Capitolo 6

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ANDREA.

Dopo aver saputo che Carlotta aveva dato il mio numero a Serkan ho aspettato un suo messaggio fin quando il sonno ebbe sopravvento.

La sveglia suonò senza sosta, dovevo alzarmi presto se non volevo arrivare tardi a scuola e fare l'ennesima figura davanti ai professori e ai miei compagni.

Andai rapidamente in bagno, mi buttai velocemente sotto la doccia, mi misi una tuta da ginnastica dato che alla prima ora avevamo educazione fisica, presi la borsa che avevo preparato la sera prima e via, giù per le scale.
Salutai tutti velocemente e partii con la mia vespetta.
Carlotta era già arrivata a scuola e mi stava aspettando, come sempre dopotutto.

Quando arrivai a scuola parcheggiai il motorino proprio vicino a quello di Carlotta, uno scarabeo rosa.
Lei era già all'ingresso che mi aspettava ma, pian piano che mi avvicinavo notavo una figura maschile proprio al suo fianco.
Non riuscivo a capire chi era.
Mi avvicinai e salutai con un sorriso.

"Ehi ciao Andrea" disse Carlotta.

"Ciao Carlo... Come stai?"

"Tutto bene" solita risposta di circostanza.

La figura maschile era ancora girata, stava parlando con altre persone che l'avevano appena fermato per chiedere qualcosa riguardante degli appunti scolastici.

"... Va bene, ciao ragazzi ci vediamo dopo" disse questo ragazzo al gruppo di amici che aveva intorno.

"Ciao Serkan ci vediamo"

Ecco chi era... Serkan.

Oh Serkan, perché questo nome mi perseguita?

Si voltò verso di noi e quando mi vide rimase immobile.
Non mi aveva proprio vista arrivare e rimase sorpreso di vedermi.

Quando il suo sguardo si posò sul mio mi sentii andare a fuoco.
Diventai rossa in un attimo.
Non sapevo cosa dirgli, la nostra ultima conversazione era stata alquanto imbarazzante per me.
Dovevo dargli una risposta?
Dovevo far finta di nulla?
Cosa dovevo fare?

"Oooh eccoti, ciao Andrea"

"Ciao Serkan"

"Che lezione hai adesso?"

"Ora educazione fisica tu?"

"Matematica con Dempsey"

"Bene, divertiti. Forza Carlotta andiamo altrimenti faremo tardi"

Presi Carlotta per il braccio e la trascinai con me.
Volevo scappare da quella conversazione, volevo scappare da quello sguardo che mi rapiva, volevo scappare dalla sensazione di perdermi nei suoi occhi.
Volevo scappare... e così feci.

Andammo negli spogliatoi e ci cambiammo molto velocemente, entrammo in palestra e iniziammo la lezione.

Finita la lezione Carlotta inizió l'argomento tanto temuto: Serkan.

"Andrea, ma cosa ti è successo questa mattina?"

"Niente perché?"

"Quando hai visto Serkan il tuo viso ha cambiato espressione e soprattutto colore"

"Colore?" chiesi spaventata.

"Sei diventata rossa"

"Ero imbarazzata dato che la mia presunta migliore amica ha praticamente dato il mio numero ad uno sconosciuto"

"Ma non fare la melodrammatica. Ma quale sconosciuto e sconosciuto. Viene a scuola con noi."

"Non ne voglio parlare"

"Ti piace Serkan" inizió Carlotta.

"No"

"Ti piace Serkan" continuava a canticchiare con un sorriso a 36 denti.

"Carlotta basta" la rimproverai

"Va bene però io sono sicura di questa cosa. Mi dispiace che non ti va di parlarne proprio con me" disse quasi rattristita.

"Carlotta non so cosa provo. Non so cosa fare e cosa dirti."

"Quando lo capirai, fammi un fischio"

Non risposi a quell'affermazione.
Non c'era tanto da capire ormai.
Serkan nel bene e nel male faceva già parte dei miei pensieri dal primo sguardo, da quando i nostri occhi si sono incontrati.

Ci cambiammo gli abiti da palestra e ci dirigemmo verso l'armadietto per prendere il libro di fisica.

Quando arrivai all'armadietto notai qualcosa di strano.
Mi sentivo strana.
Mi girai intorno ma non capii.

Ripresi a concentrarmi sul codice dell'armadietto.

Mi sentivo osservata.
Mi girai di nuovo e dietro di me c'era Serkan.

Lo guardai e mi sorrise.
Ricambiai entrambe le cose.

Aprii finalmente l'armadietto e una lettera cadde per terra.

Cosa poteva mai essere?
Chi mai me l'avrebbe potuta inviare?

Sarà sicuramente uno scherzo di Carlotta, ci metto le mani sul fuoco.

Presi il libro di fisica, raccolsi la lettera e mentre stavo per aprirla suonó la campanella.
Dovevo muovermi se non volevo che il professore si arrabbiasse e mi chiamasse per andare alla lavagna. Essendo molto timida non ci tengo particolarmente a queste scene dove la protagonista ha il mio nome e il mio aspetto.

Arrivai in classe giusto in tempo e Carlotta era già seduta al banco.
Vicino a lei c'era un posto vuoto e mi fiondai per sedermi al suo fianco.

Mi sedetti senza far tanto rumore e senza attirare l'attenzione.

"Carlotta cosa significa questa? Mi prendi in giro?"

"Cos'è?" Mi chiese incredula.

"Una lettera, scommetto sia tua"

"No Andrea credimi, non sono stata io" mi disse confusa.

Quando entrò il professore il nostro discorso fu immediatamente rimandato al cambio dell'ora.

Mi sembrava sincera quando mi disse che non era opera sua.

Durate la lezione iniziai a pensare e ad incuriosirmi.
Volevo leggere quella dannata lettera ma aprirla qui, in questo esatto momento, poteva comportare dei disagi micidiali come ad esempio il professore che si avvicina e, arrabbiato, comincia a leggerla davanti a tutti.

NO. Questo non doveva accadere.
Nè in quel momento, né mai.

Per evitare questo la presi e la misi nella tasca della giacca sopprimendo tutti i miei sensi di curiosità.

YOU ARE MY SUNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora