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something sinful :: hes

Ed eccomi lì, per l'ennesima volta in una situazione di straziante attesa, che ormai sembrava volermi colpire l'intestino in un modo così bruto da farmi desiderare di accasciarmi da qualche parte e vomitare, mentre con gli occhi cercavo una qualsiasi persona potesse vagamente ricordarmi Alyx. Non potevo sapere i cambiamenti per i quali era passata durante quei due anni, quindi sperai soltanto che un luce divina si posasse su di lei per indicarmela nel momento opportuno con tanto di melodia angelica.

Ovviamente non poteva trattarsi di un qualcosa di facile se si aveva a che fare con me o con la mia fortunata vita. E persino aspettarla all'uscita fu arduo. Non riuscivo a scorgere mai la sua testolina bionda, ammesso che non si fosse dovuta tingere i capelli.

La parte esterna dell'aeroporto Newark, considerato quello più vicino a Manhattan, a detta di Aaron, sembrava raffigurarlo con un edificio mastodontico del quale interno però mi era sconosciuto.

L'ansia aumentava pericolosamente. Per un secondo potei percepire il sapore del pasto precedente risalirmi e sbattermi contro le pareti della gola.

A fiancheggiarmi vi erano Aaron, alla mia sinistra, e Seth, alla mia destra, che aveva appena scaraventato al suolo la cicca della sua sigaretta ormai giunta al filtro, per poi spiccicarla conseguentemente con la scarpa al fine di accertarsi fosse completamente spenta.

Improvvisamente percossa da fitte di inquietudine funeste che colpivano giusto alla bocca dello stomaco, cominciai a sbattere il tallone del piede destro freneticamente contro il terreno. Se solo avessi posseduto delle lunghe unghie avrei preso a mangiucchiarmi persino quelle.

Seth sembrò notare il mio stato di imminente trepidazione e, date le circostante, avvicinò dunque il suo viso all'altezza del mio orecchio.

«Ho salvato il suo numero nella rubrica del tuo nuovo gioiellino.» sorrise furbo, mentre io passavo gradualmente al livello successivo del mio attuale stato. Aveva di proposito marcato l'aggettivo possessivo e me n'ero decisamente accorta.

Voleva proprio che usufruissi del suo regalo, non capivo perché voleva che lo accettassi. Aveva pazientemente aspettato al momento un cui avrei necessitato quell'aggeggio infernale.

Lo guardai stizzita, concedendogli la vittoria per questa volta. Non controbattei neanche, strano da parte mia.
«Va bene, dammelo.»

Lo avevo segretamente fatto scivolare con cura nella tasca del suo cappotto durante il viaggio in macchina. Contavo non se ne fosse accorto, ma quando testa riccioluta affondò la mano nel posto esatto in cui avevo messo il cellulare con estrema nonchalance, rimasi totalmente sorpresa del fatto che pur lasciando passare, Seth, si accorgesse di tutto.

«Ti basta soltanto chiedere, dolcezza.» ammiccò e se fossi stata meno nervosa, sarei arrossita senza pudore.

«Cretino.» mormorai soltanto.

Me lo porse con un'aria di inequivocabile vittoria sul viso, mentre io lo afferravo rivolgendogli una linguaccia, suscitando il suo divertimento.
Sarà stato il suo modo di fare ma, in una settimana, avevo acquistato un grado di confidenza maggiore nei suoi confronti rispetto agli altri con cui, comunque, scherzavo e ridevo, ma avevo sempre timore di fare qualcosa di sbagliato.

Aaron sbirciò nella nostra direzione. «Cosa complottate voi due?»

Distrattamente non risposi, poiché ero presa a capire come si usasse quel dannato affare, il quale una volta chiuso nelle mie mani attirò l'immediata attenzione del ragazzo alla mia sinistra.
«Da dove diamine spunta quello?» si affrettò a domandare non staccando in ogni caso gli occhi dalle mie mani che, tremanti, maneggiavano il cellulare.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora