Cap.21 ~ Hold My Hand

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Era ormai l'alba e il venticello divenne man mano un po' piu' caldo di qualche ora prima.
Il sole si stava alzando nel cielo per riscaldare l'aria intorno a se'.
Ero ancora tra le braccia di Jimin con gli occhi socchiusi, avevo sonno, non avevamo chiuso occhio per tutta la notte, ma non mi importava, stavo cosi' bene tra le sue braccia, stavo cosi' bene con lui che sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa ma io sarei stata al riparo grazie a lui.
Mi fidavo cosi' tanto di lui che gli avevo praticamente affidato la vita dal primo istante che lo vidi.
"Non mi stacchero' dalle sue braccia nemmeno per un istante!"
Jimin abbasso' lo sguardo verso di me e mi diede un bacio sulla testa "ei piccola, dormi?"
A quel punto alzai lo sguardo assonnato verso di lui senza staccarmi dalle sue braccia "sono ancora sveglia ma ho leggermente sonno.."
Mi prese in braccio "che ne dici se torniamo in Hotel? Prendiamo anche la colazione perche' ho davvero molta fame, mangerei qualsiasi cosa ora!"
Appoggiai la testa sulla sua spalla e gli accarezzai una guancia "mangiami!"
Jimin a quel punto sorrise e si incammino' verso l'hotel "certo che ti mangio, il tempo che arriviamo in camera e poi ti mangio davvero!"
Risi insieme a lui e gli feci cenno di appoggiarmi a terra.
Lo presi per mano e andammo verso l'hotel che era abbastanza lontano da lì.
"Stavo pensando, e se prendessimo un taxi?"
"Sei stanco, amore?"
"Si, leggermente."
Accettai la proposta del taxi e salimmo nel primo che passo'.
L'uomo che lo guidava era stanco, nessuno gli aveva dato il cambio e aveva guidato per tutta la notte, sbadigliava ogni istante ed io avevo leggermente paura cosi' mi strinsi a Jimin.
"Non lo vedo molto attivo a 'sto qui"gli dissi sussurrando.
Jimin lo guardo' per bene e inizio' ad andare in ansia anche lui "forse dovevamo andare a piedi."
Mi abbraccio' e mi accarezzo' il viso "dai che siamo quasi arrivati."

Eravamo giunti quasi a destinazione e chiudemmo leggermente gli occhi per appisolarci quando all'improvviso anche l'uomo ebbe un colpo di sonno mentre guidava e fini' per scontrarsi contro un furgone.
Ci svegliammo di scatto e nello stesso istante l'auto si ribalto' per poi schiantarsi al suolo.

Passarono alcuni minuti e nessuno riusci' a svegliarsi.
Lo scontro era stato abbastanza pesante ma dopo un po' l'autista si svegliò e riuscì a liberarsi dal taxi e scappò lasciando l'auto catapultata con noi nel bel mezzo della strada.
Jimin dopo un po' si sveglio'.
Era ferito, il finestrino gli aveva graffiato profondamente il braccio sinistro e la guancia; si era girato di scatto verso me per non farmi fare alcun male ma nonostante cio' stavo messa peggio: avevo sbattuto con la testa e non mi ero ancora svegliata,cosi' Jimin cerco' di recuperare il cellulare e di avvisare un ambulanza.
Era preoccupatissimo per me, cercava di svegliarmi o quanto meno tirarmi fuori ma era tutto inutile, non ci riusciva.

Arrivarono i soccorsi e andammo all'ospedale piu' vicino.

