I riccioli biondi Apollo svolazzavano col venticello fresco che soffiava ad intermittenza. La quiete del giardino di Venere era un qualcosa di invidiabile, se mi avessero permesso di piazzare un letto ed un mini frigo proprio nel bel mezzo della collina probabilmente ci avrei vissuto la maggior parte delle mie giornate.
Osservavo mio padre, mentre mi parlava della mamma, come si osserva un animale raro che vedrai un numero di volte limitato nella tua vita soltanto se sei fortunato. Avevo avuto modo di conoscere la mamma per diciassette anni della mia vita, non avevo bisogno che me ne parlasse come se non l'avessi mai vissuta, eppure il suo entusiasmo era indescrivibile. I suoi lineamenti erano duri, al contrario di Seth non aveva niente di morbido che lo bilanciasse, eppure era un dio.
Mio padre era un dio. Diamine, in cosa si era trasformata la mia vita? Non era assolutamente nulla di paragonabile a ciò che avrei mai immaginato persino di pensare.
Mi sentivo frastornata, ma poi un pizzico di felicità miscelato con mestizia si iniettava nello stomaco fino a raggiungere la gola. Non ero mai stata così piena di emozioni. Non mi ero mai sentita così viva, così in carne ed ossa. Se solo avessi avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo ed andare alla mia versione zombie ambulante, probabilmente le avrei detto di mettersi comoda ed aspettare i diciassette anni per una svolta mozzafiato.Apollo, o per meglio mio padre, calciò una foglia volata da qualche albero per terra. «Fai ancora quel segno strano per dire che vuoi essere abbracciata?»
Mi girai di scatto verso il suo volto.. come faceva..
Infondo era un dio, non mi sarei forse dovuta aspettare di tutto? Eppure non capivo come facesse a sapere del mio strano segno. E poi com'era passato dalle uscite tra lui e mamma quando ancora poteva a questo?
Come se riuscisse a percepire e vedere la mia confusione nitidamente disse. «Te l'ho detto, ti ho vista crescere nonostante tu non ne sapessi assolutamente nulla.» sorrise e fu un sorriso lieve ma nostalgico.Come se avesse sempre preferito vedermi una bambina che ora. Come se vedermi cresciuta lo rattristasse. Mi convinsi credendo che fosse solo una mia impressione o che comunque avesse tutte le ragioni del mondo nel non volermi vedere sotto tali circostanze. Non si prospettava nulla di buono per me o il mio futuro.
«Sì.» annuii con lo sguardo perso nel vuoto.
«Sì, lo faccio ancora.»
Una strana sensazione a cui non riuscivo a dare alcun appellativo bussò alla mia porta ed entrò prepotente. La sensazione che oltre il cancello ci fosse qualcuno. Probabilmente era qualcuno dei ragazzi.«Cosa credi che succederà? Voglio dire, ora sono cosciente e consapevole di tutto, ma i miei poteri sono comunque bloccati per cui continuò ad essere umana.» lo interrogai giocherellando con qualche ciocca di capelli. Magari avrebbe alleviato la mia ansia con qualche parola.
Apollo scosse la testa amareggiato. «Avrei tanto voluto che non fossimo mai dovuti arrivare a questo punto. Non era previsto che nascessi per questo, dovevi rimanere una ragazza normale.»«Ma ormai siamo qui.» gli ricordai e mi si seccarono le pareti della gola. «Ed io non so che pesci prendere.»
«Sarei contento se non li prendessi e basta.» ironizzò e soltanto dopo colsi il doppio senso.
Diventai tutta rossa in volto. «Oh mio Dio.»
Papà alzò una mano. «Presente.»Mi morsi il labbro per non ridere. «Non sei divertente, sono seria.»
Tentò di nascondere un sorriso furbo proprio mentre stava per nascere. «Neanche io sono uno che scherza tanto.»
Risi e non capii subito perché, ma parve così liberatorio quando sentii la mia stessa risata echeggiare tra noi. «Dio mio, adesso capisco da chi ho preso.»Un uccellino passò sulle nostre teste canticchiando e si appoggiò sulle spalle di Apollo, ma lui parve del tutto a suo agio con quell'esserino. «Ehi, non tutti possono vantarsi di avere i tratti di un Dio. Importante come me, poi. Senza parlare del fatto che al momento di nuovi semidei, ovvero creati in questi ultimi centenni, ce ne sono a malapena tre.»
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something sinful •• [interrotta]
FantasyCi guardammo negli occhi per un tempo che parve infinito, riprendendo a respirare regolarmente. La sua espressione appagata mi smosse qualcosa dentro. Lo stomaco mi prese a sfarfallare senza sosta e se solo avessi rigettato, sarebbero uscite un paio...