Capitolo 30

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SERKAN

Aveva rifiutato il mio bacio.
Era stata la prima volta che rifiutava un bacio, era la prima volta che rifiutava ogni piccolo gesto di tenerezza.

Non vedevo più il motivo per cui restare lì.
Volevo andare via, volevo sparire, volevo andare da qualche parte ma ogni posto mi ricordava lei.
Passai vicino al parco e vidi la nostra panchina, rividi il nostro primo bacio, le nostre camminate mano per la mano.
Vedevo noi in ogni angolo della città.

Ero stanco, volevo stare in un posto tutto mio, un posto che non mi porta brutti pensieri, un posto dove posso rimanere solo con me stesso... questo posto si chiama casa.

Mi diressi verso casa sperando di non incontrare nessuno.
Nessuno doveva vedermi con gli occhi gonfi e rossi dopo il pianto, nessuno aveva il diritto di godere della mia sofferenza.

Arrivai a casa senza impicci, aprii la porta e vidi mia madre seduta sul divano che, alla visione della mia immagine, si alzò di scatto.

"Amore cosa è successo?" Mi chiese preoccupata

"Niente mamma, ero andato a fare un giro. Perchè?"

Non capivo cosa fosse successo.
Non era la prima volta che stavo fuori il pomeriggio, avevo una vita sociale già da un po' qui in California e mi faceva strano che mamma non ancora se ne fosse abituata del tutto.

"Amore ero preoccupata... mi ha chiamata persino Andrea chiedendo se tu fossi tornato a casa."

Andrea?
Perché aveva chiamato mia madre?
Perché era preoccupata per me?
Perché mi stava cercando?
Ero entrato in uno stato così confusionale che ogni cosa per me non aveva senso.

"Cosa? Perché?
Andrea è stata l'ultima persona che ho visto. Perché ti ha chiamata?" Le chiesi sbalordito

"Non lo so Serkan. Mi ha detto di chiamarla al tuo arrivo perché ti aveva visto abbastanza strano e scosso. Aveva paura che non tornassi a casa, penso"

Si, ero dispiaciuto, stavo male, stavo soffrendo, ma non potrei mai andar via di casa. Non potrei mai lasciar mia madre da sola a combattere contro il mondo.

"Ora la chiamo e le dico che sono a casa" le dissi per tranquillizzarla.

"Va bene tesoro. Appena finisci, vieni a cenare" mi disse sorridendo e felice di avermi lì con lei.

Annuii e salii in camera per chiamare Andrea.
Squillò mezza volta, non mi diede neanche il tempo di pensare a cosa dirle che rispose molto velocemente.

"Serkan, dove sei?" Mi chiese senza darmi tempo di parlare.

"A casa" le dissi

Aveva diritto a sapere solo questo.
Aveva chiuso con me, perciò non aveva senso sapere ogni minima cosa.

"E come stai?" Mi chiese appena finii di pronunciare la mia risposta.

"Bene"

Continuavo a risponderle molto brevemente.
Non sapevo se sarei stato capace a parlarle senza che la voce mi si spezzasse, senza avere il magone, senza crollare da un momento all'altro.
Avevo paura che lei sentisse la mia sofferenza, non volevo farle pesare nulla. Era stata tutta colpa mia, avevo sbagliato e stavo pagando.
Stavo pagando duramente quella bugia che le avevo detto, me lo meritavo.

"Serkan, ho paura" mi disse tutto d'un fiato.

Non credevo che la conversazione potesse prendere questa piega.

"Di cosa?" Le chiesi nel modo più tranquillo possibile cercando di trattenere le emozioni.

"Di perderti."

Perché mai aveva paura di perdermi?
Questo non sarebbe mai accaduto.

"Questo succederà solo se tu lo vorrai, altrimenti io sarò sempre qui, per te." Le confessai con il nodo in gola.

Era vero, ero lì per lei, ero lì solo ed esclusivamente per lei.

"Ho paura che lei possa portarti via da me. Ho paura che i tuoi sentimenti non siano mai andati via, e ho una maledetta paura di perderti."

Era in lacrime.

Non riuscivo ad immaginarmi una vita senza questa ragazza, senza il suo sorriso, senza le sue labbra, i suoi occhi, senza i suoi modi di fare, il suo toccarsi perennemente i capelli e senza i suoi occhi che vanno all'insù quando non è d'accordo con quel che si dice.

"Nessuno mi porterà mai via da te"
Le dissi mentre una lacrima mi rigava il viso.

"Sei sicuro?" Mi chiese come se non fosse totalmente convinta dalle mie parole.

"Si Andrea, io voglio solo te" le dichiarai.
Il mio amore per lei non sarebbe mai cambiato, nonostante tutto, lei era il mio sole. Lei illuminava le giornate, mi illuminava il cuore, mi faceva stare bene come nelle giornate d'estate.
Avevo, egoisticamente, bisogno di lei per stare bene.

"Allora scendi e baciami" mi disse chiudendo la chiamata.

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