Ero distesa sul lettino dell'ambulanza e Jimin non riusciva a perdonarselo.
Inizio' a piangere forte mentre fissava il vuoto.
Si sentiva inutile.
"E' soltanto colpa mia, non dovevamo prendere quel maledetto taxi!"
Si asciugo' le lacrime provando ad alzarsi ma gli faceva male anche il ginocchio.
Il dottore dell'ambulanza gli urlo' contro di sedersi e di farsi medicare le ferite ma lui non voleva.
"Ragazzo, non sono ferite da niente, per piacere fammi fare il mio dovere!"
Jimin gli porse il braccio e la guancia per farsi medicare e dopo qualche istante l'ambulanza arrivo' all'ospedale.
Entrammo con urgenza per poi entrare in una stanza quasi del tutto libera.
C'era soltanto una signora, la madre del dottor Shultz, il dottore piu' stimato e in gamba dell'ospedale.
La signora era in coma da un po' e lui voleva averla il piu' vicino possibile e quindi decise di portarla nel suo ospedale.
Nel letto accanto alla signora fecero sdraiare me che non davo ancora segni di vita; respiravo ma era come se fossi caduta in un pesante sonno profondo.
"Ha avuto un trauma celebrale."
Jimin spalanco' gli occhi e si adagio' sul letto accanto al mio  "e' grave?"
"E' in coma..dobbiamo aspettare che si svegli per capire se e' grave o meno."

Ero lì, stesa sul letto, incosciente.
Non rispondevo a nessuno stimolo, non mi accorgevo di cio' che accadeva intorno a noi.

Jimin appena senti' quelle parole e non appena mi guardo', si senti' cadere il mondo addosso e inizio' ad addossarsi la colpa.
"Doveva accadere a me, non a lei!"
Inizio' a piangere senza fine.
Avrebbe voluto sfogarsi con Hoseok, con Brit o con gli altri ma non aveva intenzione di chiamarli per non farli preoccupare, si sarebbe sentito ancor piu' colpevole perche' aveva avuto lui l'idea di andare a Parigi e soprattutto l'idea di prendere quel maledetto taxi!
Pensava che Kath e Mag lo avrebbero odiato, che Nina e Jessy lo avrebbero riempito di insulti perche' era soltanto colpa sua se ora io mi trovavo in quello stato.

Le lacrime gli rigavano il viso e non la smetteva di guardarmi.
"Ti prego, svegliati e prendimi a schiaffi!"

Il dottor Shultz lo guardo' con aria triste, dopotutto sua madre si trovava nel mio stesso stato per una causa simile.
Aveva avuto un incidente d'auto con suo marito; lui era morto e lei era rimasta in stato vegetativo da circa sei settimane e il dottore non sapeva cosa fare, stava aspettando soltanto il suo risveglio e quindi capiva perfettamente lo stato d'animo di Jimin.
"Ei, non e' colpa tua, non eri tu alla guida di quel taxi!"
Jimin continuo' a piangere e cerco' di scendere dal letto per avvicinarsi a me ma sentiva troppo dolore al ginocchio per poter scendere da lì.
Fece un piccolo sforzo e riusci' a scendere ma cadde subito dopo, non riusciva a tenersi in equilibrio.
Il dottore si avvicino' a lui per aiutarlo ad alzarsi e dopodiche' lo fece sdraiare nuovamente sul letto.
"Jimin, hai una microfrattura al ginocchio, se ti sforzi potrebbe peggiorare, devi stare al riposo."
Jimin capi' il suo discorso e si volto' dall'altro lato del letto continuando a piangere.
"Sai, eravamo venuti qui per divertirci, per stare un po' da soli."
Il dottore gli diede una pacca sulla spalla "mi dispiace tantissimo, siete solo dei ragazzini. Quanti anni avete?"
Jimin si volto' verso di lui cercando di asciugarsi le lacrime ma queste continuavano ad uscire senza sosta "Emily ha 18 anni ed io 19."
Il dottore si commosse leggermente senza darlo a vedere "spero che si riprendera' e che potrete continuare a divertirvi in santa pace."
Jimin fece cenno di 'si' col capo e dopo un po' si volto' sul fianco destro per guardarmi nel letto accanto al suo.
Piu' mi guardava e piu' non poteva far a meno di piangere.
"Chisa' a cosa sta pensando, chisa' se mi odia adesso."

Il tempo passava velocemente e Jimin era tentato dal telefonare gli altri ma fortunatamente in Corea sarebbe stato notte e quindi decise di placare la sua idea e inizio' a fissare l'orologio, erano ormai le due del pomeriggio e lui non aveva piu' fame, nemmeno un po'.

一 Il suo sorriso, le luci di Seoul. 一 ParkJimin ➴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora