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I giorni successivi susseguirono sotto forma di una routine tanto impressionante quanto soporifera. Il combattimento andava bene e, a detta di praticamente tutti i miei amici, ero diventata abbastanza veloce da poter convincere il professore della materia lì in sede ad ammettermi alle lezioni. Tutti sapevamo che sarei entrata comunque, veloce o lenta che fossi stata nelle mosse e nel resto, che ci piacesse o no, io dovevo essere lì e seguire quei corsi, ma ci tenevano ad accertarsi che io non rallentassi nessuno e che mostrassi di essere all'altezza del mio nuovo destino.

I ragazzi, durante gli insegnamenti, dalla difesa, agli attacchi, avevano cercato di rifilarmi qualche mossa di kung fu qua e là, e l'avevo accettata senza esitare, lo preferivo alle altre modalità di arti marziali. Il taekwondo si basava fin troppo sulla capacità di calciare l'avversario a partire dalla mascella, o dal mento, in su per i miei gusti. Non aveva ancora tutta quella elasticità.

Le cose tra Caleb e Gwen stavano cominciando a scaldarsi, non erano diventati ufficialmente una coppia, poiché, a detta di lei, stava cercando di mettere alla prova il suo interesse e spingerlo oltre i limiti. In poche parole stava giocando la carta dell'attesa incerta. Ed ero una sua convinta ed accanita sostenitrice, viste le esperienze passate del nostro amico.

Alex e la sua situazione sentimentale erano più altalenanti delle mie decisioni e dei miei pensieri stessi, e questo basta a descriverle. Aaron seguitava nel suo tentativo di strappare a Clara un appuntamento, ma a quanto avevo capito i suoi genitori erano severi oltre i limiti del ridicolo, e quando avevano saputo che sarebbe dovuta rimanere in sede per le vacanze a causa del suo fallimento in uno dei corsi nel primo semestre, le avevano proibito qualsiasi cosa che non concernesse la scuola.

Di pertinenza a tutte queste pseudo relazioni che ho appena nominato, io non avevo idea di dove collocare me e Seth. Tutte le sere passava in camera mia e mi ero resa conto che avevamo davvero superato la sua fase da scorbutico cavernicolo nei miei confronti, perché si era comportato fin troppo bene. Certo, non erano affatto mancati battibecchi ed alcuni dispettucci. Si era premurato che non accadesse più nulla simile all'episodio delle sue labbra sulle mie clavicole e sul mio collo ed io, non potevo negarlo a me stessa, ne ero rimasta alquanto delusa. E..

«Terra chiama Amanda!» una mano atterrò nel mio campo visivo, distorcendo il punto dei miei pensieri.
Mi ero quasi completamente scordata di essere in caffetteria con Gwen ed Alex, ma adesso sapevo per certo che stava per unirsi il resto del gruppo perché la mano era chiaramente di Aaron.

I miei occhi schizzarono su di lui, mentre prendeva posto sull'altro lato della panca con Alex. Gwen al mio fianco sospirò e rivolse un sorriso scintillante a Caleb che notandolo non fece in tempo a fermare gli angoli delle labbra in fase di sollevamento. «Salve.»
«Buongiorno, ragazzi.» mormorai soprappensiero, non scorgendo il ricciolino al loro fianco e solo quando la cordicella vibrò flebilmente, mi resi conto che fu perché aveva fatto il giro dietro le mie spalle ed ora aveva preso posto alla mia destra.

«Sempre nel mondo dei sogni.» commentò Aaron, alzandosi il cappellino sportivo dalla testa per poi scuotere la mano grande tra i capelli ed indossare di nuovo il cappello bianco con una scritta nera.
«Ma cosa sogni? Cavalli alati con il corno blu che vomitano arcobaleni?» mi schernì, scrocchiando le ossa delle dita prima di prendere un coltello dal vassoio e spalmare della marmellata di fragola sulla fetta biscottata.

Assottigliai gli occhi a due fessure e gli rivolsi un sorrisino palesemente falso. «Sogno la tua faccia, nel momento esatto in cui il mio pugno vi si schianta su.»
Il corpo di Seth azzeccato al mio vibrò scosso da una risatina roca e feci del mio meglio per non guardarlo ridere e fare la stessa cosa come una cretina.
La faccia che Aaron mise su mi fece quasi venire gli occhi lucidi dalle risate.
«Qualcuno qui si è svegliato con la luna storta.» alzò le sopracciglia.
«Mi infastidisce il fatto che ti sembri strano che io mi soffermi a pensare. Tu non lo fai? Oddio, scusa era una domanda retorica.» dissi e gli rivolsi un sorrisino stizzito, suscitando un boato generale al nostro tavolo. Non c'era molta confusione in caffetteria, sembrava abbastanza presto perché tutti si alzassero.
Aaron spalancò le labbra e si portò una mano sul petto. «Sei cattiva, potrei mettermi a piangere.»
«Un po' mi mancava questa routine.» ammise Alex, sorseggiando il suo caffè. Le lezioni erano ricominciate da una settimana circa e quella era la prima mattinata che io partecipavo alla loro routine visto che di lì a poco avrei dovuto affrontare un mini test, al quale avrebbe assistito il rettore che non avevo ancora avuto il piacere di incontrare. Mi era stato riferito che fosse un uomo realmente molto occupato, ma non approfondii la faccenda.
Gwen roteò gli occhi al cielo. «Sai cosa manca a me? Manhattan.» e accompagnò con un piccolo sbuffo la sua affermazione.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora