L'indirizzo dei Mates

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Marina
Esco dal portone del palazzo guardandomi intorno. Fa maledettamente freddo. Mi stringo nella sciarpa e cammino frettolosamente per un paio di isolati prima che il cellulare squilli.
<<Dietro di te>> dice la voce di un uomo dall'altra parte del ricevitore. Chiudo la chiamata e mi volto, notando effettivamente quello che stavo cercando: un bmv nero lucente parcheggiato un paio di macchine più in là.
Mi avvicino velocemente e dato che ho le mani complamente congelate e intorpidite, riesco a mala pena ad aprire la portiera per infilarmi dentro. L'interno profuma di pelle e soldi. Per l'ennesima volta mi sorprendo a pensare da dove arrivi tutta questa ricchezza. Un padre molto generoso e molto, molto meno presente? Una fortuna ereditata da chissà quale parente sconosciuto? Culo? Ufo? Illuminati? Al diavolo, è l'ultima cosa che mi interessa ora.
<<Mi hai interrotto nel bel mezzo di una cena. Spero sia importante>> dico fredda incrociando le braccia al petto e cominciando a godere del caldo immesso nella macchina dalle bocchette dell'aria.
<<Ti è mai risultato che ti interrompessi nelle tue commissioni vitali per un nonulla?>> risponde lui caricando le parole di pesante sarcasmo e guardandomi con uno sguardo truce che non augurerei a nessuno. Rabbrividisco. Gesù se non è inquietante. Mi sporgo oltre il cambio e poso le labbra sulle sue. Sento i suoi muscoli irrigidirsi, la forza che sprigionano e la freddezza glaciale di chi li possiede. Non penso ci sia una sola cosa al mondo che smuova i sentimenti di questo ragazzo.
Lui non è il tipo che venderebbe la propria madre per un soldo. Lui è il tipo di persona che ucciderebbe la propria madre senza battere ciglio.
Mi allontano lentamente, come un animale che si allontana sospettoso da un predatore che gli ha risparmiato la vita per ragioni incomprensibili.
<<Scusa>> sussurro abbassando lo sguardo.
<<Ho bisogno di sapere dove abitano tutti quei perdenti>> dice lui ignorando amabilmente le mie scuse.
<<Cosa? Perché?>> chiedo cercando di prendere tempo. Che intenzioni ha? Cosa vuole fare?
<<Hai capito benissimo, non fare finta di non capire. Non lo sopporto>>
<<Perché?>> ripeto con il cervello che lancia segnali di allarme.
<<Non devo giustificarmi con te>> risponde acido.
<<Se è così, non hai bisogno di me.>> dico aprendo la portiera e fiondandomi fuori senza troppi complimenti. Ho fatto solo pochi metri quando sento una portiera chiudersi violentemente e dei passi pesanti avvicinarsi.
Alessio mi stringe forte il polso facendomi girare di scatto.
La mia mano, però, rimane sospesa tra noi invece che essere strattonata senza troppi complimenti. C'è qualcosa nei suoi occhi che contemporaneamente mi blocca e mi scuote nel profondo. Nel suo sguardo c'è un'umanità e una profondità che prima non avevo notato. Come può una persona provare cose tanto diverse in così poco tempo? Sta fingendo? Ma si può mentire con tanta autenticità? E perchè poi? Con me?
<<Scusa, sono stato uno stronzo>> dice lasciando il mio polso e abbracciandomi delicatamente. Sposto le sue braccia e fisso il mio sguardo nel suo. È dispiaciuto, si vede.
<<È che ultimamente va tutto una merda, lo sai. Questo è il mio carattere, non posso farci nulla. Non che mi piaccia particolarmente>> dice abbassando lo sguardo. Sembra che non sappia dove mettere le grandi mani che si ritrova. Ne prendo una e la stringo tra le mie, che sembrano così piccole a confronto. Lui mi guarda dolcemente e decido che non sta fingendo, che nessun essere umano può mentire in questo modo sui propri sentimenti.
<<A me piace particolarmente>> dico sollevandomi sulle punte e baciandolo. Questa volta, invece di irrigidirsi come, Alessio si scioglie emanando un calore che pensavo impossibile.
<<Scusa anche me, sono nervosa. Stasera Stefano era strano e non sono riuscita a capire se gli altri hanno notato qualcosa, sarebbe un grande problema.>> dico sbuffando nuvolette di fiato caldo nell'aria gelida.
<<Andiamo in macchina, stai congelando>> dice lui mettendomi un braccio sulla spalla e conducendomi alla bmv lucente.
<<Non credo dirà un bel niente, tesoro. Non ha abbastanza palle per raccontare della sua cotta da frocetto.>> continua lui
<<Non lo so, sai? È così schifosamente fragile>> dico io mentre mi apre la portiera. Mi infilo dentro mentre gli sorrido. Stefano non è così galante, nè così forte o sicuro di sè. Al contrario  Alessio è così dannatamente sè stesso (cosa che comprende tutte queste qualità).
<<Non parlerà, fidati di me, conosco le persone così e non avrà il coraggio di farlo>> ripete Alessio una volta entrato in macchina.
<<Che dici stasera vuoi venire a casa? Così ti ripago la cena a cui ti ho appena sottratto?>> mi domanda gentilmente sorridendo. Dio quanto è carino. Come si fa a resistergli?
<<Ce l'hai il vino rosso?>> chiedo, ma ho già deciso e lui lo sa.
<<Per te, il migliore>> risponde allargando il sorriso sui suoi bianchissimi denti perfetti, merito di un bravo dentista.
<<Andiamo a casa tua allora>> rispondo sorridendo a mia volta. Non posso resistergli.
Mentre mette in moto cerco un fogliettino e una penna dentro la borsa. Impresa titanica dato che l'accessorio è stracolmo delle più variegate forme di vita. Alla fine però esco vincitrice e, mentre Alessio sorpassa una macchina a velocità folle, scarabocchio velocemente sul foglio stropicciato.
Gli passo il foglietto e lui lo guarda, ignorando la strada davanti. Poi sorride.
<<Lo sapevo che avresti fatto la cosa giusta>> dice e mi bacia, il fogliettino stretto in una mano e il piede premuto sull'acceleratore.
Non posso resistergli.

Due capitoli in due giorni.
Ritorniamo alla grande👊

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