Capitolo 27

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ANDREA

Non potevo crederci.
Era lui.

Perché, allora, questa mattina aveva finto di non conoscerla?

Perché mi stava mentendo su un qualcosa di così banale?

Iniziai a pensare che di tanto banale probabilmente non c'era nulla.
Da quel momento non potevo dar niente per scontato, niente doveva essere sottinteso e tutto mi doveva essere spiegato.

Avevo riposto, per la prima volta, tutta la mia fiducia su un ragazzo ma con la realtà dei fatti, mi sentivo solo una cretina.

Cosa c'era sotto questa bugia?
Cosa mi stava nascondendo?

Lei mi disse che stava seguendo il suo vero amore.
Il fatto che avevano avuto una storia era già palese ma il motivo di questa patetica scenetta non mi era tanto chiara.

Avevo iniziato le indagini e dovevo portarle a compimento.
Dovevo capire e, se questo ragazzo non era in grado di riuscirmi a dare delle risposte, dovevo trovarle da sola.

Mi alzai immediatamente dalla scrivania, lasciai che il computer si spegnesse automaticamente, presi la borsa e andai verso casa di Carlotta.
Mi serviva una spalla, una complice, un'amica e una sorella al tempo stesso e lei era la persona che racchiudeva tutto questo in un solo corpo.

Stavo iniziando ad avere seri dubbi sulla persona di cui ero follemente innamorata, sulla persona di cui più mi fidavo al mondo, sulla persona che mi stava spezzando il cuore.

Mentre camminavo verso casa di Carlotta, passai davanti allo Starbucks e decisi di fermarmi per prendere due Frappuccini.

Entrai e non riuscii a credere ai miei occhi.
Lui, la persona che in quel momento detestavo di più ma che allo stesso tempo non riuscivo a smettere di amare, era seduto al tavolo con Tony e, al suo fianco, una ragazza.
Non una semplice ragazza ma quella ragazza, la famosa ragazza, la nuova ragazza: Tessa

Le lacrime, iniziarono ad accumularsi ed involontariamente percorsero il mio viso nel vedere che, la persona con cui teoricamente stavo insieme, rideva e scherzava con lei e mi stava spudoratamente continuando a mentire.

Suonai il campanello per attirare l'attenzione di qualche cameriere ed immediatamente, davanti a me, arrivò lei, con la divisa, pronta a prendere il mio ordine.

"Ehi ciao cosa desideri?" Mi chiese con un sorriso smagliante.

"Due frappuccini grazie" le risposi freddamente.

Si mise velocemente a lavoro e in pochi minuti mi portò l'ordine.

"Ecco a te. Scusami ma posso farti una domanda?" Mi chiese molto curiosa.

"Dimmi" risposi ancora con un tono acido.

"Tu sei la ragazza di Serkan, giusto?"
Mi chiese senza far trapelare men che minima emozione.

Mi stava prendendo in giro?
Mi ero presentata a scuola giusto un paio d'ore fa, ha la memoria corta?

"Ex" risposi.

Pagai, presi e me ne andai.
Non avevo voglia di parlarne, non volevo guardarla e non volevo che Serkan mi vedesse li.

Mi diressi verso casa di Carlotta. Appena arrivai suonai il campanello e ad aprirmi fu il fratello di Carlotta: Patrick.

Lui era più grande di noi e all'età di 18 anni, dopo gli studi, decise di trasferirsi in Italia, precisamente a Milano.
Quando ero piccola, ero segretamente e palesemente innamorata di lui.
Ogni volta che andavo a casa della mia migliore amica, avevo il cuore che batteva all'impazzata, le gambe che tremavano e, ogni volta che ci sedavamo a tavola tutti insieme, mi sentivo morire.
Era stata la mia prima cotta adolescenziale, quella che ricorderai sempre, quella che, ogni volta che lo rivedrai, tornerai la bambina di sempre.

Quando lo vidi mi bloccai alla porta.

"Oh ma sei davvero tu? Andrea? Da quanto tempo che non ti vedo. Ma sei cresciuta tanto" mi disse con un tono squillante e gentile.

"Ciao Patrick, si sono io, tu come stai?" Gli chiesi imbarazzata.

"Tutto bene, forza piccolina, entra. Carlotta si sta preparando, aspettiamola dentro" mi disse dolcemente.

Piccolina.
Mi chiamava così da sempre.
Per lui sono sempre stata la sua piccolina ma all'epoca, non mi faceva lo stesso effetto che mi stava facendo ora.

"Andrea ma cosa stai combinando?" Mi chiese il mio subconscio.

Allontanai tutti i pensieri e mi sedetti sul divano con Patrick aspettando Carlotta.

"Invece tu, come stai?" Mi chiese.

"Io tutto bene." risposi timidamente.

"Che intenzione hai di fare dopo la scuola?" Mi chiese incuriosito.

"Andró in California per il collage" risposi mentre pensavo al mio futuro.

Lui iniziò a guardarmi intensamente, come se non mi riconoscesse. Erano passati 4 anni dall'ultima volta che ci eravamo visti.
Ero cambiata così tanto?

La nostra conversazione e i nostri sguardi vennero interrotti dall'arrivo di Carlotta.

"Andre perché non sei salita? Ti stavo aspettando." Mi chiese basita.

Mi stava aspettando?
Com'era possibile?
Patrick mi aveva detto che si stava preparando e che la dovevamo aspettare.

Lo guardai e lui mi sorrise imbarazzato.

Capii tutto e volli reggergli il gioco.

"Scusami Carlo, lo stavo salutando, sai, non lo vedo da tanto" mentii

"Forza vieni, abbiamo tante cosa di cui parlare, già sai" mi disse con uno sguardo complice.

Salutai Patrick e salii velocemente le scale per raggiungere Carlotta in camera sua.

Iniziai a raccontarle tutto cercando di non tralasciare nulla.
A partire dalle ricerche sul profilo di Tessa Montgomery fino al ritrovamento dell'assurda foto sul suo profilo. Le raccontai dell'incontro inaspettato in caffetteria, della domanda inaspettata da parte della ragazza, della mia risposta probabilmente esagerata e del dolore che stavo provando in quel momento.

Ma tutto venne interrotto da un messaggio, un messaggio che non avrei voluto ricevere, un messaggio il cui destinatario era più che indesiderato: Serkan.

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