Capitolo 2

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SERKAN

Era il mio primo giorno di scuola in una città completamente nuova.
Nuove persone da conoscere, nuove strade da imparare, nuovi visi da guardare.

Questo cambiamento era dovuto all'imminente separazione dei miei genitori, con mamma che non sopportava più il fatto papà pensasse solo al lavoro e lui che non poteva fare a meno di tutto ciò.
Fred soffrì molto per la separazione perché nonostante tutto eravamo sempre stati molto uniti, nessuno poteva vivere senza l'altro ma, a quanto pare, dovevamo iniziare a farlo.
Proprio da ora, proprio adesso.

La mia vita a Jacksonville non mi dispiaceva.
Ero il ragazzo più conosciuto della scuola, ero il capitano della squadra di football ed ero il fidanzato di Tessa, capo cheerleader della squadra scolastica.
Tessa ed io ci conoscevamo da quando eravamo piccoli, da quando non sapevamo neanche parlare, e non ci saremmo mai immaginati che prima o poi ci saremmo innamorati. È stata una storia d'amore che faceva invidia al mondo.
Eravamo innamorati, eravamo sempre pronti ad aiutare l'altro e i nostri cuori battevano in simbiosi ma, nel giro di pochi giorni tutto andò in fumo, tutto venne eliminato dalla notizia del trasferimento.
Lei non riusciva a sopportare l'idea di una relazione a distanza così decise di prendere una strada di vita molto diversa dalla mia.
Jecksonville e la California non erano di certo a due passi l'uno dall'altra ma io ero disposto a provarci, ero disposto a rischiare tutto per lei, ma lei?
Era pronta a mettere tutto in gioco per noi?

Dopo la fine della relazione con Tessa iniziai ad essere molto scettico sulle storie d'amore.
Non avevo più voglia di innamorarmi, non avevo più voglia di sentire determinate emozioni, non volevo soffrire di nuovo e neanche lontanamente pensavo ad una nuova relazione qui in California.
Nessuna sarebbe mai stata Tessa, nessuna avrebbe mai conosciuto la parte più oscura di me, nessuna sarebbe più stata capace di rubarsi il mio cuore senza che io me ne rendessi conto.

Ma poi incontrai lei.
Una ragazza con i capelli lunghi mori, con occhi del medesimo colore ed un sorriso da togliere il fiato.

Non aveva sicuramente fatto una bella prima impressione al professore di matematica, era arrivata tardi il primo giorno di scuola, con i capelli scompigliati e con il fiatone di chi aveva fatto una maratona pochi minuti prima.

Io, da bravo studente, ero già posizionato in prima fila e, accanto a me , purtroppo o per fortuna, c'era un banco vuoto.

Affianco a lei c'era una sua amica, dai capelli color rame e con grandi occhi color miele.
Speravo con tutto me stesso che la ragazzina con i capelli scompigliati e con il sorriso mozzafiato si sedesse proprio al mio fianco, non desideravo altro, volevo Lei.
Era una ragazza diversa dalle altre, l'avevo intuito dal primo sguardo anche se, il suo non mi era stato rivolto.
Vestiva in modo diverso, non le piaceva apparire, preferiva passare inosservata.

Alzai lo sguardo con un po' di timidezza e vidi che si scambiava qualche parola con la sua amica dagli occhioni grandi proprio sulla soglia della porta.
Abbassai il viso proprio quando, per puro caso, la ragazzina dagli occhi profondi, incroció il mio sguardo.

Non era mio solito comportarmi così.
Timido non rientrava nei miei termini di descrizione.
Insomma sono sempre state le ragazze a corrermi dietro.
Ma cosa mi stava succedendo?

Perso nei miei pensieri non mi resi conto che, la ragazza che desideravo, si fosse seduta proprio al mio fianco.

Non mi salutò, non mi guardò, non mi sfiorò, si sedette lì proprio come se io non esistessi.
Questa cosa non mi faceva arrabbiare, anzi, mi attraeva ancora di più, avevo ancora più curiosità nel conoscere cosa si nascondeva dietro quel visino angelico.

Iniziò la lezione e non potei far altro che seguirla.
Al suono della campanella, che poneva fine alla lezione, la ragazza seduta al mio fianco si alzò di scatto ma feci in tempo a fermarla.

Ma cosa starò mai facendo?
Mi prenderà per pazzo o per qualcuno che ci prova spudoratamente, chissà quanti al giorno ne dovrà sopportare.

Pensieri lampo passavano per la mia testa ma nel frattempo avevo ancora il suo avambraccio tra le mani.

Le chiesi semplicemente come si chiamava, volevo solo un nome, un nome da dare a quel visino perfetto e a quel sorriso stupendo.
Lei mi rispose molto gentilmente ma notavo la timidezza e la tensione che c'era nelle risposte.
Mi liquidò in un batter d'occhio senza tante parole.

Cosa le avrò mai fatto?
Perché avrà reagito così?
Dovrebbe essere abituata a situazioni simili.

Il suono della campanella mi riportó nel mondo reale e mi recai immediatamente alla lezione successiva ma notai subito che lei, la ragazza perfetta, non c'era.
Durante l'ora di lezione i pensieri erano sempre gli stessi: Lei, lei, lei.

Cosa potevo fare per farmi notare e per non farle pensare che sono un maniaco?
Parlando con lei ci fu solo la conferma di quanto fosse diversa dalle altre.

Uscii dalla lezione e mi scontrai nel corridoio con una ragazza.
Era un viso familiare ma dove l'avró mai vista?

"Ehi scusami non ti avevo vista" gli dissi senza pensare.

"Non preoccuparti non è successo nulla" mi rispose gentilmente.

"Ti aiuto a prendere i libri" le dissi ricambiando la gentilezza.

"Non preoccuparti davvero."

La sua gentilezza iniziava ad essere disarmante.

"Scusami ancora ... "

Non sapevo come chiamarla, non ricordo di averla mai conosciuta.

"Carlotta, io sono Carlotta" mi incalzò subito.

"Scusami ancora Carlotta. Io sono Serkan"

"Piacere Serkan. Non ti avevo mai visto in zona, sei nuovo?"

"Si. Mi sono trasferito pochi giorni fa dalla Florida. Non conosco nessuno né tantomeno il posto" ammisi.

"Se vuoi ti posso far fare un piccolo tour e farti vedere più o meno i luoghi più comuni a noi ragazzi"

"Mi faresti un grandissimo piacere"

Ero davvero felice di averla incontrata, di aver incontrato una persona così disponibile e così gentile.
In Florida non sono tutti cosi ed è per questo che, la paura di non integrarmi, mi mangiava vivo.

"Bene allora scambiamoci i numeri e ci sentiamo oggi pomeriggio" continuai.

Proprio mentre ci stavamo scambiando i numeri arrivó Andrea.

Ecco che un insieme di immagini mi tornarono alla mente... Carlotta, Andrea, questa mattina, lezione di matematica...
Ecco chi era, l'amica di Andrea.
Ora iniziava ad essermi tutto più chiaro.

Cosa starà pensando Andrea in questo preciso momento?

Con mille pensieri salutai Carlotta e andai via.

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