Capitolo 32

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SERKAN

Era lì, davanti ai miei occhi, con quel suo vestito bordeaux che le arrivava sopra al ginocchio, con quel suo movimento sensuale ogni qual volta spostava il peso da una gamba all'altra e quella sua aria curiosa mentre guardava quella foto.

Dio, quella foto.

Perché era lì?
Avevo espressamente chiesto a mia madre di togliere ogni minima cosa, ogni minimo ricordo. Non potevo continuare a vivere con il senso di colpa, con quel peso sul cuore.
Avevo bisogno di andare avanti e Andrea era stata l'unica, pur non sapendolo, a farmi stare meglio.

Ogni volta che pensavo a lui puntualmente il mio cuore si spezzava e le lacrime iniziavano a venir fuori.
Era passato poco tempo dall'incidente, dalla sua scomparsa, dal mio assiduo dolore.
Era passato davvero poco tempo, ma lei aveva bisogno di sapere e io avevo bisogno di dirglielo.

"Lui era mio fratello" le dissi tutto d'un fiato.

Il mio sguardo continuava a puntare quel quadretto, continuava a fissare Ricky.
Lui, la persona più importante della mia vita, la persona che mi era sempre stata accanto nel bene e nel male, la persona che sarebbe stata in grado di prendersi tutte le colpe pur di difendermi, che si sarebbe fatta in quattro per me e che, fino a prova contraria, doveva starmi accanto per tutta la vita.

"Io senza di te, tu senza di me, mai."

Era quello che ci ripetevano ogni giorno, una cosa che dovevamo ricordarci sempre.
Era come un buongiorno, abitudinario ma mai scontato.

"Amore, io sono qui" mi disse, interrompendo ogni mio piccolo pensiero.

"Ricky era mio fratello. Era la persona con cui passavo la maggior parte del tempo, la persona con cui ho passato i momenti migliori della mia vita. Dalle serate alla PlayStation alle nottate passate svegli ad aspettare l'alba.
Quando dicevi Serkan dicevi Ricky.
Eravamo un'unica cosa"

Mi fermai per riprendere fiato, per trattenere le lacrime che minacciavano di uscire.
Ero tanto fragile che, anche un solo tocco, sarebbe stato in grado di uccidermi.

Lei continuava a guardarmi con occhi che trapelavano tristezza e che pregavano di continuare.

"Ma poi lui è morto in un incidente."

Mi fermai per un attimo e continuai.

"Guidavo io.
Una macchina ci stava sorpassando, non aveva calcolato bene i tempi e lo spazio ed è successo quel che doveva succedere.
Le due macchine hanno fatto un frontale ed io non ho fatto in tempo a frenare, a schivarli, a sterzare. Non sono riuscito a fare nulla.
È successo tutto così velocemente e
con la stessa rapidità, Ricky, non era più con noi.
È stata colpa mia."

Raccontarle tutto non era stato poi così difficile come pensavo.
Lei sapeva comprendere ogni mia piccola sfumatura, ogni mia piccola emozione.
Era la donna di cui avevo bisogno, nel bene e nel male lei ci sarebbe sempre stata per me.

"Non è colpa tua amore" mi disse, cercando di consolarmi.

"Se quel giorno non avessi insistito per uscire, tutto questo non sarebbe mai accaduto e Ricky, in questo momento, sarebbe qui con noi"
le dissi con lo sguardo perso nel vuoto e con la tristezza che, piano piano, si stava prendendo ogni cellula del mio corpo.

"No amore, non è stata colpa tua" continuava a ripetermi, ma nessuno sarebbe mai stato in grado togliermi questa convinzione.

"Tutti mi dicono la stessa cosa ma in quella macchina c'eravamo noi"

Ricordando l'incidente, lo sguardo era ancora perso nel vuoto, il cuore batteva per il semplice fatto che doveva farlo, respiravo per il semplice fatto che altrimenti sarei morto ma, io, non ero lì.
Il mio corpo era di fronte alla ragazza che amavo ma il mio cuore e la mia testa erano altrove.

"Amore, io sarò sempre al tuo fianco. Ricky farà sempre parte della tua vita in qualunque forma esistente, farà sempre parte di te. Lui è qui anche adesso. Non ti abbandonerà mai, ne sono sicura"

Mi aveva già abbandonato, ero già stato abbandonato. Senza di lui ero niente, senza di lui non sapevo neanche cosa significasse respirare.
Non aveva senso andare avanti.

Andrea cercava,in ogni modo, di farmi sentire meglio, cercava in ogni modo di starmi accanto.

Mentre continuavo a fissare il nulla, lei mi prese la mano e me la portò sul cuore.

"Lui è qui amore."

Quando finì di pronunciare queste ultime parole, mi stampò un lievissimo bacio sulle labbra.

Il sapore delle sue labbra, i suoi occhi dentro i miei, il suo corpo sopra al mio e la notte iniziava ad essere nostra.

YOU ARE MY SUNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora