Come l'aereo si ferma all'aeroporto Marco Polo di Venezia, recupero le mie cose e seguo le altre persone nella solita fila indiana che si crea ogni volta che si deve scendere da un mezzo.
So di avere gli occhi rossi e gonfi, di avere ancora la riga delle lacrime su una guancia e il naso rosso.
La gente mi osserva, e molto probabilmente mi compatisce. Due uomini quando hanno visto la mia faccia mi hanno addirittura lasciata passare.
Penso che tutti su questo aereo abbiano capito che per me ci sono in ballo problemi di cuore.
Maledizione!
Sul pulmino che mi porta dall'aereo all'aeroporto mi pulisco le lacrime e mi soffio il naso. Sono già in uno stato pietoso, e non vorrei mio padre mi ci vedesse. Ma siccome non ho altra scelta mi limito a rendermi il più presentabile possibile.
Al recupero bagagli aspetto una vita prima che arrivi la mia valigia, e una volta recuperata mi dirigo verso l'uscita.
Come supero le porte trovo mio padre che mi attente. Ha un'espressione preoccupata, e non gli si può dar torto, ho chiamato all'improvviso, in lacrime avvertendo che sarei rientrata il pomeriggio stesso. Ed ero ripartita solo il giorno prima.
-Tesoro...- come mi vede mi viene in contro e mi abbraccia forte, e io non posso fare a meno di rimettermi a piangere -Va tutto bene, ok? adesso andiamo a casa, che la mamma ti aspetta- mi prende la valigia grande di mano e insieme ci avviamo verso l'uscita.
Durante il viaggio in auto mio padre cerca di distrarmi raccontandomi come è andata la partita di rugby della sera prima, gli faccio sempre cenno con il capo ma in realtà non sto ascoltando nemmeno una singola parola di quello che mi sta dicendo.
Però una cosa devo riconoscergli: è riuscito a farmi smettere di piangere.
Come arriviamo a casa, mio padre quasi non fa in tempo a parcheggiare l'auto nel cortile che mia madre si precipita fuori e mi viene ad aprire la portiera.
Come esco mi stringe in un abbraccio quasi soffocante.
-Mamma, non sono stata ferita in guerra...- mi lamento tra le sue braccia
-Lo so scema, è che...ero preoccupata, sentirti piangere in quel modo...-
Le parole di mia madre mi fanno venire in mente nuovamente quello che è successo alla mattina, e di conseguenza ricomincio a piangere.
-No dai...- mi conforta mia madre -Agata, mi fai stare male anche me se fai così...- La sua uscita, se possibile, mi fa piacere ancora di più.
-Fa male mamma. Io non volevo...ma era la cosa più giusta...- singhiozzo
-Lo so tesoro. Lo so...- risponde lei accarezzandomi la testa
-Come lo sai?- Come sento le sue parole mi stacco dal suo abbraccio e la guardo negli occhi
-Andiamo dentro...i vicini ci stanno osservando, e la cosa mi urta i nervi...- dice prendendomi delicatamente per un braccio e tirandomi verso le scale di casa.
Come supero la soglia di casa vengo invasa dal profumo di casa mia. Caldo e confortante.
Mi tolgo le scarpe e le infilo ordinate nella scarpiera del corridoio, poi vado in sala e mi butto comoda sul divano, dove mia madre mi sta già aspettando.
-Cosa sai?- chiedo a mia madre
-So dell'intervista e di quello che ha detto Niall...- spiega
Ok. E come fa a saperlo? Lei che di inglese non ne sa un cappero.
STAI LEGGENDO
my new direction ||1D
FanfictionAgata, una ragazza di 22 anni incontrerà per puro caso gli One Direction. Sono in Italia per una breve vacanza da tour, interviste e registrazioni. Lei non è una loro fan, o almeno non quando li incontra ma poi tra risate e divertimenti, canzoni e u...