Capitolo 2

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Era il mio primo giorno di scuola a Weawerwood, ma sarei stata un emarginata sociale come nella scuola precedente, avrei pianto nel bagno degli inservienti a ricreazione come sempre, e avrei infilato due dita in gola anche non avendo mangiato come sempre, non sarebbe cambiato nulla.

Avevo messo dei jeans color terra di Siena, un maglione color crema (l'unico che avevo), degli stivaletti marroncini ed un cappotto sempre marroncino.

Salutai il signor Grey ed uscii di casa. La Weawerwood high school non era molto distante da casa, quindi decisi di farmela a piedi.

Come previsto non mi aveva notato nessuno, eccetto il professore di matematica, solo perché ha dovuto presentarmi. Nella ricreazione andai al mio armadietto per prendere la merenda, che tanto avrei vomitato, quindi la rimisi al suo posto e presi solo il libro di letteratura e quello di psicologia.

Stavo guardando a terra, come ogni volta quando cammino e urtai qualcuno, già immaginai il suo sguardo di fuoco e le minacce che avrebbe voluto lanciarmi, ma quando alzai il mio viso per guardarlo in faccia sorrise solo ed andò via.

Mi aveva sorriso. Qualcuno oltre il signor Grey mi aveva sorriso. Sapevo che era un banale sorriso, ma mai nessuno lo aveva fatto nella vecchia scuola, neanche i professori, mai un sorriso di cortesia.

Alla fine delle lezioni passai davanti alla biblioteca per vedere se era aperta. Ma no. Apriva solo la mattina fino alle 13.00 e il pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00. Quindi corsi a casa, preparai il pranzo e mi riposai un po' prima di dirigermi alla biblioteca con cui ancora dovevo fare conoscenza.

Alle 16.00 in punto uscii di casa e mi diressi in biblioteca.

Entrata lì dentro fui subito invasa dall'odore della carta, e da quella sensazione di benessere spirituale. Solo con i libri riuscivo ad essere me stessa, mi sentivo accettata dal mondo solo quando leggevo. Puoi essere chi vuoi quando leggi, t'immedesimi nel personaggio che hai scelto di voler essere e il mondo reale svanisce, e stai lì con la tua fantasia, ma stai così bene con te stesso che non t'importa di quanto soffri realmente, t'importa solo di vivere in quella storia, in quel momento, perché è la tua cura.

Andai verso uno scaffale in fondo al corridoio, erano libri di genere thriller e mistero, i miei preferiti. Scorrevo con gli occhi ogni singolo titolo, con le dita toccavo le copertine dei libri, dovevo trovare il libro giusto, non ero io che sceglievo il libro, mai, ma era lui che sceglieva me, sempre. Accadeva sempre per caso, trovavo un titolo di un libro che mi affascinava, leggevo la trama e lo compravo, o lo prendevo in prestito dalla biblioteca, come la maggior parte delle volte.

Stavo sfogliando un libro quando qualcuno me lo prese dalle mani.

-Anche a te piace questo genere?

Disse il ragazzo osservando il libro.

-Ehm...Si, i thriller sono i miei preferiti.

-Anche i miei.

Il ragazzo alzò lo sguardo e sorrise. Un sorriso familiare.

-Ma tu sei la ragazza di questa mattina.

-Oh, mi dispiace averti urtato, è che non guardo mai avanti quando cammino...

Il ragazzo sorrise. Di nuovo.

-Fa nulla. Sei nuova?

-Si.

-Ecco perché non sei ancora scappata.

-Scappata? Perché?

-Girano voci sul fatto che abbia ucciso mia madre. Evidentemente non ti sono ancora arrivate. Anche se credo di avertelo appena detto.

Si grattò la nuca.

-E queste voci sono vere?

Chiesi incuriosita.

-E se ti dicessi di sì.

-E se ti dicessi che ho ucciso tutta la mia famiglia.

Mi resi conto del grosso sbaglio che avevo fatto nel rivelare la mia colpa quando vidi lo sguardo impaurito del ragazzo.

-Scusa devo andare.

Presi il libro dalle sue mani ed andai via.

-Aspetta-mi afferrò il polso-è vero?

Non sapevo cosa dirgli, era l'unica persona oltre alla mia famiglia adottiva e la mia defunta famiglia che aveva avuto la decenza di rivolgermi la parola, o almeno di instaurare un discorso con me. Forse avrei potuto parlargliene, forse gli sarei sembrata pazza, ma almeno avrei avuto la consapevolezza di aver provato ad avere un amico.

-Sarai tu a scappare dopo aver sentito la mia storia.

Lo presi per un braccio e lo portai fuori dalla biblioteca. Ci sedemmo in un angolo isolato del parco e gli raccontai la storia dell'incendio e della mia poca discrezione nell'essere felice della loro morte. Gli raccontai dei vari stupri da parte di mio padre e di mio fratello, della mia infanzia infelice, e dell'essere un'emarginata sociale da quando avevo 5 anni.

Lui ascoltò tutto con molto interesse, senza essere stupito, nemmeno quando gli dissi che un giorno mio padre e mio fratello mi stuprarono contemporaneamente. Alla fine del mio racconto sospirò.

-Ora capisco perché hai incendiato quella casa, tuo padre era un fottuto bastardo che si divertiva a stuprare una povera bambina di quattro anni. Cioè quattro cazzo di anni. E tua sorella che ti picchiava se non ti facevi stuprare? Sono sconvolto- aveva paura, era sconvolto, se ne sarebbe andato presto, avrebbe detto la mia storia all'intera scuola, ed io avrei tentato il suicidio per l'umiliazione che avrei provato-ma ti capisco.

-Mi capisci?

-Siamo molto simili io e te.

Il ragazzo mi sorrise, si alzò e andò via.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora