Capitolo 7

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Ero ancora imbambolata lì davanti alla porta. Non potevo credere di essere stata baciata e poi di essere stata lasciata a fissare il nulla. Mi aveva baciata senza un motivo, e poi era scappato, senza darmi spiegazioni, senza neanche guardarmi. A pranzo mangiai solo una semplice insalata e un pezzetto di pane azzimo, mi vestii velocemente ed uscii a fare una passeggiata per rinfrescarmi le idee. Sembrava un ragazzo così serio, così buono. Ma forse mi ero fatta un'idea sbagliata, forse era come tutti gli altri, un idiota. Come al solito quando cammino guardo a terra, e come solitamente succede scontro persone. Quando alzai il volto per chiedere scusa mi bloccai. Era Evan, mi guardava anche lui paralizzato, poi riprendendosi sorrise e si grattò la nuca.

-Scusa per stamattina, non volevo scappare solo...- girò la testa imbarazzato.

-Solo che ti sei accorto di aver sbagliato, mi hai baciata per sbaglio, contraddicimi se dico il falso- feci io infuriata.

-Non ti ho baciata per sbaglio, era quello che provavo in quel momento, volevo baciarti e l'ho fatto, ma non per togliermi lo sfizio, perché lo sentivo- era difficile credere a quelle parole, era molto difficile che credessi a qualcuno, soprattutto su una cosa simile, ma qualcosa mi diceva che dovevo credergli, stava dicendo la verità.

-Quindi se io adesso avessi voglia di strangolarti perché lo sento, ho il diritto di farlo? – chiesi sarcastica.

-Se proprio devi, ma non credo avresti il coraggio- mi sfidò lui.

Misi gli occhi a fessura ed incrociai le braccia, stavo pensando seriamente di strangolarlo, evidentemente la mia forza di strangolarlo era così intensa che sembrava quasi non stesse respirando.

-Dai Evan smettila, lo so che mi stai prendendo in giro.

-Smettila- prese aria –tu- e la buttò fuori. Cominciai ad essere preoccupata, Evan non riusciva più a respirare, quando andai verso di lui riprese a respirare regolarmente.

-Una volta un tornado, una volta lo strangolamento...se vuoi proprio uccidermi fallo normalmente- disse ridendo.

-Non sono stata io, eri tu che mi prendevi in giro, è anormale tutto ciò, non posso averti strangolato con il pensiero, è stregoneria.

-E chi ha bruciato la tua casa con la tua famiglia dentro?

-Sarà stata una coincidenza, non posso averlo fatto, capisci? È impossibile.

-Forse sei una strega e non sai di esserlo- affermò lui sognante.

-Certo, peccato che le streghe non esistono, io non ho bruciato la mia casa, e tu sicuramente ti stavi strozzando.

-E con cosa? Con l'aria? –non aveva del tutto torto, insomma non stava mangiando o bevendo nulla, ma non c'erano altre spiegazioni escludendo la stregoneria.

Evan mi chiese di fare una passeggiata assieme a lui, accettai mio malgrado, avevo bisogno di dargli una possibilità, primo perché non gliene avevo mai data una, e poi era l'unico con cui mi sentivo a mio agio.

Quel pomeriggio ci divertimmo un sacco, parlando di libri e musica che ci piacevano, praticamente stessi generi, entrambi avevamo letto i stessi libri e visto i stessi film, e stranamente anche lui aveva un ossessione per il sangue.

Mi accompagnò fino al vialetto di casa. Non entrò, ma per mio volere, se fosse stato per lui sarebbe rimasto a cena.

-Dai perché non posso?

-Perché il signor Grey s'infurierebbe.

-Posso conoscerlo?

-Non credo proprio, dai vai a casa, ci vediamo domani- sorrisi

-Okay- sbuffò- a domani- e mi lasciò un bacio sulle labbra, un casto bacio sulle labbra, un bacio vellutato, un bacio affettuoso e consolatorio. Arrossii. Lui lo notò e mi diede una carezza e andò via.

Entrai in casa con le dita sulle labbra. Il mio secondo bacio. Avevo ancora gli occhi che brillavano e le guance arrossate. Il signor Grey mi squadrò da cima a piedi e poi tornò con gli occhi sul giornale.

-Chi era quello? – chiese serio.

-Evan.

-E chi sarebbe il tuo ragazzo?

-No, siamo solo amici- arrossii.

-Allora sono proprio vecchio, adesso gli amici si baciano sulle labbra? – alzò la voce.

-Non stiamo insieme.

-E quel bacio che era?

-Ci stiamo conoscendo, fino a stamattina eravamo solo amici, adesso forse qualcosa di più, ma di certo non stiamo insieme, e poi non mi sento in dovere di informarti di qualsiasi cosa io faccia, tu non m'informi mai di nulla- si accigliò- per esempio...dove sei andato questa mattina?

-Io sono responsabile per te, devo sapere quello che fai, mi preoccupo, anche se tu non mi vedi come un padre tu per me sei come una figlia, ti voglio bene e non voglio che tu soffra- gli scese una lacrima.

-Anche io ti voglio bene Edmund, ma sono abbastanza grande da riconoscere i pericoli. Evan non è pericoloso, è identico a me, è un bravo ragazzo e non è pericoloso, e anche se lo fosse conosco il jujitsu- dissi facendo una mossa. Rise.

-Hai ragione, i primi anni del liceo ti sei difesa da così tanti di quei ragazzi che non ricordo neanche quanti fossero- disse continuando a ridere –ma Evan è quel ragazzo strano di cui mi parlavi?

-Si è proprio lui.

-Ah, la tua anima gemella. Devo conoscerlo.

-No, nessuno conoscerà nessuno. Sono stata chiara? –mise il broncio.

-Si, chiarissima.

A fine cena mi rilassai sul divano e accesi la televisione, stavano dando Il cacciatore di anime e mi fermai a guardarlo, ma essendo troppo stanca mi addormentai senza accorgermene.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora