Capitolo 4

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Ero lì ad aspettare che il ragazzo mi raccontasse la sua storia, ero impaziente, lo sono sempre stata, e quel ragazzo ci stava mettendo davvero troppo a prendere una bottiglietta d'acqua.

-Eccomi!

-Allora vuoi raccontarmi questa storia? –chiesi eccitata.

-Mh, si!

Il ragazzo si mise seduto e cominciò a raccontare.

Mi disse che la sua era una famiglia complicata. Il padre tornava sempre tardi dal lavoro e quando tornava dormiva in salotto. La madre non era molto contenta di ciò, sospettava che lui la tradisse, così un giorno lo seguì al lavoro, ma lui quel giorno non andò al lavoro, andò a casa di un donna, che molto probabilmente era la sua amante. Pochi giorni dopo il padre morì in un incidente, si addormentò sul volante mentre era alla guida. Almeno questo era quello che sapevano tutti. Comunque dopo la morte del padre, la madre del mio "amico" cominciò a stuprarlo, e lui se lo faceva fare perché le voleva bene, finché non scoprì la verità sulla morte del padre, l'incidente non era successo per caso, ma per volontà della madre che gli aveva messo un sonnifero nel caffè. Quando ebbe l'opportunità prese un coltello e la uccise. Quando arrivarono l'ambulanza e la polizia trovarono la donna sdraiata in un bagno di sangue.

-Wow! – riuscii a dire solo quello.

-Wow?! Ti ho appena detto di aver accoltellato mia madre. Mi hanno chiuso in riformatorio per quattro fottuti anni- disse il ragazzo urlando.

-Scusami. È che sei il primo che riesce a capirmi, e sono esterrefatta.

-Non devi scusarti. Sei la prima persona che non ha paura di me dopo avergli detto ciò che ho fatto, quello ad essere esterrefatto sono io- disse prendendomi la mano, era un'azione imprevista, sentii una scossa dentro, come se lui avesse mosso qualcosa in me, qualcosa che non avevo mai provato, e di cui non sapevo il nome.

-È suonata la campanella, andiamo in classe.

Lasciai la mano dello sconosciuto e andai verso l'entrata.

-Aspetta, come ti chiami? – urlò il ragazzo.

-Te lo dico dopo- urlai al ragazzo, senza voltarmi.

Non ero sicura che ci saremmo rivisti, ma se veramente esiste un destino o una qualche forza soprannaturale lo avrei rivisto.

All'uscita della scuola non vidi il ragazzo quindi tornai dritta a casa.

-Com'è andata oggi? Ti sei fatta amici? - il signor Grey me lo chiedeva sempre, e la risposta era sempre la stessa.

-No. Ma ho parlato con un ragazzo strano- affermai.

-Con un ragazzo? – si accigliò il signor Grey.

-Si. Un ragazzo strano!

-Quindi hai trovato la tua anima gemella?! – rise il signor Grey. Solitamente non avevamo quel rapporto. Era difficile che scherzasse con me, non perché non volesse, ma perché sono una tipa solitaria, timida.

-Sai che non credo a queste cose.

-Si può sempre provare.

-Non credo di volerlo frequentare, neanche come amico. E poi non so il suo nome.

Finito di mangiare andai nella mia camera a leggere il libro preso alla biblioteca, così da finirlo e riportarlo indietro.

Dopo due ore circa avevo finito, misi degli scarponcini neri ed andai in biblioteca, sperando di passarci più tempo della volta precedente.

Entrata dentro sentii di nuovo quell'odore di carta, e legno. Profumo di libri, di passione, e sangue. Si sangue, sentivo l'odore di quei libri di mistero, di thriller e horror, che amavo moltissimo. Non so perché ma ero affascinata dalle attività paranormali, le sette sataniche, Satana. Che personaggio, Satana. L'angelo più bello e perfetto creato da Dio, ma esiliato dal paradiso perché pieno di se. Un personaggio che ammiro, un personaggio che ha avuto il coraggio di ribellarsi contro il più potente. Io non avrei avuto mai il coraggio di farlo. Ero una codarda, una debole.

-Hey! – disse qualcuno alle mie spalle.

-Mi segui? – dissi sorridendo al volto davanti a me.

-Diciamo che so dove ti trovi e quando.

-Quindi sei uno stalker.

-Mannaggia, sono stato beccato- disse ridendo –a parte scherzi, non so ancora il tuo nome.

-Mh, allora non sei un bravo stalker.

-No, sono alle prime armi.

Tutto sommato non era così strano come credevo. Simpatico, estroverso, pieno di sé. Tutto ciò che io non ero.

-Allora posso sapere il tuo nome? – disse avvicinandosi alla mia faccia.

-Melanie. E il tuo? – dissi spostando il suo corpo.

-Solo se posso rimanere un po' con te.

-Avevo intenzione di leggere.

-Ma io non voglio parlare.

-Oh, giusto tu sei qui per fare lo stalker. Allora puoi rimanere.

-Sei simpatica Melanie- diceva così perché non conosceva la vera me, se mi avesse conosciuta meglio sarebbe scappato all'istante accusandomi di essere mortalmente noiosa –il mio nome è Evan.

Evan rimase tutto il tempo a guardarmi leggere. Sembrava affascinato dal mio volto. Era stato a fissarmi tutto il pomeriggio senza mai dire una parola. Era inquietante, non mi piace essere fissata. Quel pomeriggio non ho letto nulla, avevo paura che seriamente fosse uno stalker, invece si è rivelato un ragazzo gentile. Volle accompagnarmi a casa, ma glielo negai, lo conoscevo appena e avevo un po' paura di lui, anche se quello che doveva avere paura era lui, ero abbastanza inquietante alcune volte, e poi avevo ucciso la mia famiglia, e lui lo sapeva bene.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora