"Stefano posso entrare?"

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Eleonora
"Stefano posso entrare?" sussurro accanto alla porta del bagno.
"Vattene" risponde la voce bassa e roca del ragazzo dall'altra parte della parete.
"Se non mi fai entrare chiamo i pompieri e faccio sfondare la porta" dico con tono minaccioso, ma la cosa più bella è che non scherzo.
"Non lo faresti mai" risponde il ragazzo quasi annoiato.
"Oh, si che lo farei e lo sai benissimo Stefanino, quindi adesso tu apri e mi fai entrare" dico cercando di far trasparire dalle mie parole la maggior quantità di persuasione possibile. Sento un fruscio nel bagno, Ste' apre il rubinetto, muove qualche passo strascicato e poi sento la serratura scattare e la porta si apre. La socchiudo quel poco che mi permette di passare e la richiudo subito alle mie spalle. Stefano è seduto rannicchiato nell'angolo, i capelli ancora gocciolanti, il viso bagnato sicuramente di recente; si tiene le ginocchia strette al petto tenendole con gli avambracci e guarda il vuoto, gli occhiali leggermente storti e lo sguardo perso e trasudante di dolore. Mi avvicino e mi siedo accanto a lui guardando lo stesso punto in cui ha fisso il suo sguardo.
"Cosa c'è che io non vedo lì?" sussurro spostando lo sguardo sugli occhi verdi dietro le lenti degli occhiali dalla montatura scura del ragazzo accanto me.
"La persona che amo, che mi respinge" sussurra di rimando e due lacrime sfuggono dagli occhi traboccanti di cristalli di tristezza.
"Le persone che fraintendono i miei gesti, Sabrina che mi urla contro, Sal che minaccia di sfondare la porta ma non lo fa, il bacio di Sascha in ospedale..." dice fermandosi per un singhiozzo che gli strozza la gola e gli impedisce di finire la frase.
"La persona che ami e ti ha respinto è Marina, vero?" chiedo sicura della risposta che però tarda ad arrivare, gli occhi di Ste' si fanno più profondi e più scuri, diventano due pozzi di cui non si vede il fondo, di cui non si riesce appieno a determinare il dolore.
"Si, è per lei" sussurra con voce flebile e spezzata.
"Tra un po' di tempo riuscirai a sopportare tutto questo, diventerai abbastanza forte da sorridere al suo ricordo. Per adesso devi solo tenerti impegnato, non pensare alla Marina, anche se ne vale la pena, non è più affar tuo, capisci?" chiedo a Ste' che annuisce piano per poi scoppiare in un pianto disperato. Mi avvicino, sciolgo le sue braccia che stringevano le sue ginocchia al suo gracile petto, con un gesto delicato e lo avvolgono in un abbraccio vero, sincero, che lo riscalda e lo calma a poco a poco.
"Per Sabrina, le passerà, è stato solo un incidente" queste parole invece di calmarlo provocano un altro accesso di pianto isterico che si calma dopo molte parole rassicuranti sussurrate tra i capelli del ragazzo e dopo essermi quasi consumata le braccia a forza di tenerlo stretto.
"Le passerà, tranquillo. Per quanto riguarda Sascha, non crede che tu lo abbia fatto apposta, capisce, non darà peso alla cosa non preoccuparti, sarà esattamente come prima, amici, fratelli" aggiungo e a Ste' scappa un gemito strozzato, come quello di un animale ferito gravemente. Lo riconduco al fatto che non si fiderà delle mie parole, che crede che nulla tornerà come prima. Poco dopo mi appoggio di nuovo al muro e Ste prende possesso della mia spalla alternando crisi di pianto in cui torno a cullarlo tra le mie braccia e attimi di relativa tranquillità in cui si crogiola con lo sguardo che guarda chissà cosa, nel suo dolore. In fine, stremato, i capelli finalmente asciutti e arruffati, le guance rosee, gli occhi rossi e gonfi, si addormenta. Lo scuoto piano e leggermente sussurandoli di svegliarsi. A questo punto si lascia guidare, come un bambino piccolo, in camera sua, sotto le lenzuola, si rannicchia e si addormenta del tutto. Fermo le domande che stavano per sgorgare dalla bocca di Sal appena mi ritrova in camera di Ste', che gli rimbocco le coperte e gli faccio segno di andare in salotto, dove potremo parlare liberamente.

Salvatore
"Cosa è successo?" chiedo appena Eleonora si richiude la porta alle spalle.
"Ha pianto un po'. Si sentirà meglio. Li passerà" mi rassicura sedendosi sul tavolo ingombro di buste della spesa piene di cose da sistemare.
"E Sascha?" mi chiede e nei suoi occhi verdi leggo il sincero e amichevole interesse per le persone che sono importanti per me.
"È in camera mia, dorme anche lui. Ha la febbre altissima, fino ad adesso ha continuato initerrottamente a parlare nel sonno. Blaterava di una certa ragazza che doveva scrivere un certo capitolo, ( *vocina fuori campo*: ogni riferimento a serenatolla è puramente voluto), non capisco" ridacchio
"Non scende?" chiede.
"Se non espliciti il soggetto io non capisco" sorrido avvicinandomi piano a lei, che allarga le gambe permettendomi di avvicinarmi di più e posare le mani sulla sua vita.
"La febbre non scende?" ripete, questa volta più chiaramente, alzando gli occhi al cielo.
"Sì,  ma ci vuole tempo e calma, quello che non ha avuto fino ad adesso" spiego perdendo completamente interesse per i due amici malconci e dormienti, concentrando l'attenzione sulle labbra rosee della mia ragazza a pochi centimetri dalle mie.
"Serve tempo" sussurra distrattamente anche lei. Ci avviciniamo baciandoci nel più dolce dei modi possibili. Mi sfugge un sorriso ebete quando vedo Eleonora che incurva le labbra felice. Le bacio prima la guancia, poi il mento, per discendere lungo il collo, lasciando piccoli baci umidi. Bacio la clavicola pronunciata per poi risalire alternando baci a piccoli e innocui morsi. Eleonora sposta le mani nei miei capelli agrovigliandoli. Mi tira leggermente la testa indietro per lasciami sulle labbra un altro bacio delicato.

Salve salve salve.
In questo capitolo COSE.

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