Era passato ormai il tardo pomeriggio, ed era quasi notte, erano le undici e mezza di sera, per la precisione, Vehuiah se n'era andata, molto probabilmente da Azrael, Edmund stava dormendo, ed io ero seduta sul mio letto nella stessa posizione in cui mi trovavo quando Vehuiah mi mostrò il simbolo sulla mia mano. Erano passate all'incirca sei ore, ed è fisicamente impossibile che una persona, mortale o immortale che sia, rimanga nella stessa posizione per sette ore. Il fatto è che, rimasi talmente sconvolta, da rimanere a fissare quella stella perfettamente disegnata sulla mia mano.
In quelle sei ore mi sono posta le domande più assurde, ma probabilmente anche le più azzeccate, su me stessa, e sul perché ci fosse un segno così evidente sulla mia mano, e come ci fosse arrivato. Come avevo fatto a non vedere chi me lo avesse fatto, o a non accorgermi del bruciore sulla mia pelle quando mi è stato fatto. E soprattutto, cosa significava? E da quanto tempo lo avevo?
Dopo le lunghe sei ore, passate a fissare la mia mano, qualcuno mi fece svegliare dal mio lungo stato di trance, picchiettandomi un dito sulla spalla.
-Ciao- disse il biondo.
-Hey- dissi con nonchalance.
-Woa, che ti è successo? Non sembri Melanie. Cosa ne hai fatto di lei? – disse il mio ragazzo, cercando di farmi ridere. Inutile dire che non ci riuscì.
-Infatti. Io non sono Melanie. Tu sai dirmi chi sono?
-Mel, e dai. Lo sai che sei sempre tu, non importa chi, o cosa stia nel tuo cervellino. Sei sempre tu- disse sorridendomi.
-No, Evan. È evidente che qualcosa in me è cambiato.
-Tipo?
-Tipo tutto. La mia vita è cambiata, io sono cambiata e non so più chi sono. Chi sono? Una ragazza di nome Melanie che abita nel Maine, o una ragazza fuggitiva di nome Lilith che dovrebbe abitare all'inferno?
-Mel...
-Niente Mel! Voglio delle risposte, a tutto. Voglio sapere che fine farò se lei continuerà ad abitare nella mia testa, e soprattutto, io sono sempre stata così? O lei è in me da quando sono nata? Molto probabilmente è dentro di me da quando ero nella pancia di mia madre- dissi abbassando lo sguardo. In quel momento mi resi conto che Lilith era stata sempre presente nella mia vita, e forse l'aveva migliorata. Da quello che avevo letto in alcuni testi Lilith era buona, e i miei sogni lo confermavano, però altri testi dicevano che Lilith era un demone molto potente e ingannava gli uomini.
-Melanie, so che ti senti minacciata da Lilith, ma lei non vuole farti del male, lo so. La conosco, non farebbe male ad una mosca. Tu e lei avete un obbiettivo in comune, salvarmi. Lei non prevarrà su di te, sa che vuoi aiutarmi, che vuoi salvarmi- Evan mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte.
-Lo so che è buona, me ne sto rendendo conto, ma ho paura. È nella mia testa. È come il demone che è dentro di te, vuole essere partecipe della mia vita, e si manifesta nelle mie visioni. Lei sa cosa sta succedendo, non so come, ma ogni volta che ho qualche dubbio lei mi appare in una visione e lo chiarisce- dissi con la testa sulla spalla di Evan.
-Te l'ho detto che vuole aiutarti- sorrise –comunque non sono venuto per parlare di Lilith, sono venuto perché volevo stare un po' con te. Con Vehuiah sempre in mezzo non ho avuto modo di stare con te in questi giorni- disse alzando gli occhi al cielo.
-A proposito di Vehuiah...
-Cosa?
-Oggi si è comportata in modo strano, aggressivo, e poi è cambiata completamente, si è addolcita- dissi spostando la testa da un lato.
-Aggressiva? In che senso? Oddio non ti avrà ferito vero? Perché se ti ha fatto male giuro che non la passerà liscia, e quant'è vero che mi chiamo Lucifero troverò un modo per andare in paradiso e ucciderò Michele.
-No, no, no. Non farai proprio nulla, già ti hanno mandato all'inferno, chissà cosa ti faranno se provi a tornare lassù con ancora il demone in corpo. Non se ne parla. Comunque, non mi ha fatto male- mentii, avevo un livido sul fianco grande come la mia testa –mi ha attaccata al muro e mi ha minacciata, e subito dopo si è seduta sul letto accanto a me, ed ha ascoltato i miei problemi.
