Capitolo 16

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Il ragazzo mi guardò in modo strano per tutta la lezione. Avendo anche lui dei tagli sul polso mi considerava comunque strana. Non potevo essere più strana di lui, c'era una bella differenza, cavolo!

Durante l'intervallo mi diressi verso gli armadietti seguita da Kyle. Presi i soldi e chiusi l'armadietto, dirigendomi poi verso le macchinette per prendere una bottiglietta d'acqua.

-Non mangi? – chiese il ragazzo, diventato ormai la mia ombra.

-No, non mangio- risposi secca.

-Perché?

-Mi spieghi cosa vuoi dalla mia vita? – chiesi frustrata.

-Voglio solo sapere cosa c'è che non va in te.

-In me non c'è nulla che non vada, forse sei tu quello con qualche problema al cervello- dissi dirigendomi in classe.

-Lo so. Ma anche in te c'è qualcosa che non va, altrimenti non ti taglieresti.

-Già ti ho detto perché l'ho fatto e non si ripeterà più.

-Dicono tutti così. Quand'è che hai ripetuto questa frase? – abbassai lo sguardo. Aveva ragione, dicevo che non sarei mai più tornata a tagliarmi, ma sentivo sempre un richiamo che mi diceva di farlo, di sentire quella lama fredda logorarmi la pelle e godere nella visione del sangue. Ammisi a me stessa di avere qualche problema mentale, forse ero psicopatica e ancora nessuno se n'era accorto.

-Lo sapevo. Diciamo tutti che non torneremmo a farlo ma poi ricominciamo, è come una droga.

-Si, ma io voglio smettere sul serio, ho trovato finalmente qualcuno che mi ama per come sono, è una persona che tiene a me, mi protegge e per cui vale la pena vivere.

-Non ci credo, a quelli come noi non si avvicinano neanche. Hanno paura Mel, hanno paura che facciamo lo stesso a loro, è per questo che ci nascondiamo, è per questo che non ci facciamo notare da nessuno. Dimmi che non ho ragione? – disse Kyle guardandomi negli occhi. Lo fissai a lungo, notai i suoi occhi cambiare stranamente colore, da chiari divennero sempre più scuri fino a diventare neri. Rabbrividii.

-Io non credo che tu abbia ragione. Io credo che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Non abbiamo una qualche malattia Kyle, siamo persone normali, non abbiamo disturbi mentali, abbiamo solo bisogno di sfogarci e ci tagliamo, semplicemente. Non c'è niente di strano, nulla che non vada- il ragazzo roteò gli occhi sbattendo poi le mani sulle sue cosce.

-Forse hai ragione, ma non su tutto. Secondo me abbiamo un disturbo mentale.

-Può anche darsi, ma non è di certo una cosa grave. Almeno non nel mio caso, vedi- dissi mostrandogli il mio taglio –non è così profondo- sorrisi.

-Certo, solo perché non hai avuto coraggio.

-Non è stato per quello. Mi sono saputa controllare- mentii, se non fosse arrivato Evan avrei continuato fino a ritrovarmi in una stanza di ospedale con una flebo infilata nel braccio e il corpo bianco a tratti violaceo.

-Puoi mentire a me, ma non a te stessa, sei ancora dell'idea di morire? – chiese tirando fuori dal suo zaino due lame di metallo affilatissime. Non riuscivo a capire cosa quel ragazzo volesse da me, insomma, era la prima volta che mi rivolgeva la parola, non lo aveva mai fatto prima, di punto in bianco si siede vicino a me e mi chiede se voglio morire con lui. Perché? Non feci in tempo né a rifiutare né ad accattare che la porta della classe, precedentemente chiusa da Kyle, venne aperta di scatto.

-Ora basta! – disse Evan prendendomi per un braccio, senza neanche fare caso a Kyle –Cosa stavi per fare? – chiese Evan incazzato, ma soprattutto preoccupato.

-Non stavo per fare nulla, avrei rifiutato- gridai in risposta.

-E tu cosa ti metti a proporre?! – chiese Evan, ma quando si voltò verso Kyle i suoi occhi si spalancarono –Azrael! – esclamò Evan, quasi impaurito.

-L'angelo della morte? Che ti sei bevuto Evan, lui è Kyle- dissi confusa. Kyle fece un sorriso beffardo.

-Andiamo via- disse Evan trascinandomi per un braccio.

-Ma mancano ancora tre ore.

-Non m'importa, ce ne andiamo- prese il mio zaino, poi andò nella sua classe e prese il suo.

-Evan, non possiamo- dissi puntando i piedi.

-Invece sì.

-Non ce lo permetteranno mai.

-Ce l'hanno già permesso Mel, ora non fare la bambina e seguimi.

Evan era strano, per tutto il tragitto fino a casa sua si tormentò le mani chiedendosi cosa avesse sbagliato, ogni tanto cacciava degli urli sovrumani, facendomi rabbrividire. Mi fece poggiare le mie cose nel salotto vicino all'attaccapanni per poi farmi segno di andare di sopra, in camera sua.

Esitai prima di entrare, sentendolo parlare.

-Cosa vuole Azrael da Melanie? Cosa ha fatto di sbagliato? – aspettò qualche secondo poi ricominciò a parlare –Non c'entra nulla il fatto che ha pensato per pochi secondi di uccidersi. Non è ancora la sua ora. Porca puttana! – urlò Evan facendo tremare il pavimento. Com'era possibile? Bussai alla porta. Sentii un "avanti" timoroso da parte di Evan.

-Hai sentito qualcosa? – chiese Evan.

-No, nulla- mentii.

-Okay. Non voglio che tu muoia, non fartelo passare neanche per la mente, capito? Non ti deve sfiorare neanche il pensiero e quel Kyle non mi piace per niente, vedi di non parlarci più. Sono stato abbastanza chiaro? – disse severo.

-Chiaro come l'acqua- mi misi sull'attenti, scherzosamente.

Evan mi prese tra le sue braccia, sussultai per la sorpresa, mi accarezzò i capelli e diede un bacio su di essi. Mi fece voltare, in modo che potessi guardarlo negli occhi.

-Ti amo, Mel, non voglio che ti accada nulla di male. Ti proteggerò fino alla mia morte se necessario- disse stringendomi più forte, mi mancava quasi l'aria, ma non ci pensai molto, aveva appena detto di amarmi.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora