Capitolo 50

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-Callie non risponde- Jonathan continuava a tamburellare nervosamente le dita sul tavolo, mentre l'altra mano teneva la presa salda sul telefono fisso di casa. La sorella al suo fianco, parlava al cellulare con una persona che Jonathan non conosceva, ma non le diede importanza.

Dopo tre squilli, una voce dichiarò spento il cellulare di Callie e Jonathan riattaccò brutale la cornetta. Si coprì il viso con le mani e sospirò disperato. Ogni volta che qualcosa sembrasse andare per il verso giusto, tutto si complicava ancora di più, mandandolo all'esasperazione.

-Sì... credo oggi... sì, ma comunque tu avvertimi... certo... d'accordo... ciao- una volta chiusa la sua telefonata, Crystal si girò verso di lui.

-Allora, da dove vogliamo cominciare per salvare Madison?-

-E' questo il problema... non lo so. Callie non può neanche aiutarci ed io... io non... ho così paura... mi sento inutile... e...- Crystal si lanciò su di lui per stringerlo fra le sue braccia.

-Sta calmo, calmo Jonathan, tranquillo. Vedrai che ritroveremo Madison e per farlo non dobbiamo abbatterci così- gli accarezzò la testa e Crystal lo sentì ricambiare la stretta, un gesto d'affetto che mai Jonathan si sarebbe aspettato di ricambiare a qualcuno che non fosse Madison.

-Che ne pensi di andare nel posto dove vi hanno presi la prima volta, hai ancora il foglietto con l'indirizzo?- Jonathan tirò fuori il pezzo di carta e lo porse a Crystal. Gli sorrise e prese la borsa insieme alle chiavi della macchina.

Guidarono fino al capannone abbandonato, all'entrata era ancora parcheggiata la macchina con la quale Jonathan e Madison erano andati in quel posto la prima volta.

Per tutto il tempo del viaggio non aveva fatto altro che chiedersi come stesse e cosa le avessero fatto per quei giorni passati, e mai si era dato risposta per il terrore di tutti gli scenari che si erano formulati nella sua mente. Il giorno dopo che Damian lo aveva cacciato dall'enorme palazzo, Jonathan aveva subito provato a chiamarla ma quando la segreteria gli aveva detto che il suo cellulare era spento, era andato nel panico, si era domandato come avrebbe potuto tenerla d'occhio, come avrebbe potuto aiutarla, come avrebbe potuto risentire la sua voce, come?

Scese dalla macchina, scuotendo il capo per togliere quei pensieri dalla mente e renderla il più lucida possibile. Vagarono per un po' di minuti dentro il deposito vuoto, non trovandoci niente di utile al suo interno; ma mentre ritornava alla macchina, Jonathan notò delle macchie nere a terra.

-Crystal! Vieni a vedere!- urlò per farsi sentire in lontananza. Quando lei lo raggiunse, appoggiò la mano sulla sua spalla.

-La macchina che ha lasciato queste macchie perdeva olio, e quella che avevamo usato io e Madison non lo faceva- ammise Jonathan, il suo petto si alzava e abbassava velocemente per l'eccitazione di aver trovato qualcosa per condurlo da Madison.

-Ottimo lavoro! E' un indizio. Possiamo provare a seguirle e vedere dove ci portano-

-Callie? Callie dove sei?- Tristan aprì gli occhi per vedere il nulla, solo nero. Era seduto a terra con le mani legate dietro la schiena, ma appena riprese del tutto i sensi, avvertì una presenza alle sue spalle.

-Callie, sei tu quella alle mie spalle?- la voce di lui tremava, ma lo sguardo si spostava da un punto nero ad un altro con decisione.

-No, sono Batman. Certo che sono io Tristan- Callie lo sentì sospirare sollevato.

-Fantastico insomma, abbiamo trovato Madison-

-Se non fosse che siamo imprigionati in una stanza buia e legati assieme-

-Preferivi essere imprigionata con qualcun'altro? Magari un certo Jamie- Tristan ridacchiò, contagiando per poco anche lei.

-Nei miei sogni purtroppo, comunque ora dobbiamo liberarci- Callie cominciò ad armeggiare con la corda che li legava, ma risultò del tutto inutile.

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