Capitolo 41

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SERKAN

Stavo perdendo le speranze, pensavo che ormai tra noi fosse tutto finito, che il destino in qualche modo ci stesse dicendo "basta".
Prima di abbandonare tutto però dovevo provare un'ultima cosa, non volevo avere rimpianti nella vita.

Entrai nella stanza dove in quel momento Andrea stava riposando e mi misi seduto sulla sedia che si trovava proprio al suo fianco.
La guardavo, la guardavo intensamente, era bella, bella da morire.
Quei lineamenti quasi perfetti, quelle sue labbra rosee, quel suo naso piccolino, quella sua mascella delicata e quelle sue sopracciglia espressive. La amavo in tutto e per tutto, ogni suo piccolo lato mi piaceva, ogni sua piccola smorfia mi faceva uscire fuori di testa.
Stavamo insieme già da 10 mesi ma continuavo ad apprezzare ogni piccola cosa come quando  per la prima volta la vidi e le afferrai il braccio, come quando l'unica cosa che volevo era lei.
Era stato tutto così bello fra di noi, il nostro primo contatto, il primo sguardo, il primo bacio, la prima dichiarazione d'amore, tutti quei gesti che possono essere ritenuti infantili ma che la facevano sentire una principessa.
Ecco era proprio questo quello che volevo, farla sentire bene, apprezzata, desiderata e amata.

Ogni donna merita essere trattata come se fosse la cosa più bella del mondo.

Continuavo a non toglierle lo sguardo di dosso ma la stanchezza di quei giorni si stava facendo sentire e senza accorgermene mi addormentai.

Ogni volta che chiudevo gli occhi però gli incubi si facevano spazio ed arrivavano dritto a me.
Dal giorno dell'incidente la mia vita crollava sempre più e non riuscivo a riprenderla in mano, a ridargli un senso.
Era sempre tutto così reale, il mio respiro iniziava con il farsi sempre più veloce, il sudore mi bagnava puntualmente le magliette e il risveglio era sempre più traumatico.

Mi svegliai un po' più calmo questa volta, con le mani sudate e il segno delle unghie incise sul palmo della mano, le braccia incrociate e il resto del corpo un po' dolorante per la posizione in cui mi ero appisolato.
Aprii gli occhi e vidi Andrea, stava guardando le mie mani, quasi non si era resa conto che mi fossi svegliato.

Avrà capito chi sono?
Si sarà ricordata qualcosa di noi?

Mi guardava con occhi curiosi, come se in quel momento qualche ricordo si fosse affievolito nella sua memoria ma puntualmente tutto fu smentito quando, nel salutarmi, mi rispose come se fossi un estraneo.

Le sue risposte fredde mi spezzavano il cuore, mi sentivo mancare la terra sotto i piedi ma dovevo ancora dirle una cosa.
Non sapevo in che modo pormi, se mi avesse creduto dopo ciò che le avrei detto e se mi volesse più rivedere dopo quel giorno.
Ma dovevo farlo, farlo per me, per lei e per noi.

Mi avvicinai a lei e le toccai la mano ingenuamente.
Iniziai il discorso che probabilmente era il più importante della mia vita, il cuore rischiava di uscirmi dal petto, e la mia voce tendeva a spezzarsi ad ogni singola parola pronunciata.

"Tu non ricordi chi sono io ma io ricordo benissimo chi sei tu..."

Ero ansioso, da un momento all'altro potevo perdere tutto, tutto ciò che stavo cercando da tutta una vita e che finalmente avevo trovato nel modo più naturale possibile.
Potevo perdere tutto, ma se non avessi fatto questo ultimo passo, avevo già perso in partenza.

"Non so se sia giusto dirti che noi..."

Il mio sguardo dal pavimento risalii direttamente su di lei.
Andrea aveva lo sguardo perso, non mi stava ascoltando, come se fosse in un altro pianeta.

Prima che potessi ricominciare a parlare, lei rivolse il suo sguardo verso di me sicuro e convinto.

"Serkan"

Aveva appena pronunciato il mio nome, si era appena ricordata di me. Era tutto così emozionante e senza accorgermene i miei occhi erano carichi di lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro.
Non riuscivo a contenere la mia gioia, la mia emozione ne tantomeno il mio amore per lei.
La baciai senza esitazione, con un pizzico di paura ma senza timore di una sua reazione.
Era stato un bacio liberatorio, un bacio che mi restituì un po' di vita, un bacio che fece stare bene me e lei.
I nostri respiri si facevano sempre più pesati, cullati dolcemente dal battito del nostro cuore e i nostri occhi chiusi come se questa fosse la cosa più desiderata.

Amavo quel momento, amavo il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi ha sorriso dopo che le nostre labbra si erano separate, amavo il tono della sua voce quando pronunciava il mio nome.
Amavo lei e amavo noi.
Meritavamo di stare bene, insieme.

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