"Stefano sono Marina"

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Stefano
"Pronto?" rispondo con la voce ancora impastata dal sonno.
"Stefano sono Marina" dice la voce debole e sottile della mia ex ragazza dall'altra parte del ricevitore.
"Marina che..." comincio a chiedere confuso.
"Lasciami parlare...ti prego" dice in fretta e io rimango in silenzio disorientato dal mezzo ordine che ho ricevuto. Lei ricomincia a parlare.
"Vorrei che ci vedessimo. Vorrei che tornassimo insieme, che ne parlassimo. Stefanino stavamo così bene insieme, eravamo così innamorati, non riesco a credere che da un giorno all'altro tu abbia smesso di amarmi..." dice e perdo il resto della conversazione perché penso all'unica persona che può chiamarmi in quel modo senza farmi innervosire non è nel mio letto con me adesso, quando lo desidererei tanto.
"STEFANO?!" la voce dall'altra parte dell'apparecchio si altera facendomi saltare per lo spavento.
"Sì, sì sono qui" dico distrattamente cominciando a disegnare forme immaginarie sul lenzuolo.
"Ci vediamo per favore?" dice e nella sua preghiera noto un pizzico di irritazione.
"No, Marina, non ha senso." rispondo stancamente stropicciandomi gli occhi e inforcando gli occhiali.
"Sì, invece. Ti prego sono venuta qui a Milano per te" dice nervosamente sempre con quel pizzico di irritazione che va via via sempre crescendo. Non credo che io abbia davvero tutta questa scelta. Mi ha detto semplicemente di incontrarci, il punto interrogativo era un sottointeso inutile segno di punteggiatura.
"Va bene, dove? Quando" mi rassegno non potendo fare altro. Almeno le spiegherò per bene che se ne deve andare a fanculo, magari le diró che amo un altra, ma sicuramente non la verità.
"Al nostro parco, stasera" dice riferendosi al parco in cui Alessio mi ha pestato per bene. In realtà quello per me è il parco mio e di Sascha. Capitava giorni in cui quella troietta di Sabrina era fuori per il lavoro da modella, Sal era impegnato e la Marina era a Firenze, allora io e lui andavamo a fare avanti e indietro per quel parco, rincorrendoci come due bambini. Quando faceva buio e le persone sfollavano, quando chiudevano i cancelli andavamo sulle altalene facendo a gara a chi riusciva ad andare più in alto per poi scavalcare i cancelli e scappare di corsa a casa. Un paio di volte abbiamo anche rischiato di essere beccati dai carabinieri, ma questo non faceva altro che rendere le cose più elettrizzanti. È stato in quei momenti che mi sono innamorato di Sascha, nei momenti in cui mi confidava con sguardo freddo che con Sabrina negli ultimi tempi litigava spesso, che non erano mai d'accordo su niente; mi faceva impazzire quando lo ritrovavo a cavalcioni su di me che mi "torturava" facendomi il solletico fino a quando non mi mancava il fiato, quando lanciava il telefono perché l'ennesimo Pokémon era sfuggito alle sue pokébool, quando esultava festoso per aver vinto l'ennesima partita su Clash Roial(?), ho dovuto sopprimere la devastante voglia di baciarlo quando con il sorriso si formavano due fossette adorabilmete sue. Dopo il bacio in ospedale, dopo che lui lo ha definito "l'incidente" , so che niente potrà tornare come prima, perché Dio santissimo mi ero illuso, senza accorgermene, ho davveto creduto che ricambiasse i miei sentimenti, perché con Sabrina andava male e con me bene, ma lui la va sempre a riprendere, lei lo riprende in ogni caso, loro si riprendono comunque.
"STEFANO!" la voce della mia ex ragazza mi riporta dalla realtà, lontano dal parco con le sue altalene che si muovono ancora per inerzia, lontano dalla camera di ospedale di Sascha e le sue labbra sulle mie.
"Sì si. Ci vediamo dopo. Ciao." rispondo attaccandole in faccia prima che possa ribattere qualsiasi cosa. So che così mi sono guadagnato urla di indicibili oltraggi che si esprimeranno nel momento stesso in cui mi pareró davanti ai suoi occhi, ma non mi importa, non dovrò vederla ancora per molto. Lo schermo si illumina nuovamente e sullo schermo appare per la seconda volta il nome di Marina, lo blocco, non voglio risentire la sua voce. Gli occhi di Sascha a pochi centimetri dai miei, i nostri nasi che si sfiorano e i nostri fiato caldi e intrisi di alcool che si confonfono. Mi stendo sul letto affondando il volto nel cuscino, scacciando via le lacrime e le grida che stavano lottando per uscire. Il cellulare suona per l'ennesima volta, lo prendo e lo lancio dall'altra parte della stanza. L'oggetto disegna un arco prima di schiantarsi contro la parete opposta e cadere con un tonfo poco promettente a terra. "Ti amo...Sabrina". Finisco col singhozzare abbracciando forte il cuscino. Non potrà mai essete mio. Guarderà occhi che non sono i miei, bacerà labbra che non sono le mie, amerà una persona che non sono io. Sento la gola chiudersi e i miei singhiozzi diventare i lamenti strozzati di un animale lasciato libero in un mondo in cui non c'è nulla per cui combattere, nessun fiore dai stupendi colori, nessuna farfalla che vi svolazza sopra, anche gli esseri umani che si distruggono tra loro sarebbe un alternativa accettabile per l'animale che è lasciato libero nel niente. Poco a poco mi calmo. A volte Sabrina lo rende felice, anche se sono più le volte che non lo fa. Il pensiero che almeno lui qualche volta è felice come lo sono io quando sono con lui mi riempie di gelosia accompagnata da una piccola dose di sollievo e il ringhio furioso di un mostro che artiglia per il suo nome. Svuotato di ogni energia e libero dal peso delle emozioni mi addormento.

Salve
Allora non so quanto questo capitolo possa piacere, non so quanto possa essere interessante o se può esserlo ma non so, penso che dobbiate rendere conto di Stefano, che non dobbiate lasciarlo da parte, dimenticarlo...è forse la persona che sta soffrendo di più nel mondo di felicità altrui.

Questo capitolo incredibilmente serio è scaturito dalla necessità di far capire il punto di rottura in cui sia arrivato Stefano in questa ff.

Amare una persona che non si ama è semplicemente devastante. Spinge al limite della disperazione.

"Sono disarmato contro un carrarmato"

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