Capitolo 27

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Nel tragitto dal negozio a casa mi venne in mente che Vehuiah, non aveva un posto dove stare e magari le sarebbe piaciuto di più stare con me, che con Azrael.

-Allora, ti va? - chiesi alla ragazza davanti a me.

-Oh, sì, mi piacerebbe molto, ma non so se Azrael approverebbe, è molto protettivo- disse lei, mettendo il broncio.

-Azrael mi conosce, tranquilla, altrimenti non ti avrebbe chiesto di aiutarmi, e poi non preferiresti stare con me?

-In realtà si, Azrael mi mette in imbarazzo, mi dice cose strane- fece scioccata.

-Che tipo di cose?

-Mi dice che sono una "pupa fantastica" e che vorrebbe "strapazzarmi come un uovo" - risi a ciò che disse. Azrael aveva un evidente cotta per l'angioletto.

-Non sono "cose strane", sono complimenti, anche se Azrael non è molto bravo nel farli- dissi grattandomi la nuca. Dalla sua bocca uscì un "ooh", e tornò a guardarsi i piedi.

Arrivate a casa, dissi a Vehuiah di rimanere nella mia camera intanto che io prendevo un secondo cuscino per lei.

A cena, il mio patrigno mostrò molto interesse per la mia amica, poiché non avevo mai portato a casa un'amica, non ne avevo mai avuta una. In realtà, Vehuiah, non poteva considerarsi una mia amica, per me era solo una guida, che sperai mi portasse a fare la cosa giusta, non aveva l'aspetto di una angelo intelligente, sembrava avesse la testa fra le nuvole.

-Quindi, come si chiama la tua amica?

-Savannah, si è appena trasferita- feci sorridente.

-Ah, ecco spiegata la vostra amicizia- misi gli occhi a fessura. "Mi stava prendendo in giro" pensai.

-Non è divertente, Edmund- dissi mettendo poi un boccone di carne in bocca.

-Perché lo chiami Edmund? - chiese l'ingenuo angioletto, facendo irrigidire sia me che il signor Grey.

-Perché è il suo nome, mi sembra ovvio- dissi freddamente.

-Devo ritenermi fortunato in realtà, la maggior parte delle volte mi chiama "signor Grey" - disse Edmund ridacchiando, ma in modo nervoso.

-Melanie, ma lui è tuo padre, dovresti chiamarlo "papà" - a quella parola mi alzai di scatto dal tavolo, come se volessi fare qualcosa di brutto a quella ragazza, poi inspirai forte e mi rimisi a sedere, come se nulla fosse successo.

-Non è mio padre, fortunatamente- dissi con un sorriso sulle labbra. Il signor Grey s'incupì leggermente. Lui pensava che non lo considerassi un padre adatto a me, ma lui non sapeva la verità, lui non sapeva che a me quella parola faceva venire il volta stomaco, non sapeva che volevo chiamarlo "papà" più di qualsiasi altra persona al mondo, ma non potevo, non ci riuscivo.

-Oh, scusa, io non sapevo- la fermai prima di finire la frase -Tranquilla, non fa niente- dissi con il solito sorriso falso sulle labbra.

Finita l'imbarazzante cena, io e la mia nuova amica ci dirigemmo nella mia camera, e dopo aver chiuso la porta indossai il mio pigiama.

-Dimenticavo, tu non hai vestiti- dissi portando una mano sulla fronte -ti trovo subito un pigiama- dissi cominciando a frugare nell'armadio. Dopo una vasta ricerca trovai l'indumento perfetto per Vehuiah.

-Eccolo! - dissi tirando fuori da uno scatolone una camicia da notte celeste con delle sfumature tendenti al bianco sulle pieghe della gonna, le maniche ricamate e stretto proprio sotto il seno, con una scollatura tonda. Era perfetta per un angelo.

-Ma è bellissima, posso usarla veramente? - chiese rigirandosela tra le mani.

-Si puoi usarla, per questa notte.

-Grazie Melanie, sei veramente una buona amica- disse la ragazza coinvolgendomi in un caloroso abbraccio.

Quando anche lei indossò il suo indumento, ci infilammo sotto le coperte e spensi la luce.

-Melanie? - chiese la ragazza a bassa voce.

-Si? -risposi leggermente assonnata.

-Devo porti una domanda.

-Fammi questa domanda, però sii veloce.

-Perché non vuoi chiamare Edmund "papà"? - m'irrigidii di nuovo a quella parola.

-Perché non mi piace quella parola- dissi infilando la testa sotto le coperte.

-Perché non ti piace? - fece insistente.

-Perché prima di avere Edmund avevo un altro come padre, e non eccelleva particolarmente nel farlo, sai lui mi stuprava, non so se voi angeli siate a conoscenza della parola "stupro", te la spiegherò comunque, "stuprare" vuol dire fare sesso non accondiscendente, e io avevo 4 anni, e lui era mio padre- dissi facendo scendere una lacrima dagli occhi.

-Capisco. Comunque ero a conoscenza della parola stupro, e secondo me dovresti chiamare Edmund "papà", perché lui se lo merita veramente- disse in un tono allegro.

-Una volta per sbaglio l'ho fatto, mi sono sentita in imbarazzo, e anche lui- dissi sbuffando -ho sonno, se vuoi ne riparliamo domattina.

-Okay Melanie, buona notte- disse infilandosi poi con la testa sotto le coperte, imitandomi.

-Buona notte Vehuiah- dissi, e mi abbandonai alle braccia di morfeo.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora