Capitolo 31

747 98 22
                                    

Passarono i seguenti quattro giorni in ospedale. Callie era sempre stata affianco a Tristan, lo aiutava a mangiare e gli faceva compagnia. Ogni tanto lo andavano a trovare anche Jonathan e Madison, che però dormivano a casa di lei. Il quarto giorno andarono da Tristan e lo videro nella stanza a parlare allegramente con Callie, quando si accorsero di loro due si girarono verso di loro e sorrisero.

-Allora oggi arriva l'avvocato, sei in grado di parlarci Tristan?- gli chiese gentilmente Madison, mentre si sedeva su una poltrona e Jonathan faceva lo stesso.

-Certo. A che ora dovrebbe arrivare?- le chiese sistemandosi meglio sullo schienale del letto.

-Ha detto per le quattro, mancano soltanto dieci minuti. Le ho già detto in quale stanza dell'ospedale deve andare- gli comunicò Jonathan osservando l'orologio appeso al muro.

-È una lei?- chiese esterrefatto Tristan.

-Sì, si chiama Kate Wilstone. Dicono che sia la migliore, non ha mai perso una causa- continuarono a guardare impazienti l'orologio mentre l'ora si avvicinava.

-Vuoi che restiamo con te o che ce ne andiamo?- gli domandò Callie accarezzandogli una mano.

-Restate, tanto voi sapete quanto me- sorrise appena e si girò verso la porta. Un'ombra apparve dietro il vetro granuloso della porta, rendendo non visibile l'identità della persona che si celava dietro di essa. Si sentirono dei colpi alla porta e Madison andò ad aprire.

Appena la figura si rivelò essere una bellissima donna dai capelli castani e gli occhi scuri con pagliuzze azzurre, Jonathan si pietrificò e cominciò a fissarla.

-Salve a tutti, io sono Kate Wilston- sorrise gentilmente a Madison e le porse la mano. Lei gliela strinse ricambiando il sorriso, e così fecero Callie e Tristan. Poi arrivò il turno di Jonathan, lei gli sorrise ancora di più appena gli fu davanti, gli porse lentamente la mano e quando Jonathan gliela strinse, lei rafforzò la stretta. Quando staccò la sua mano, si girò verso Tristan, sfoderando un meraviglioso sorriso.

-Bene. Direi di cominciare, il processo è dopodomani- si sedette di fianco a Tristan e tirò fuori dalla borsa un foglio su cui prendere gli appunti, ed un registratore.

Fra domande e risposte di Kate e Tristan, erano passate due ore. Nessuno a parte loro due aveva fiatato, Callie, Madison e Jonathan erano rimasti in silenzio tutto il tempo. Ogni tanto Madison vedeva Jonathan fissare Kate, come se stesse cercando di capire qualcosa di lei, ma cercava di convincersi di non doversi preoccupare. Dopotutto anche lei si stava facendo un'idea di Kate, sembrava una donna davvero in gamba e professionale.

-Perfetto! Ho tutto quello che mi serve, il pubblico ministero mi ha riferito che il processo sarà alle dieci di mattina. Pensi di riuscire a venire?- osservò preoccupata le sue braccia ingessate, ma quando lo vide annuire, sorrise e si alzò dalla poltrona.

-Allora ci vediamo dopodomani- strinse di nuovo le mani a tutti e prima di andarsene sorrise a Jonathan, che ricambiò imbarazzato.

-Abbiamo già vinto! Mi pare che sia bravissima- esclamò Callie eccitata. In effetti era stata molto abile nel non far mettere a disagio Tristan mentre parlava, aveva un modo tutto suo di affascinare la gente e persuaderla.

-Speriamo...- sospirò Tristan. Rimasero in silenzio qualche secondo prima che Jonathan si alzò per parlare.

-Io e Madison torniamo a casa. Verremo a trovarvi domani pomeriggio, e qualche ora prima del processo vi passiamo a prendere- concluse prendendo Madison per mano. Dopo aver salutato Callie e Tristan, andarono in macchina.

Subito dopo averla messa in moto, Madison si girò verso Jonathan perso nei suoi pensieri.

-Cosa succede?- gli chiese accarezzandogli un braccio.

