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something sinful :: hes

Il suono dell'acqua gocciolante del rubinetto appena chiuso si schiantava contro la distesa d'acqua in cui ero immersa, giungeva ai miei timpani come un rumore isolato, separato, messo in disparte. Cacciai una mano fuori dal bollente liquido in cui ero immessa già da un bel po' ormai, producendo altro rumore, quando le acque si smossero per i miei movimenti gentili ma distratti.

Agganciai le dita al bordo della vasca, pressandovi leggermente in modo da sistemarmi un po meglio, aumentando la mia scomoda comodità. Dire che ero soprappensiero sarebbe potuto essere l'eufemismo dell'anno.

«Si tratta di tuo padre. È tornato.»

Sette parole.

Sette semplici parole bastarono a mandare in tilt convinzioni che ero riuscita a farmi star bene, avevano, in un battito di ciglia, destabilizzato un equilibrio che avevo faticato duramente per ottenere durante gli anni.
Congiunsi i polpastrelli morbidi ed inzuppati del pollice e dell'indice tra loro, occupando completamente il mio campo visivo in parte assente con questi.
Li dissociai e li congiunsi lentamente, in movimenti tremolanti ed alterni.
Il capo curvato e la testa affollata di pensieri che nemmeno sapevo mi appartenessero.

Sospirai profondamente.

«Si tratta di tuo padre. È tornato.»

Di nuovo. Ancora la stessa voce che emetteva le il suono delle stesse parole. La testa vacillava e non di poco, mi ci voleva un po' per stabilizzarla e poi perderla di nuovo.
Chiusi gli occhi pienamente invasa dalla frustrazione, lasciandomi andare completamente al tocco caldo dell'acqua, riportandovi la mano dentro.

Sospirai ancora. Più profondamente.
Ogni sospiro faceva male al petto.
Varie emozioni stavano facendo a gara dentro di me, alcune erano un vago ricordo, altre erano completamente nuove, ma detto in totale franchezza non m'importava quale avrebbe avuto la meglio, non fin quando c'era qualcosa che non mi lasciava in pace e sapevo che difficilmente sarei riuscita a scacciarlo.

«Si tratta di tuo padre. È tornato.»

«Amanda.» mi richiamò la voce gentile di Gwen, risultò attutita poiché lei era dietro la superficie che delimitava la separazione tra il bagno e il corridoio.
«Sicura che è tutto okay?» domandò una seconda volta.

Era già passata insieme ad un'Alexandra preoccupata dacché al termine della telefonata ero uscita con un pallore in viso tale da far allarmare un po' tutti nel soggiorno. Non avevo comunque detto una parole della notizia appresa, non ancora, semplicemente avevo fatto un flebile sorriso per scacciare o rimandare delle domande a cui non avrei saputo rispondere. Non con quel turbine sfrenato in corpo.

Avevo restituito il cellulare a Seth che riprendendo in mano l'aggeggio, mi aveva scrutato il volto con molta discrezione, provando a captare qualcosa ma nascondendo a tutti la sua non convinzione nei confronti della mia risposta.

«Sì, è tutto a posto.» mi schiarii la voce tossicchiando. «State tranquille.»

Non avevo la ben che minima voglia di dar fiato alle mie corde vocali, non mi riusciva parlare con leggerezza, non dopo quello che mi era stato detto. Volutamente avevo provato a lasciare andare lo stupore, l'immane perplessità e la più che giustificata rabbia. Non c'ero riuscita. Che novità. D'altronde quando mai le cose mi erano scivolate addosso come scivola l'acqua. Nonostante nella mia vita avessi sempre provato con tutta me stessa ad ostentare un basso, bassissimo, livello di interesse nei confronti di tutto ciò che mi facesse male, capivo anche da sola che non era abbastanza, ma a me stava bene già il fatto che gli altri ci credessero. Perché avrebbero dovuto sapere che qualcosa mi feriva? Non gli avrebbe di certo cambiato la vita, né avrebbero fatto qualcosa per migliorare la mia, quindi, a quale scopo avrei dovuto aprire il mio cuore a qualcuno che con molte probabilità mi avrebbe abbandonata in balia delle onde?

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora