Dopo che Jonathan era andato a chiudersi in camera, lei decise che sarebbe ritornata nel suo appartamento per prendere tutte le cose che aveva, e portarle nella nuova casa. Prima di scendere passò di fianco alla sua porta, decidendo se avvertirlo che usciva o no.
-IO ESCO!- gli urlò da fuori, ma come si aspettava, nessuna risposta.
Sbuffò ed uscì dalla casa. Si era già fatta sera ma si riusciva lo stesso a distinguere gli alberi e la statua che risplendeva in lontananza. Mentre camminava per la foresta, pensò al fatto che non gli aveva ancora chiesto niente riguardo alla statua che sembrava raffigurarlo. Ma era ovvio che era lui. Il suo primo giorno nella foresta, quella statua sembrava aver preceduto il modo in cui Jonathan si sarebbe suicidato. Madison si sorprese di quell'ipotesi e cominciò a pensarci incessantemente, cercando delle spiegazioni logiche, che non riuscì a trovare. Rise pensando che una statua non poteva cambiare posizione in base al modo in cui una persona volesse uccidersi, era impossibile. In più le statue non si muovevano da sole. Da giorni non finiva di farsi domande che continuamente le vorticavano nella mente.
Dov'era finita la sua telecamera? Suo fratello era ancora sulle sue tracce? In che modo avrebbe guadagnato dei soldi? Beh quello era semplice, per un periodo non sarebbe più andata a scuola così che non avesse inoltre, la possibilità di rincontrarlo. Così decise che sarebbe andata a lavorare da qualche parte, magari come inserviente o cameriera. Passando di fianco alla statua la vide in tutta la sua magnificenza, che possedeva sempre del resto, e si fermò ad osservarla come faceva ogni volta che ci si imbatteva. Sembrava non aver cambiato posizione, stesse mani che stringevano con forza i capelli in segno di disperazione e stessa schiena ingobbita coperta di graffi. Era normale... certo, normale era un parolone, non si trovavano spesso delle statue che cambiavano posizione da sole e che raffiguravano una persona ancora viva.
Quando arrivò all'uscita della foresta si bloccò, andandosi a nascondere dietro un albero. La macchina di suo fratello era davanti al condominio e dentro sembrava non esserci nessuno, così immaginò che lui fosse già dentro. Inspirò leggermente mentre accettava la chiamata di Callie al cellulare.
-Ehi... c-ciao Madison...- la sua voce era diversa, come se riuscisse a malapena a parlare. In più pareva che singhiozzasse.
-Che succede? Stai bene?- le chiese allarmata, osservando la finestra coperta dalle tende del suo appartamento.
Ci mise qualche instante a rispondere, come se stesse ascoltando una risposta che qualcuno le stava suggerendo.
-I-io? Si... sì benone- no, non stava bene.
-Callie... so che c'è qualcuno che ti sta suggerendole risposte... chi è?- ma ormai sapeva già chi era.
Non rispose. Poi qualche secondo dopo la sentì urlare.
-MADISON TI PREGO, AIUTAMI! È TUO FRATELLO! MI STA TENENDO PRIGIONIERA NEL TUO APPARTAMENTO!- poi si sentì il rumore di uno schiaffo.
-DOVEVI STARE ZITTA!- la chiamata terminò. Era suo fratello.
Ora. In quel preciso istante, tutto dipendeva da lei. Poteva chiamare la polizia, ma non sarebbe arrivata in tempo perché Rory non la ferisse o peggio. In più la centrale era a più di mezz'ora dal palazzo in cui era.
Doveva andare ad affrontarlo una volta per tutte, ma non poteva da sola. Così si rivolse all'unica persona che conosceva e di cui, stranamente, si fidava. Corse il più veloce possibile verso la casa nella foresta e picchiò il pugno contro la porta della sua camera, urlando.
-JONATHAN! JONATHAN TI PREGO APRI!- lo vide aprire la porta con il terrore negli occhi, ma quando la vide davanti a lui sana e salva, un pizzico di quel terrore sembrò svanire.
-Che succede? E perché urli?- le chiese uscendo dalla stanza.