-È quella donna... Kate. Non lo so ma mi sembra di averla già vista, o mi ricorda qualcuno, ma non so chi. Comunque sia l'importante è che riesca a non mandare Tristan in prigione, poi tutto sarà risolto, non dovremo più preoccuparci di niente. Lui e Callie ricominceranno ad andare a scuola e ad avere una vita normale, mentre tu ed io...- lasciò sospesa la frase e svoltò a sinistra.

-Tu ed io?- lo invitò a continuare, leggermente infastidita dal suo modo di atteggiarsi quando non voleva affrontare un argomento.

-Lo sai, non ricominciamo questo discorso- chiuse un istante gli occhi e strinse un po' di più la presa sul volante, mentre Madison perdeva la pazienza. Pensava ancora a quel discorso, voleva davvero lasciarla una volta finita questa storia? Credeva davvero che lei glielo avrebbe permesso? Se pensava così, si sbagliava di grosso.

-Tanto non succederà- gli annunciò decisa, incrociando le braccia e mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

-Madison...- cominciò esausto Jonathan prima di parcheggiare davanti a casa.

-Madison niente, vedremo quello che succederà dopo il processo- uscì di fretta dalla macchina e si avviò verso l'entrata della casa, seguita poi da Jonathan.

Si insultò mentalmente per aver iniziato il discorso, ora Jonathan si aspettava che litigassero di nuovo.

Madison si sedette sul divano e accese la televisione, si fermò sul telegiornale che stava dando le notizie del meteo.

Jonathan si sedette di fianco a lei esitante e guardò a sua volta nervoso il meteo. L'atmosfera era tesa intorno a loro due, nessuno sfiorava l'altro o parlava. Quando Jonathan non ne poté più, prese il viso di Madison tra le sue mani e la baciò dolcemente sulle labbra. In un primo momento lei cercò di resistere ma si arrese e ricambiò il bacio, avvicinandosi a lui.

-Volevi sapere cosa sono?- le sussurrò sulle labbra Jonathan. Lei aprì gli occhi ed annuì. Si staccò da lei e la prese per mano, dirigendosi verso la camera da letto. Una volta dentro, invitò Madison a sedersi e lui tirò fuori da sotto il letto una scatola.

Si accomodò di fianco a lei ed aprì la scatola. Dentro ci trovò solo un pezzo di carta con i bordi inferiori frastagliatati, come se fosse stato strappato bruscamente.

-All'inizio ti sembrerà strano, ma prima leggi e se non capisci, ti spiegherò io- le diede il pezzo di carta in mano, che alla fine si rivelò essere di stoffa, come una pergamena. Madison spostò lo sguardo sulle parole e cominciò a leggere.

"All'inizio dei tempi, la Terra era popolata soltanto da animali e piante che si evolvevano diventando ciò che sono ora. Una notte d'inverno, un frammento di stella cadente cadde nelle acque di cui si nutriva il più vecchio salice piangente del pianeta. Si creò così un feto che sopravvisse grazie alle radici dell'albero stesso che lo nutrivano e l'aiutavano a crescere. Quando il feto crebbe, si staccò dalle radici e si tramutò in un'immortale forma umana."

Dopo aver finto di leggere, Madison si accorse che il racconto non doveva essere finito e che ne mancava un pezzo, ma ciò che aveva letto l'aveva resa ancora più confusa di quello che era.

Jonathan non aveva smesso di guardarla mentre leggeva, aveva osservato tutte le sue reazioni come per paura di quello che avrebbe potuto pensare. Ridiede in mano il pezzo di stoffa a Jonathan e lo guardò negli occhi.

-C-cosa significa?- gli chiese intimorita da quelle parole.

Lui le sorrise accarezzandole una guancia, abbassò per un secondo lo sguardo sospirando, e lo rialzò puntandolo di nuovo su di lei.

-Sono stato il primo essere umano della Terra, Madison-

****

Ciao!

Vi è piaciuto il capitolo?

Se volete che continuo la storia lasciate un mi piace ed un commento, grazie mille!

#Jadison #Callistan

Baci e pergamene a tutti :*

L'eternità di chi amaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora