Capitolo 3

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ANDREA.

Tornata a casa la tavola era già pronta con il pranzo servito.
Mio fratello Tyler e mia madre Taylor erano già lì che aspettavano solo me.

"Allora tesoro, com'è andata oggi a scuola?" Mi chiese mamma molto curiosa.

"Bene, tutto bene. Abbiamo un professore nuovo di matematica, il professor Dempsey" le dissi.

"Ah sì? La mamma di Carlotta mi aveva accennato che ci sarebbero stati dei cambiamenti"

La madre di Carlotta, Sara, era la preside della nostra scuola.
Taylor e Sara sono amiche da quando andavano all'università e da quando siamo nate noi, l'amicizia è rimasta sempre molto forte.

"Ci sono ragazzi nuovi a scuola? Perché ho visto che una famiglia si è appena trasferita qui in California."

Mia madre sapeva sempre tutto, era come se avesse un piccolo radar incorporato.

"Si mamma" ammisi con un tono sconfitto.

"Ah e come sono?" Mi chiese molto incuriosita

"Non lo so mamma, lo sai che non do molta confidenza alle persone"

Cercai immediatamente di chiudere il discorso con quest'ultima dichiarazione.

Quando finimmo di pranzare sparecchiai la tavola e andai rapidamente in camera per studiare.
Terminai un paio d'ore dopo così, essendo ancora molto presto, andai a fare una camminata in città.
Mi misi le cuffie,  feci partire la playlist e uscii di casa.
Volevo isolarmi dal mondo, volevo stare sola senza nessun tipo di disturbo e questo era il modo perfetto, il modo che mi ha sempre aiutata ad andare avanti.

Passai davanti ad una caffetteria e di sfuggita notai due visi conosciuti.
Non volli fermarmi per indagare come facevo di solito così continuai a camminare come se nulla fosse.

Guardai l'orologio e vidi che era già passata un'ora da quando ero uscita di casa e, come se non bastasse, mi ritrovai una sfilza di messaggi e chiamate di mia madre.
Dovevo aspettarmelo, lei deve avere tutto sempre sotto controllo e questo era il modo che le restava per tenermi sotto le sue ali protettrici.
Svoltai al primo incrocio e tornai subito a casa.

Stava diventando buio man mano che camminavo e non amavo particolarmente stare in giro a quell'ora.

Mentre tornavo a casa però sentii un rumore. Iniziai ad avere paura e d'istinto accelerai il passo.
Il rumore continuava ad esserci ma con la musica non riuscivo a capire cosa fosse.

Qualcuno voleva farmi del male?
Qualcuno mi stava seguendo?
Tolsi subito le cuffiette e mi girai di scatto.

"Perché non vuoi parlarmi?" Sentii. prima di focalizzare bene la persona.

Qualche attimo dopo riuscii ad inquadrarlo.
Lo vidi.
Era lui.
Il mio cuore mancó di un battito.
Cosa voleva? Mi stava seguendo? Aveva bisogno di qualcosa?

Però quant è bello.
Il mio cuore iniziò ad accelerare.

"Ehi ciao ..." Non ricordavo il nome, com'era possibile?

"Serkan, sono Serkan. Non ti ricordi di me?" disse con un sorriso timido in viso.

"Sì certo mi ricordo."  Mentendo spudoratamente ma convinta che da quel giorno non lo avrei più dimenticato.

"Perché non mi rispondevi?" Mi chiese immediatamente

"Scusami ero con le cuffiette e non sentivo nulla" ammisi.

"Ah va bene, non preoccuparti. Scusami tu per averti disturbata." disse con fare dispiaciuto.

"Assolutamente nessun disturbo" risposi cercando qualcosa da dire per non far morire nel nulla la conversazione.

Lui continuava a fissarmi, come se avessi qualcosa di strano in viso, qualcosa che non andava.
Stavo iniziando a sentirmi a disagio, così cercai di tagliare corto.

"Avevi bisogno di qualcosa?" Domandai.

"No, non ho bisogno di nulla. Poco fa ho finito il giro della città con Carlotta. È davvero molto gentile" 

Ora stavo ricollegando tutto.
Ora ricordavo i due visi conosciuti che avevo per caso notato al bar.

"Si è una persona davvero buona e gentile con tutti" dissi interrompendo ogni mio tipo di pensiero.

"Ma è una tua amica?" Mi domandó

"Si" risposi senza esitazione.

"E come mai non sei venuta con noi oggi?"

Beh probabilmente perché la mia amica non mi ha detto praticamente nulla di cosa che dovevate fare.
Pensai.

"Avevo da studiare, mi dispiace"
In parte era vero, ma d'altra parte, dopo lo studio, avevo avuto tutto il tempo per stare con loro se Carlotta mi avesse detto cosa aveva in mente di fare con Serkan.

"Capisco. Potremmo uscire insieme qualche volta." Mi disse senza troppi giri di parole ed io rimasi paralizzata.

"Non lo so, sono sempre impegnata con lo studio" gli dissi mettendo le mani avanti.

Insisteva.
Non sapevo come comportarmi.
Nessuno mi aveva mai chiesto di uscire.
Si, lo so, sembra strano che in 17 anni nessuno mi abbia mai chiesto di uscire ma questa era la triste verità.
La triste vita amorosa di Andrea.

"Te lo chiedo perché non conosco nessuno." ammise.

"Un giorno ci organizzeremo e usciremo tutti e tre insieme. Va bene? Potremmo andare al cinema o semplicemente farci una passeggiata in centro."

"Veramente ci tenevo ad uscire solo con te" mi disse immediatamente.

Il mio cuore, a quelle parole, rischiava di uscirmi dal petto.

"Cosa scusa?" Riuscii a chiedere

Lo vidi in difficoltà, non sapeva cosa dire.
Pensavo fosse un ragazzo tutto d'un pezzo, molto sicuro di sè invece qui davanti a me stava titubando.
Prese un bel respiro e tutto d'un fiato disse qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

"Dal primo giorno che ti ho vista entrare in classe mi hai colpito. Non so perché e non so in che modo ma hai qualcosa che mi piace. Sei diversa".

"Scusa è molto tardi. Devo tornare a casa. Ciao Serkan" dissi mentre riprendevo pian piano il cammino pregando che i miei piedi non inciampassero tra di loro.

Non sapevo cosa dire.
Ero molto agitata.
Nessuno mai aveva provato interesse per me.

"Andrea, perché vai via?" disse quasi urlando.

"Scusami Serkan ma è davvero tardi e devo tornare a casa" dissi con lo stesso tono di voce.

"Ciao allora, ci si vede a scuola"

"Va bene, ciao Serkan."

Mi sentii molto a disagio.
Appena mi voltai per riprendere il cammino i sensi di colpa per averlo trattato in quel modo,  iniziavano a divorarmi.

Notai solo ora quanto fosse bello.
È alto, moro, con occhi profondi e un sorriso smagliante.

Era interessato.
Ma perché?
Cosa avevo?
Ero una semplice ragazza, invisibile a tutti.
Perché lui mi aveva notata?
Non potevo piacere ad un ragazzo del genere, non era possibile, non riuscivo crederci.

Eliminai tutti i miei pensieri e continuai a camminare verso casa.
Dovevo subito raccontare tutto a Carlotta.

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