Capitolo 9

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SERKAN

Quella mattinata scolastica era stata davvero pensante ma anche piena di emozioni.

Avevo davvero detto ad Andrea tutto quello che provavo.

Mentre tornavo a casa, iniziai a contare i minuti, iniziai ad essere nervoso.

Ero con il pensiero fisso su quella lettera.

Ma perché l'ho fatta?
Perché mi è venuta in mente questa terribile idea?
Serkan sei sempre il solito... Prima fai e poi ti penti. Pensai.

Non potevo far nient'altro che aspettare. Ormai quel che è fatto è fatto.

Arrivai a casa e pranzai molto velocemente.
Volevo andare subito a farmi una doccia rinfrescante, avevo bisogno di schiarirmi le idee, dovevo farlo.

Presi tutto il necessario e corsi subito in bagno.
Poco prima di pormi sotto il getto d'acqua sentii squillare il telefono.
Corsi velocemente in camera dove avevo lasciato il telefono e sperai con tutto me stesso che fosse lei.

"Pronto, Andrea?" chiesi senza neppure leggere il nome sulla schermata del telefono. Che idiota.

"No, sono il coach Thiago della squadra di football"

"Oh certo, mi scusi." dissi con un tono palesemente a disagio.

"Serkan ho una bella e una brutta notizia. Da quale vuoi iniziare?"

"Iniziamo dalla bella coach" dissi facendo prevalere il mio lato ottimista.

"Bene, sei entrato nella squadra" disse emozionato e tutto d'un fiato.

Ero davvero contentissimo. Nessuno poteva capire la felicità che provavo in quel esatto momento. In Florida ero il capo squadra e qui stavo ricominciando da zero.
Tutti i sacrifici era stato ripagati e di questo ne ero felice e soddisfatto.

"Grazie mille coach, non sa quanto questo mi renda felice"

"Ma le belle notizie non sono finite qui. Devo dirti anche che sei stato scelto come caposquadra"

Non potevo crederci.
Era impossibile.
Era impensabile per me diventare caposquadra a distanza di pochi giorni dal trasferimento qui in California.
Sapevo di essere bravo ma non di riuscire a scavalcare alunni che erano qui da anni.

"Non posso crederci coach"

"Credici Serkan. Pronto invece per la cattiva notizia?"

"Mi dica" dissi con un misto di paura e felicità.

"Il vecchio caposquadra si è fatto male durante l'allenamento e domani ci sarà una partita importantissima. Tu devi giocare. Non preoccuparti per gli schemi, te li spiegherò domani appena avrai un attimo di tempo. So che non è il massimo essere avvisati poche ora prima della partita ma abbiamo davvero bisogno di te"

Non potevo desiderare di più. Da quando sono arrivato la California mi stava dando solo tante soddisfazioni.

"Coach questa non potrebbe essere mai una cattiva notizia per me. Mi impegnerò al massimo. Sono pronto a vincere e a sostenere in tutto e per tutto i miei compagni di squadra."

"Allora come si dice?" mi chiese quasi urlando

"Forza West Cost" urlai, senza pensare di essere in casa, precisamente in camera mia, con un asciugamano avvolto in vita.

Questo era l'urlo della squadra. WEST COST.

"Bravo Serkan. Sono felice che tu sia nella squadra"

"Grazie mille coach, a domani" 

Chiusi la telefonata con una felicità in corpo non alquanto indifferente.

"SERKAN L'ACQUAAAAAA" urlò mia madre dalla cucina.

Avevo lasciato l'acqua della doccia aperta. Che sbadato.

Come ho potuto dimenticarla?

Mi fiondai subito in bagno per entrare in doccia.
Entro senza nessun'altra interruzione anche se, ad essere sincero, avrei voluto che arrivasse un messaggio di Andrea.

Mentre toglievo il sapone dal corpo sentii squillare il telefono.

Mi affacciai e vidi il nome.
Era Emre, un mio compagno di classe, frequentiamo lo stesso corso di letteratura.

Finii di fare la doccia, mi vestii e me ne andai a stendere a letto.
Ero stanco.
Stanco di aspettare qualcosa che non cennava ad arrivare, stanco di morire d'infarto ogni volta il telefono squillava e così decisi di addormentarmi un po'.

Mi svegliai di soprassalto dopo un brutto incubo, presi il telefono ed era passata solo mezz'ora da quando avevo chiuso gli occhi.

Davvero avevo dormito così poco?
Com'era possibile?

Rimisi il telefono sul comodino e richiusi gli occhi.
Non feci in tempo a prendere sonno che vidi il telefono illuminarsi.

Ecco, quello che aspettavo da ore. Ecco il suo nome, la ragazza di cui ero perdutamente preso. Era lei. Era Andrea.

Mi pizzicai il braccio per essere sicuro che non stessi sognando.
Era la realtà. Era tutto vero.

Aprii il messaggio

"Ciao Serkan, ho appena letto la lettera. Non mi piace parlare al telefono di queste cose perciò se ti aspetti che ti dica delle cose tramite questo stupido aggeggio ti stai sbagliando alla grande. Perciò vediamoci fra un'ora al parco vicino casa tua. Risolveremo ogni cosa."

Non sembrava averla presa bene questa lettera.
Sembrava arrabbiata, come se volesse porre fine ad uno strazio.
Ma perché?
Ero uno strazio per lei?
Non riuscirei a sopportare una cosa del genere.

Mi preparai con calma dato che avevo ancora una buona mezz'ora.
Quando fui pronto, mi spruzzai il Sauvage che tenevo sempre sul comodino e uscii rapidamente di casa facendo in modo che mamma non facesse tante domande.

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