Capitolo 17

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SERKAN

Quella canzone non l'avevo mai sentita prima d'ora ma il testo mi trasmise subito tante cose e mi ha fatto capire tutto quello che sarei disposto a fare per lei.
Son consapevole che il tempo passato insieme è poco ma con lei mi sento come se la conoscessi da una vita, così ho deciso di dedicargliela.

Cosa c'era di male nel dedicare una canzone?
Non c'era nulla di male, pensai.
Niente e nessuno poteva rovinare questo momento tanto romantico.
Le nostre dita incrociate, il suo viso rivolto verso il mio, i suoi occhi sulle mie labbra, era tutto praticamente perfetto.

Poi arrivò lei con il suo "ti adoro".
Cos'è "ti adoro"?
Ti adoro lo si dice ad un cane, ad un uccellino, ad una tartaruga, ad un pesciolino rosso ma non al tuo ragazzo.

Ma lei mi considerava il suo ragazzo?

Arrivammo a scuola ed io ero alterato.
Non riuscivo a guardarla in viso, non riuscivo a sfiorarla, non riuscivo a parlarle.

Ero stato esagerato? Ne ero consapevole ma era stata una reazione spontanea a tutto l'accaduto. Mi sentivo ferito.
Probabilmente voleva dire "ti amo" ma poi se ne uscì con quello stupido "ti adoro".
Preferivo continuasse a tossire invece di ferirmi in quel modo.

"Serkan ma cosa pretendi un "ti amo" dopo così poco tempo?" Mi domandò il mio subconscio.

Era una domanda lecita, non potevo e non volevo metterle fretta ma se era quello che realmente provava doveva avere il coraggio di dirlo.
Non ci si può vergognare dei propri sentimenti solo perché il tempo passato insieme è poco.

A scuola la incrociai un paio di volte.

La vedevo triste, non era più la ragazza che quando arrivava tardi a scuola aveva sempre e comunque il sorriso stampato in viso.

Ero stato io a renderla triste?
Ero stato io ad averla cambiata?
Era stata tutta opera mia?
Non riuscivo a vederla così.

"Ehi" le dissi incerto.

"Ciao Serkan"

Serkan?
Beh in fondo mi ha sempre chiamato così.

"Che hai?" Domandai.

"Letteratura inglese". Mi rispose seccata

"Non intendevo quello e lo sai benissimo" gli risposi fermamente.

"Mi chiedi cos'ho? davvero hai il coraggio di pormi questa domanda? Questa mattina ti sei arrabbiato con me per chi sa quale motivo, non mi dai spiegazioni, sei bravo a sorprendere, a baciare e ad abbracciare ma poi quando c'è da dar spiegazioni preferisci ignorarmi. Sei stato tutta la mattina a ridere e scherzare con quelle quattro oche che non fanno altro che girarti intorno da quando sei arrivato in questa città ma tu sei così cieco da non vedere nulla. Te ne sei accorto solo ora di come mi sentissi, solo ora sei stato in grado di avvicinarti, ma per cosa? Per chiedermi cos'ho? Serkan, vai al diavolo"

Quando disse quelle ultime parole prese per andarsene.

La bloccai.

"Mi sono arrabbiato per chi sa quale motivo? Forza Andrea lo hanno capito persino le mura di questo edificio" le dissi con il cuore che rischiava di uscire dalla gola.

"Sono così stupida che non capisco nulla, va bene? Ora devo andare."

"Devi andare? E lasciamo tutto così?" 

"Si. Sei stato in grado di lasciare così per tutta la mattina, non penso che ti cambi qualcosa." Continuava a camminare e a lasciarmi alle sue spalle.

Nessuno mi taglia corto un discorso così la presi in braccio e la portai fuori scuola.
Non mi interessava saltare una lezione e non mi interessava che lei perdesse quella stupida ora di letteratura inglese, mi importava solo di lei, di noi e della fine che avremmo fatto.

"Serkan mettimi immediatamente giù" urló.

"Non lo farò fin quando non saremo fuori da questa scuola."

Tutti i ragazzi ci guardavano interrogativi.

Quando arrivammo fuori in cortile, la posai giù come promesso.

"Serkan, tu devi smetterla."

"Smettere di fare cosa?
Di amarti alla follia? Di volerti tenere sempre con me? Di voler fare ogni minima cosa durante il giorno con te? Di pensare solo ed esclusivamente a te?
Si probabilmente dovrei smetterla ma dimmi tu come posso fare.
Come posso fare a smetterla di amarti?
Si Andrea, perché io non ti adoro, io ti amo e non vorrei mai che nessuno potesse mettere in dubbio tutto quello che provo per te.
Sei diventata l'ossigeno che respiro, ogni battito del mio cuore, la luce che al mattino mi sveglia e il sapore del bacio che vorrei per tutta la vita.
Non vorrei mai assaggiare labbra che non siano tue, non vorrei guardare altri occhi che non siano i tuoi e non vorrei avere dita incrociate alle mie se quelle non fossero le tue.
Ma purtroppo queste cose non le capisci.
Oggi mi hai detto "ti adoro"
Sai quando mi hai ferito con quelle parole? Sai come ci si può sentire quando la persona che si ama, dice semplicemente "ti adoro"?
Non lo potrai mai capire perché io già ti amo."

Presi e me ne andai.
Non volevo sentire una risposta, non volevo una risposta per pietà o per chi sa quale motivo. Volevo solo andarmene.
Al diavolo la lezione, al diavolo i professori, volevo solo andar via.

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