Capitolo 38

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ANDREA

"Mamma sei viva" dissi con l'emozione percepibile nel tono di voce.
Ero prossima al pianto, di sfogarmi totalmente, tutto quello che era successo sembrava solo un tremendo incubo.
Non mi era stato ancora detto niente ma sentivo che qualcosa di grave, oltre all'incidente, era accaduto.

"Quando mi hanno detto del tuo risveglio sono corsa subito da te. Erano ormai sette giorni che eri stesa immobile su questo letto. Stavo davvero iniziando a pens..." non finì di parlare che le lacrime iniziarono a sgorgarle.
Non l'avevo mai vista così nemmeno quando papà era morto.
Era sempre stata la più forte di tutte, non piangeva e cercava sempre di tenere il sorriso nonostante tutto.
Lo faceva per noi, per me e Tyler, per non farci soffrire, per non farci sentire incompleti.

"Mamma sono qui, tranquilla" le disse con un tono dolce, toccandole la mano per farle sentire realmente la mia presenza.

"Si amore mio, sei qui." Mi rispose con ancora qualche lacrima che scivolava sul suo viso.
Si era calmata, volevo chiederle se sapesse qualcosa, ma venni immediatamente interrotta dall'infermiera Alexandra.

"Salve" disse mia madre con tono preoccupato.

"Salve, sono l'infermiera di turno, Alexandra" disse rapidamente come se fosse una prassi.

"Io sono la madre" rispose impaziente di sentire buone notizie sulla mia salute.

"Abbiamo fatto tutti gli accertamenti e siamo venuti a conoscenza di un'alterazione dell'interazione tra la corteccia cerebrale e altre regione dell'encefalo. Questa alterazione porta alla perdita di memoria. Per lievi lesioni traumatiche, come in questo caso, la perdita di memoria è definibile transitoria, ciò sta a significare che ci sarà un graduale ritorno alle funzionalità normali." Disse in modo molto professionale.

Ero rimasta fissa solo su tre parole: perdita di memoria.

Non potevo crederci, avevo lasciato la mia vita proprio in quell'incidente, proprio in quell'automobile.
Mi sentivo crollare da un momento all'altro.
Non poteva essere successo a me, non poteva essere tutto vero.

'Ditemi che questo è solo un maledettissimo incubo.'
Mi accorsi, solo dopo aver pronunciato quelle parole, che questo non rimase solo un pensiero nella mia testa ma furono parole urlate bruscamente a mia madre e all'infermiera.

"Tesoro calmati, andrà tutto bene. È solo una cosa temporanea." Disse mia madre.
Non ci credeva neanche lei alle parole che stava dicendo.
Chi poteva assicurami che la memoria mi sarebbe tornata da un momento all'altro?
Chi poteva assicurami che, nel frattempo, Le persone mi avrebbero detto la verità sulla mia vita?
Chi poteva assicurarmi che la mia vita sarebbe tornata quella di una volta?

Nessuno poteva assicurarmi niente.

Dopo la notizia che ci aveva riportato l'infermiera, rimasi immobile, fissa su un punto, pensando alla mia vita.
Non avevo nulla a cui pensare, la mia memoria non mi aiutava.
Mi addormentai come se questo fosse l'unico modo per sfuggire dalla realtà.

*Ero in auto con un ragazzo, eravamo più che amici, non riuscivo a vedere il suo volto, non riuscivo a sentire la sua voce, potevo solo toccargli la mano. Era caldo, le sue mani erano possenti, grandi, sicure, mi facevano sentire protetta. Io cantavo a squarciagola la mia canzone preferita e, tutto ad un tratto, una macchina ci venne incontro con una velocità esagerata.*

Mi svegliai di soprassalto, con il cuore a mille e il respiro accelerato.

"Era un incubo Andrea" mi dissi tra me e me.
"Solo uno stupido incubo" mi ripetei, giusto per convincermi ancora una volta.

Era stato un incubo del tutto realistico, come se le cose fossero davvero andate così.

Con tutti i pensieri che invadevano la mia testa, non mi ero resa conto che una figura maschile era lì al mio fianco, seduto su una sedia, con gli occhi chiusi, le mani strette a pugno e braccia incrociate.
Un brivido mi attraversò il corpo.

Era bello, muscoloso e ben vestito. Aveva un viso dolce, con una mascella possente, delle braccia che ti incutevano paura ma con il quale, al tempo stesso, chiunque fosse stata avvolta da lui, si sarebbe sentita al sicuro.
Lo fissai incessantemente, come se fosse una divinità greca, come se, nessun ragazzo avesse mai raggiunto una bellezza del genere.

Cosa ci faceva qui?
Chi era?

Proprio quando mi domandai "chi era" mi tornò in mente qualcosa.
Era lui, si era proprio lui.
Ne ero sicura.

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