-Ho bisogno che mi aiuti! Mio fratello tiene in ostaggio una mia amica nel mio appartamento, ti prego ho bisogno che mi aiuti in qualche modo ad affrontarlo, ti supplico- ormai stava per piangere. Non le importava se lui la vedeva, quando c'era di mezzo suo fratello lei piangeva sempre.
Jonathan si passò le mani sul viso stanco alzando gli occhi al cielo, ma alla fine prese la giacca e la seguì.
Ora erano tutti e due davanti al palazzo. Fecero le scale e con un calcio, Jonathan buttò giù la porta dell'appartamento.
Quello che Madison vide la paralizzò all'istante.
Callie era imbavagliata e legata al letto, mentre Jonathan le puntava una pistola alla testa.
Madison non sapeva che suo fratello fosse in possesso di una pistola e per di più, carica.
Appena Callie la vide, cercò di urlare verso la sua direzione, ma con il pezzo di stoffa in bocca, uscivano solo dei mugolii forzati. Jonathan sembrava calmo al suo fianco, in quell'istante invidiò il suo autocontrollo. Poi suo fratello parlò.
-Madison! Eccoti qui finalmente, ci stavamo chiedendo perché ci stessi mettendo così tanto...- sorrise per poi alzarsi e togliere la pistola dalla testa di Callie.
Cominciò ad avanzare verso di loro, con la pistola al suo fianco.
-E lui chi è?- le chiese indicando con la pistola Jonathan.
-Lui... lui è un mio amico- quando lo disse notò Jonathan aprire di poco la bocca inspirando profondamente e fremendo leggermente gli occhi.
-E da quando in qua hai amici tu?- rise mentre le prendeva il braccio e la trascinava verso la sedia al centro della stanza.
-Ora tu, piccola stronza, ti siedi qua e rimani in silenzio, da brava- la buttò sulla sedia e puntò la pistola verso Jonathan.
-Tu invece, sei ancora in tempo per andartene e lasciarci fare la nostra chiacchierata in famiglia senza dire niente a nessuno. Non credi sia conveniente per entrambi?- Jonathan era inespressivo sulla soglia della porta, l'unica cosa che guardava era la pistola. Madison pensò di aver sbagliato a portarlo con lei, conoscendo le sue tendenze al suicidio. Pensò al peggio, preparandosi al colpo di pistola che sarebbe partito e avrebbe preso in pieno petto Jonathan, così si girò verso Callie mimandole uno scusa mentre chiudeva gli occhi.
Un colpo. Due colpi. Tre colpi.
Quei tre spari le perforarono le orecchie stordendola un momento.
Quando alzò lo sguardo si aspettò di vedere il corpo disteso di Jonathan ricoperto di sangue, e così fu.
Le braccia inerte sopra la testa, la bocca aperta da cui continuava ad uscire sangue e gli occhi rovesciati all'indietro. Uno spettacolo orribile. Avrebbe potuto conoscere quel ragazzo che la affascinava così tanto e che l'aveva salvata la prima volta, restituendole il favore. Ma si costrinse a credere che ora lui era lì, morto. E che lei non poteva più restituirgli il favore di averla aiutata così tante volte.
-Scherzetto, doveva andarsene prima- si girò verso Madison con delle gocce di sangue sulla faccia.
-Ora a noi due sorella- le puntò la pistola alla testa.
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Sto piangendo, ve lo giuro...
SPOILER SHADOWHUNTERS
Per chi ha letto Shadowhunters sa che veder morire Jonathan due volte ti distrugge l'anima...
FINE SPOILER
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Auto risposta: NO T.T, il mio Jonathan T.T
Se volete che continuo la storia lasciate un mi piace ed un commento, grazie mille!
Baci e lacrime a tutti :*
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L'eternità di chi ama
FantasíaDa un catastrofico incontro in un'oscura foresta, Madison Vallen e Jonathan Irven si ritrovano immischiati in rapimenti, agenti della polizia alle calcagna, una strana polvere azzurra, baci rubati e parole mai dette, segreti e bugie. In tutto questo...