo; incombeva su ogni edificio, alto o basso che fosse, ricomprandone in modo fenomenale ogni superficie, come un manto vellutato, eccezionalmente bello e protettivo. Ricopriva persino degli alberi posizionati in fila per i piccoli spiazzi della città, ormai privi di foglie per la loro caduta al suolo. Tutto ciò che rimaneva di quegli alberi era la corteccia e la neve che vi dimorava su. Un po' come me, che ero coperta ma vuota.
New York al freddo, ricoperta da uno strato armonioso ed affascinante di bianco gelido, risultava un paesaggio mozzafiato. Risvegliava in me una positiva sensazione di malinconia, nascosta nei meandri del mio essere. Perché, si sa, le cose più belle hanno sempre un non so che di mestizia in esse.
Nascosta talvolta, ma ben palpabile.
I palazzi sembravano mastodontici, magici. Guardare tutto quello da una portafinestra, seduta in un confortevole divanetto dinanzi un tavolo ben ampio sul quale abbondavano le bevande fumanti ed i dolci profumati e deliziosi, mi sprigionava una strana sensazione nello stomaco. Persa nei miei pensieri com'ero, mi sembrò strano riuscire a sentire lo stupore e la curiosità con cui gli amici di Seth avevano accolto il vago racconto della mia dettagliatamente straziante esperienza.
Nessuno dei due era sceso nei particolari, e mi piacque pensare che Seth non lo avesse fatto per il semplice motivo che pensava potesse recarmi del fastidio. Io, dal canto mio, talvolta elaboravo le fresche informazioni, talvolta mi perdevo nei viali occulti della mia tormentata mente, talora invece rimanevo estasiata dal conoscere un'altra parte di me: quella a cui una città così grande non avrebbe mai potuto incutere del terrore, bensì soltanto stupore e voglia di perdercisi dentro.
Sin da bambina avevo adorato la mia piccola cittadina, senza mai disprezzarla per davvero, nonostante alcuni miei commenti negativi una volta ogni tanto. Il solo pensiero di una città grande mi spaventata, mi mandava ai matti. Perché pensavo di essere troppo piccola ed insignificante per anche solo guardare un edificio alto e poter proseguire senza alcun timore.
Ma New York..
New York, in quel momento, quella mattinata di quiete solamente apparente, ed un tumulto interiore, sembrava il posto a cui ero destinata. Per la prima volta, nella mia vita, sentii di essere dove dovevo. Mi parlava, mi sussurrava con la leggerezza di un alito di vento tutte le occasioni che avrebbe potuto offrirmi, persuadendo la mia mente, corrompendo ogni brandello di pelle.
Ancora una volta, tutto mi sembrava bello e surreale.«Ragazza misteriosa, storia misteriosa.»
Una frase interruppe il flusso incasinato ed affascinato dei miei pensieri galoppanti, come un cavallo che non vede l'ora di vincere la competizione della sua vita.
Rifletté, con una mano a sfregarsi il mento sul quale era presenta una quasi inesistente peluria, il ragazzo dai capelli tinti di un biondo spento, che appresi soltanto dopo dieci minuti di conversazione portasse il nome di Niall. «Combinazione...» cominciò in cerca di un aggettivo opportuno, mentre con gli occhi sembrava richiamare la sua tazza fumante di caffè.
«Misteriosa?» proposi, alzando un sopracciglio, indossando un'espressione neutrale ma tutt'altro scocciata, sebbene il suo visino mi suscitasse tenerezza e divertimento.
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something sinful •• [interrotta]
FantasiaCi guardammo negli occhi per un tempo che parve infinito, riprendendo a respirare regolarmente. La sua espressione appagata mi smosse qualcosa dentro. Lo stomaco mi prese a sfarfallare senza sosta e se solo avessi rigettato, sarebbero uscite un paio...