Capitolo 74

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Sentì l'eco di un urlo nella sua testa.

Il suo? Quello di qualcun altro? Non lo sapeva.

L'unica cosa che riuscì a capire dopo essere svenuta fu che non si trovasse più nella casa di Callie e Tristan.

La guancia poggiava su un pavimento duro e freddo di pietra, riusciva a sentire l'aria gelida accarezzarle la pelle attraverso le fessure delle mattonelle.

Cercò di aprire gli occhi, aspettandosi di essere investita da una luce a cui i suoi occhi non si erano ancora abituati, e invece, si ritrovò sommersa nel buio.

Una glaciale e silenziosa oscurità.

Sopraffatta dal panico, cominciò ad arrancare all'indietro, aiutandosi con i gomiti, alla ricerca di un punto d'appoggio che le desse informazioni sul posto dove si trovava.

Si scontrò con la schiena con una parete altrettanto fredda e di pietra come il pavimento. Nonostante non vedesse niente, si alzò con l'aiuto delle deboli gambe, non ancora abituate al movimento e si tenne in piedi aggrappandosi ai bordi frastagliati delle pietre che componevano il muro.

Cercò disperata in ogni punto dell'ombrosa stanza un qualsiasi spiraglio di luce, quasi con affanno nel farlo, ma l'angoscia crebbe nel rendersi conto di essere veramente abbandonata in quel cupo spazio.

Chiuse gli occhi, cosciente del fatto che quello che vedeva non sarebbe cambiato, e disse l'unica parola che poteva farle sparire la paura per un istante.

-Jonathan- lo chiamò flebilmente, quasi come se lo invocasse.

L'idea di rimanere in quel posto da sola la terrorizzò a tal punto che il suo corpo cominciò ad essere percosso da spasmi incontrollabili, mentre il respiro aumentava la velocità.

-Jonathan!- urlò questa volta, ormai sull'orlo del pianto.

-Madison!- rispose lui in lontananza, con lo stesso tono disperato di lei.

-Dove sei?! Non vedo niente- chiese lui, calmandola con la sua voce.

-Non lo so, sono appoggiata ad un muro- piagnucolò lei, provando a staccarsi da esso per andare a cercarlo.

-Aspetta, arrivo io- lo sentì dire.

Il rumore di passi che si avvicinavano a lei le diedero la forza di avanzare nella stanza, fino a scontrarsi con qualcosa.

-Madison?- domandò il ragazzo toccandole alla cieca il corpo, nella speranza che fosse lei.

La ragazza, per risposta, lo abbracciò.

-Pensavo di essere rimasta da sola- mormorò con la testa racchiusa fra le sue braccia.

-Non l'avrei mai permesso- replicò Jonathan, dandole un leggero bacio sulla spalla.

Quando i due si staccarono, si sedettero a terra rimanendo l'uno affianco all'altro, così da non perdersi in quella stanza oscura.

-Cosa è successo? Non ricordo niente-

-Ero venuto a trovarti a casa di Callie, ma tu stavi dormendo e così ti ho lasciata in pace. Mentre tutti noi stavamo aspettando che ti svegliassi, abbiamo scoperto che Crystal aveva messo una cimice nel cellulare che mi aveva regalato. E' così che ci ha trovato e portato via- la voce di Jonathan era bassa e triste, ma come se nascondesse qualcos'altro.

-Tristan e Callie?- chiese lei.

-Non lo so. Prima di uscire da quella casa, siamo svenuti entrambi ed ora siamo qui- il ragazzo sospirò sconfitto e le prese la mano, stringendola dolcemente nella sua.

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