-Che problemi? – lo guardai come per dire "come se non lo sapessi" dopo di che annuì e s'infilò le mani in tasca, dondolando avanti e dietro con il busto.
-Poi mi ha detto una cosa...- dissi guardandomi la mano, facendo attenzione che Evan non vedesse il simbolo.
-Cosa? – chiese allarmato.
-Nulla- nascosi la mano.
-Oh no, non posso crederci- disse disperato. Sembrava avesse capito cosa cercavo di nascondere. –Fammi vedere la mano- disse porgendomi la sua.
-Non credo sia una buona idea...
-Fammi vedere subito quella mano- disse leggermente alterato. Dal suolo provenne una scossa. La mia mano si fece strada, tremolante, verso la sua.
-Lo sapevo- deglutì –pensavo che il trasferimento fosse solo dell'anima, invece...
-Che vuol dire? Perché ho questo simbolo? E cosa significa? – forse avrei avuto delle risposte, avrei finalmente scoperto il significato di quel simbolo apparentemente esoterico.
-Quando ero ancora all'inferno, con Lilith, gli feci marchiare il palmo della mano da Caronte. Il marchio che gli feci imprimere sulla pelle, era una protezione contro ogni entità malvagia, così nel caso avesse dovuto difendersi ed io non ero lì con lei, avrebbe provveduto da sola. Trasferendosi nel tuo corpo, ha portato il simbolo con se, ed ora è parte di te.
-Ed è una cosa brutta? Perché a me sembra ottimo, così quell'affare malvagio che è nel tuo corpo non mi attaccherà per un bel po'- dissi mettendomi le mani sui fianchi.
-No, no. Certo, è una cosa fantastica, però ho paura che respinga anche me, e ho una voglia matta di baciarti- disse avvicinandosi a me. Indietreggiai istintivamente, finendo a sedere sul letto. Evan mise le sue gambe ai lati delle mie e con una spinta mi fece sdraiare, appoggiandosi su di me. La sua bocca era distante pochi centimetri dalla mia e ansimavo. Volevo un contatto con le sue labbra, ma sembrava volesse torturarmi, passavano i secondi e lui non aveva ancora posato le sue morbidissime labbra ruvide sulle mie. Presi l'iniziativa e lo baciai. Il suo respiro, come il mio, d'altronde, si fece più pesante. Evan improvvisamente inserì la lingua, senza chiedermi il consenso, lo fece e basta, quel gesto mi ricordò mio padre, quello vero, quello che non mi chiedeva mai il permesso, quello che abusava di me perché ero piccola, e non potevo ribellarmi. Non ebbi il tempo di elaborare, misi le mani sul petto di Evan e lo spinsi con tutta la forza, non ero molto forte, ma forse durante il sonno prendevo lezioni di box, perché Evan finì addosso la porta, facendo un rumore troppo forte.
-Eh che cavolo, Mel! La prossima volta dimmelo che non vuoi la lingua, non la uso, se non vuoi- disse alzandosi, dolorante.
-Oh mio Dio! Non volevo. Ti sei fatto male? – dissi accorrendo in suo aiuto.
-No, tranquilla, tra poco mi passa. Ti sei scordata chi sono? – rise piano.
-Scusa, non volevo. Solo che stavo pensando- Evan mi mise un dito davanti alla bocca. Annuì. Aveva capito, sapeva che problemi avevo con il passato.
-Grazie dell'invito Mel, rimarrò con piacere a dormire- disse facendo l'occhiolino.
-Io non ho invitato nessuno. Fuori! – dissi fintamente indignata. Evan mi prese di nuovo fra le braccia e mi trascinò sul letto, mi mise sotto le coperte e si affiancò a me.
-Buona notte, mia regina- disse dandomi un bacio sul naso.
-Buona notte, mio re- sorrisi e chiusi gli occhi, abbandonandomi alle braccia di Morfeo.
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The light bringer || Lucifer #wattys2018#
ParanormalTutto può cambiare, tutto può essere svelato, puoi credere di avere una vita assolutamente normale. In realtà la tua vita è tutto meno che normale, scoprirai te stessa, scoprirai il tuo destino, il tuo passato, scoprirai cose di te che non avresti m...