Capitolo 21

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-Quindi cosa hai deciso ragazzina? – quest'uomo mi sta dando sui nervi, se devo scegliere una droga la scelgo bene. Giro di nuovo tutto il banco per osservare le droghe proposte da questo uomo tutto tatuato.

-Credo che prenderò questa- dico indicando la bustina più vicina a me.

-Bene ragazzina, ottima scelta. Fammi vedere i soldi- dice mostrandomi un coltello. Faccio come dice. Il tizio annuisce e mi consegna la bustina.

-Spero che tu mi faccia pubblicità, e se ti piace la roba torna da me, sai dove trovarmi- annuisco ed esco fuori dal posto in cui mi trovo, per trovarmi stesa a terra con un ragazzo su di me. Gli rifilo un occhiataccia e lui si alza, per poi porgermi una mano.

-Scusa se ti ho travolta, stavo scappando dalla polizia, che sta arrivando proprio ora- dice indicando dietro di noi –ma quella è droga- dice il ragazzino –vieni con me- mi prende la mano e mi porta in un vicoletto, a pericolo scampato mi rivolge di nuovo la parola –sai, fa male quella roba, mia madre ne abusava- dice facendo spallucce.

-Ne abusava? Che le è successo? – dico, aspettandomi già la risposta.

-È morta- dice con un sorrisetto stampato in volto. Chi può essere felice della morte di sua madre? O giusto, io.

-Comunque non credo che la userò- dico al ragazzo. E sono sincera, per la prima volta nella mia vita.

-Come mai?

-Volevo provarla all'inizio, ma poi quando ero in quel posto schifoso e ho visto quell'uomo e il suo aspetto ho deciso che non l'avrei usata- prendo la bustina dalla tasca, la apro e la svuoto a terra.

-Quanti anni hai? – mi chiede il ragazzino biondo.

-Tredici- il ragazzino sorride.

-Anch'io- sorrido anch'io, poi sento una voce familiare chiamarmi. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno.

-Melanie- dice la voce, mi giro ancora ma non c'è nessuno, anche il ragazzino è sparito.

-Melanie- dice la voce, è sempre più vicina a me, ma non c'è nessuno. Chi mi sta chiamando?

-Melanie girati- mi volto verso la voce e poi buio.

Mi svegliai di soprassalto con il fiato corto. Evan era sveglio vicino a me, con lo sguardo preoccupato.

-Cos'è successo? – chiesi preoccupata anch'io. Avevo fatto un sogno assurdo, ma non sapevo che significato avesse.

-Mi chiamavi nel sonno Mel, perché mi chiamavi nel sonno?

-Non ricordo di averti sognato, tanto meno di aver detto il tuo nome- feci confusa.

-Si Mel, dicevi il mio nome, lo urlavi, dicevi "Scappa Evan" e poi "Sono lì, scappa" mi hai spaventato moltissimo, tanto che ho dovuto controllare Edmund, pensavo che si svegliasse con le tue grida, ma è andato via, per fortuna- disse sospirando.

-Non capisco...io non ti ho sognato.

-Dimmi cos'hai sognato, magari troviamo un collegamento- sorrise.

-Io...stavo sognando un momento della mia vita, non brutto, anzi molto significativo, quando avevo tredici anni sono andata da uno spacciatore per comprare roba- spiegai, Evan scrollò la testa, odiava la droga e l'alcool –e quando uscii da quell'orribile posto un ragazzino della mia stessa età mi travolse, quel ragazzino fu la mia fortuna, perché ero indecisa se drogarmi o no, anche se già quell'uomo mi aveva fatto cambiare idea, ma quel ragazzino me la fece togliere completamente dalla testa, poi è sparito- Evan aggrottò la fronte.

-Come sparito?

-Nel sogno, nella realtà non ricordo cosa successe, avevo rimosso quella parte della mia vita, ma ultimamente sembra che voglia riapparire- sbuffai.

-Cerca di ricordarti Mel, forse hai rimosso una parte del sogno, a volte succede.

-Io direi di fare colazione prima- dissi alzandomi dal letto.

-Tu vuoi mangiare? – chiese stupito.

-Si. Che c'è di strano?

-Lo chiedi anche? – annuii –Mel tu non mangi mai la mattina, aspetti sempre l'ora di pranzo, al massimo mangi un biscotto con un bicchiere di caffellatte.

-Beh, stamattina ho voglia di mangiare, quindi preparami del cibo schiavo- feci scherzosa. Evan sorrise e si diresse in cucina, mentre io filai dritta in bagno a darmi una lavata.

-Ho preparato i pancake, spero ti piacciano, lì ci sono dei frutti di bosco- disse indicando la vaschetta bianca –e lì c'è lo sciroppo d'acero- disse indicando la bottiglietta con il liquido marrone.

-Grazie tesoro- dissi dandogli un bacio sul naso. Sorrise e si mise a sedere vicino a me.

Dopo aver fatto colazione prendemmo i nostri rispettivi zaini e ci dirigemmo a scuola.

-Mi raccomando Mel, Azrael legge nel pensiero, quindi vedi di non desiderare di morire- fece lui severo.

-Io non voglio morire- feci offesa.

-Non pensare a cose spiacevoli, insomma, non pensare ai tuoi sogni, e non pensare alla tua vita prima di trasferirti qui. Ci siamo capiti?

-E a cosa dovrei pensare scusa?

-A studiare magari?!

-Anche tu dovresti studiare- dissi corrugando la fronte.

-Io non ne ho bisogno, e ora fila in classe- disse spingendomi.

-Comunque solo perché tu sei più vecchio di me, non vuol dire che devi comandarmi.

-Non sei cambiata di una virgola- sorrise, come a ricordare un evento in particolare.

-Rispetto a quando? – feci confusa. Evan deglutì, si accorse troppo tardi di aver detto qualcosa che io non avrei dovuto sapere, ma ormai il danno era stato fatto.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora